Iole Maria Spinelli

Leonardo Divisione Velivoli, Chief Engineering dei Nuovi Sviluppi del velivolo regionale ATR

07/06/2024

Gentile Iole, si è laureata in Ingegneria Aerospaziale alla Federico II di Napoli, com’è giunta a questa scelta? E’ sempre stata portata per le materie STEM fin da piccola? Cosa sognava di fare “da grande”?

Sempre stata portata per le materie scientifiche, da bambina giocavo a mente con i numeri, cercavo relazioni per fare calcoli velocemente. In terza media, un appassionato professore di matematica mi tirò fuori dall’anonimato scolastico e mi trascinò alle olimpiadi di matematica, dove raggiunsi un piazzamento inatteso. Amavo però anche tanto i libri, la letteratura, la storia, lo sport (la pallacanestro, la mia passione, il nuoto). La scelta della facoltà di Ingegneria e dell’indirizzo Aeronautico/Aerospaziale venne fuori durante la guerra del Golfo che scoppiò mentre frequentavo il terzo anno di liceo scientifico. La consolidai dopo un deludente esame di maturità: volevo una facoltà “tosta” per rivalsa e perché avevo fiducia che, superata questa, sarei stata capace di affrontare le difficoltà cui andava incontro l’umanità.

La scuola le ha fornito un orientamento in questo senso? La sua famiglia l’ha sostenuta nella scelta?

Devo dire che la scuola orientava poco a quei tempi, quindi ognuno a briglia sciolta si indirizzava alla meglio. Tanti gli abbandoni, tanti gli anni di parcheggio in facoltà che non erano quelle giuste. Sono in contatto con tutti i compagni di liceo e posso dire di essere una dei pochi (tra ragazzi e ragazze) che si è laureata e che lavora nell’ambito per il quale ha studiato.
La mia famiglia non si è opposta alla scelta. Ha appoggiato anche le mie sorelle per Geologia ed Architettura. Tutte e tre con passione ci siamo laureate col massimo dei voti. Cosi come ha compreso la scelta di mio fratello di non proseguire dopo il diploma. Oggi mi sento di dire, a 50 anni, che vorrei prendere altre 10 lauree: non sono sazia del mio sapere.

Dopo la laurea è entrata in Alenia Aeronautica. Oggi è nella Divisione Velivoli del Gruppo Leonardo. Ci può descrivere il suo percorso professionale e di cosa si occupa? Ha qualche progetto per il futuro?

Di fatto non ho mai lasciato l’azienda dove ho iniziato più di 23 anni fa e nella quale avevo messo piede già un anno prima facendo una tesi sperimentale su nuovi materiali in studio in aeronautica ed il loro comportamento in campo vibro-acustico. Dopo la laurea sono volata negli USA per prendere dimestichezza con l’inglese, lingua a me ostica ed ho fatto tanti colloqui per attività fuori Napoli. Fu il mio professore di tesi a consigliarmi di confermare la proposta di Alenia. Sono stati anni intensissimi e pieni di soddisfazione, prima come Progettista di Sistemi di Atterraggio, Idraulici, con la costante partecipazione a progetti aziendali trasversali, poi scelta come Chief Engineer di un velivolo da trasporto acquistato dagli USA per l’Afghanistan, ruolo che ho interrotto dopo 3 anni per maternità.
Dal rientro invece mi sono dedicata al progetto di nuovi velivoli da trasporto passeggeri, alla ricerca di soluzioni sostenibili, oggi è in studio ed io ne sono responsabile una versione a propulsione ibrida del velivolo regionale più venduto al mondo che mi porta frequentemente in Francia, dove ha sede il Consorzio ATR ed Airbus che è nostro partner nel programma.
A questo affianco, fuori dall’orario di ufficio, un volontariato come insegnante di materie scientifiche, matematica e fisica prevalentemente: chiunque ne abbia bisogno, mi trova disponibile a lezioni di recupero dedicate. Provo a trasmettere concetti che sono tanto astratti quanto applicati ogni giorno. E’ sempre una gioia sentire un “ah, ho finalmente capito!”

Nel suo percorso di studi o nella sua carriera, ha incontrato difficoltà in quanto donna?

Lo confesso: no! Ma ho lavorato sempre molto intensamente. Sono stata circondata da colleghi che a volte si stupivano dei miei interventi, delle mie capacità “non attesi da una donna”, sono stata spesso “messa alla prova”, ma nessuno mi ha ostacolato. Sono stata sempre “cercata” dai responsabili e di occasioni ne ho avute tante. Con l’arrivo delle gemelle ho deciso però di ridurre il carico e questo mi ha aiutato a mettere tanto impegno nel lavoro quanto nell’essere madre ed è stato importantissimo per il mio equilibrio. Da un anno e mezzo sono tornata a tempo pieno, anzi pienissimo ma con lo smart working ed un po’ di flessibilità si riesce a bilanciare lavoro e famiglia. Sono soddisfatta.

Secondo lei, nel nostro Paese esistono ancora barriere che impediscono alle ragazze di avvicinarsi agli studi STEM o alle giovani donne di fare carriera in queste professioni? Cosa si potrebbe fare per migliorare le cose?

Credevo sinceramente che le barriere non esistessero, ma nel mio ruolo di Role Model sono entrata nelle scuole medie e superiori e mi sono dovuta ricredere. Il contesto familiare e culturale è decisivo nell’orientamento, verso gli studi STEM e verso lo studio in generale. Questa svolta può avvenire col prezioso supporto di insegnanti, di progetti scolastici, ma anche con una riforma della scuola che consenta ai ragazzi di conoscere maggiormente i diversi contesti lavorativi. Nelle scuole del mio territorio, ad esempio, nessuno sa che la Campania è un’eccellenza nell’aeronautica e che qui progettiamo e costruiamo gli aerei più grandi e più avanzati al mondo. La scuola per lo sviluppo dell’essere umano e per lo sviluppo delle conoscenze che aprono gli orizzonti.

C’è qualche consiglio che può dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada ma hanno ancora incertezze e timori?

Studiare, impegnarsi con passione, rimanendo però se stesse, non provare ad uniformarsi ad uno stereotipo di comportamento in un ambiente a prevalenza maschile. La nostra ricchezza sta anche in un approccio diverso ai problemi, al lavoro, alle relazioni e questa diversità va alimentata, non limitata.