Adriana Albini

Luminare della ricerca sui tumori, è tra le 100 donne più influenti scelte dalla BBC.

Docente di Patologia Generale all’Università Milano-Bicocca, Direttore del laboratorio di biologia vascolare dell’Irccs MultiMedica e direttore scientifico della Fondazione MultiMedica onlus.

Professoressa Albini, oltre ad avere due figli e l’hobby della scherma, ha un lungo curriculum scientifico ed è tra le “cento donne più influenti al mondo della Bbc”, l’unica italiana nella prestigiosa lista. Ci può raccontare come è arrivata a questo prestigioso traguardo?

Ho iniziato fin dal liceo a interessarmi alla ricerca scientifica. D’estate leggevo libri di testo di chimica e fisica…tra una nuotata e l’altra al lido di Venezia.
Mia mamma era professoressa di matematica e mio papà un grecista di fama internazionale. Entrambi hanno creduto nelle mie potenzialità e nell’assecondare le attitudini.
Fu proprio mio padre che mi incoraggiò allo studio della chimica, nonostante la mia passione anche per la scrittura.
Mia madre mi consigliò di accettare l’incarico in Germania all’Istituto Max-Planck di Biochimica dopo la laurea e a partire a 25 anni, nonostante ciò comportasse il mio allontanarmi da casa e dal paese.
Da allora ho sempre lavorato e studiato molte ore al giorno e nei week-end, ho accettato la sfida di andare in America dopo la Germania, all’Istituto della sanità americana. Devo molto anche a Leonardo Santi, allora direttore di uno dei primi istituti di ricerca oncologica Italiana, l’IRCCS di Genova, che a 32 anni, grazie alle pubblicazioni, mi affidò la responsabilità di un piccolo gruppo di ricerca che poi crebbe rapidamente in produttività. Ho avuto l’opportunità e l’entusiasmo di collaborare con un gran numero di colleghi in Italia e nel mondo.

Cosa l’ha portata a scegliere un corso di studi STEM e poi ad entrare nel campo della ricerca?

Ho sempre avuto curiosità per i principi della fisica e amore per la bellezza della chimica. Quando sono entrata a chimica pura come donne eravamo una minoranza. Uno dei professori mi disse che noi donne stiamo meglio in cucina che in un laboratorio di sintesi organica. Però ho anche trovato due eccellenti mentor che mi hanno guidato nella tesi a creare una molecola nuova con le mie mani…una grande emozione, per quanto passata da un paio di esplosioni e un piccolo incendio…
Poi sono passata a studiare le molecole biologiche, del corpo umano. E ho imparato a non fare troppi disastri.
Ho fatto ricerca da subito e rimane, assieme alla famiglia, il grande amore di una vita.

Abbiamo letto che si batte per la parità nel mondo della ricerca, a suo parere l’Italia sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne agli studi STEM? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?

Ho iniziato a battermi per la parità nella ricerca e per le carriere e la leadership femminile, aderendo all’associazione americana “Women in Cancer Research” negli USA ed entrando a far parte del direttivo.
WICR organizza corsi di formazione intitolati “Women in Cancer Research Leadership Development Workshop”, ovvero formano alla leadership. Un tema importante per consentire alle donne di farsi strada mettendo a frutto capacità e merito.
E' importante riflettere sul fatto che per noi donne è tutto spesso più difficile, la carriera meno scontata, e questo è vero non solo in Italia, ma in tutto il mondo.
Il mondo scientifico italiano sta cambiando troppo lentamente dal punto di vista dell’inclusività delle donne nelle “stanze dei bottoni”, dove secondo me starebbero molto più attente a schiacciare quelli giusti. E’ richiesto l'impegno e la consapevolezza della società per valutare il merito al di là delle discriminazioni di genere.
Per il supporto alle donne nell’imprenditoria e negli studi e professioni STEM altre associazioni di cui fanno parte svolgono un ruolo strategico, voglio pertanto citare EWMD (European Women Management e Development) e ITWIIN (Associazione Italiana Donne Inventrici e Innovatrici).
Anche per questo ho avuto voglia un giorno di mettere insieme altre donne ricercatrici, brave, alcune non abbastanza visibili, nel club delle scienziate “Top Woman Italian Scientists (TIWS)”; incontrarle è stato un momento di pura felicità per il quale sono grata all’Osservatorio Onda.
Con il quale abbiamo tra l’altro organizzato un bel simposio con Steamiamoci, con un panel di donne scienziate e tecnologhe di alto profilo e posizioni di Leader in accademia o industria.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?

Consiglio loro di seguire le loro aspirazioni e di studiare appassionatamente, senza paura.
Di contribuire col loro impegno a intraprendere una strada verso una vera parità STEM fatta di riconoscimenti e successi.