Anna Scarsi

PhD student in Nanobiointeractions & Nanodiagnostics all’Istituto Italiano di Tecnologia

Anna sei molto giovane, ma sei già ricercatrice all’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, e mi pare di aver capito dal tuo profilo che studi le interazioni tra sistemi biologici e nanomateriali, ci puoi raccontare brevemente di cosa si tratta?

Attualmente sto frequntando il secondo anno di dottorato in un gruppo di ricerca di IIT focalizzato sullo studio di kit per la diagnostica point-of-care, in particolare test portatili che possano essere acquistati a basso costo ed eseguiti facilmente da chiunque, anche a casa. L’obiettivo del nostro lavoro è sviluppare dei dispositivi colorimetrici che siano in grado di rilevare la presenza, in fluidi biologici come la saliva o il sangue, di vari biomarcatori propri di particolari condizioni, eventualmente anche patologiche. Classici esempi sono i test di gravidanza o i test antigenici o sierologici per COVID-19, che abbiamo tutti imparato a conoscere. Il principio di funzionamento dei test che studiamo è basato sull’utilizzo di nanoparticelle metalliche, per esempio nanoparticelle di oro, che possiedono determinate caratteristiche che permettono la rilevazione ad occhio nudo del biomarcatore di interesse, tramite la comparsa di una linea colorata sul dispositivo.

Ti sei laureata in Chimica e tecnologia farmaceutiche con 110 e lode, cosa ti ha portato a scegliere questo percorso di studi? Quando eri piccola, cosa sognavi di fare da grande? Sei sempre stata portata per le materie STEM?

A me è sempre piaciuto studiare ed imparare cose nuove. A scuola avevo bei voti in tutte le materie e non ho mai avuto un’idea fissa su cosa voler fare da grande. Mi piace sognare e fantasticare (anche oggi) e mi sono immaginata più volte scrittrice, cantante o architetto. Tuttavia le ore di scienze erano le mie preferite, soprattutto alle superiori. Biologia, chimica, ma anche scienze della terra, erano per me materie concrete, le sentivo vicine e le studiavo senza difficoltà e con entusiasmo. Mi affascinava scoprire come funzionasse la realtà intorno a me e sentivo il desiderio di approfondire queste conoscenze. Così, al momento di decidere quale corso di studi intraprendere, mi sono iscritta a vari test di facoltà scientifiche, tra cui CTF. In realtà la mia “prima scelta” universitaria era medicina: ho tentato il test due volte e l’ho fallito entrambe. Ma con il senno di poi è stato meglio così, ero già iscritta a CTF e mi piaceva molto! Inoltre l’idea di fare ricerca mi era già entrata in testa dai primi anni di università e, da questo punto di vista, penso che CTF sia un ottimo corso di studi per intraprendere il percorso di ricercatore, poichè è molto versatile e dà un background di conoscenze molto ampio, che può essere speso in vari ambiti. Oggi sono più che soddisfatta della scelta che ho fatto!

Ricordi il momento dell’orientamento scolastico? Tutte le ricerche ci dicono che ancora oggi, in misura maggiore all’uscita delle medie ma anche alle superiori, purtroppo le ragazze vengono quasi “automaticamente” indirizzate verso studi umanistici e i ragazzi a quelli scientifici. Per te e le tue compagne come è stato?

In terza media i professori ci avevano proposto quello che secondo loro sarebbe stato il percorso di studi più idoneo per ognuno di noi. A me era stato detto che avrei potuto frequentare qualsiasi tipo di liceo. Come ho già detto, mi piacevano tante materie diverse e ricordo che in quel periodo ero entrata un po’ in crisi riguardo alla scuola superiore da scegliere. Avevo considerato il liceo linguistico, il liceo artistico, ma le scienze mi attiravano di più già all’epoca, così avevo manifestato l’interesse di iscrivermi al liceo scientifico opzione scienze applicate. I miei professori non erano d’accordo, secondo loro avrei dovuto iscrivermi al liceo classico, o almeno al liceo scientifico tradizionale, perchè non avrei assolutamente potuto frequentare una scuola senza il latino. E così è stato, mi sono iscritta al liceo scientifico tradizionale. Oggi non rimpiango quella scelta, ma del latino ricordo forse la prima declinazione.
In base alla mia esperienza, mi sento di dire che i miei professori spingessero per il liceo classico non tanto perchè ero una ragazza, quanto perchè ero brava e sarei stata “sprecata” in una scuola diversa. Tuttavia sono stata l’unica della mia classe ad iscrivermi al liceo scientifico, qualche altra ragazza si è iscritta al tecnico biotecnologico, ma la maggior parte ha poi frequentato scuole meno scientifiche.
Per quanto riguarda la scelta dell’università, molte altre ragazze della mia classe del liceo hanno scelto corsi di studio scientifici, ma perlopiù ingnegneria. Io sono stata l’unica (anche tra i maschi) ad intraprendere il ramo chimico.

Nel tuo percorso di studi o lavorativo, hai mai incontrato difficoltà in quanto donna?

A dire la verità non mi è mai capitato, ma mi rendo conto di essere stata fortunata. Non escludo che potrò incontrare difficoltà nella mia carriera futura, adesso sono solo all’inizio. Però sono fiduciosa, perchè, per quella che è la mia personale esperienza, le donne la fanno da padrone nel mio campo. All’università su 50 persone avevamo 6 maschi. Situazione simile a farmacia, corso “cugino” di CTF, ma anche a biotecnologie. Così come il personale docente di queste facoltà era a maggioranza femminile. Al contrario, ho tra i miei amici più ragazzi laureati in lettere, lingue, storia, rispetto alle ragazze. Adesso, nel mio gruppo di ricerca, siamo una ventina di persone, di cui 4 maschi.
Mi rendo conto che non vale come statistica, ma qualcosa piano piano sta cambiando. Quello che rimane sempre uguale è invece la maggiore presenza di uomini nei ruoli “di potere”: su questo c’è ancora da lavorare.

Tra le altre cose, sei anche animatrice scientifica presso il Festival della Scienza di Genova che dedica tanti eventi alle scuole, quindi immagino avrai occasione di parlare con le ragazze. Come le incoraggi ad intraprendere studi scientifici? Quale consiglio ti sente di dare alle ragazze che ci stanno leggendo in questo momento e che amano le materie STEM ma temono di non farcela o di dover poi affrontare una vita di rinunce.

Ho lavorato come animatrice scientifica al Festival della Scienza per due edizioni. È un’esperienza che voglio ripetere e che mi è rimasta nel cuore, la consiglio a tutti gli appassionati di scienza. Ricordo il commento che ci aveva lasciato una bambina sul quadernetto dei saluti alla conclusione del laboratorio: “È stato bellissimo conoscere questo mondo con due ragazze. Io do 10 stelle”.
Le scienze non fanno preferenze di genere, i cervelli sono tutti uguali (è dimostrato scientificamente!). Credo che ognuno di noi debba poter studiare ciò che preferisce e che lo fa stare bene, senza porsi altri vincoli. Il consiglio che do è scegliere con la propria testa, ascoltando anche i consigli, ma sapendo riconoscere quali vengono dati a fin di bene e quali no e, alla fine, decidere in autonomia, perchè solo noi sappiamo fino in fondo cosa vogliamo veramente. Se una ragazza è affascinata dalle materie STEM, deve essere libera di poterle studiare ed approfondire. Troverà sicuramente delle difficoltà, ma le verranno forniti tutti gli strumenti per superarle e avrà di sicuro una vita piena di soddisfazioni, come dovrebbe essere per tutti.