Arianna Soldati

VULCANOLOGA, NATIONAL GEOGRAPHIC YOUNG EXPLORER 2015, RICERCATRICE E HUMBOLDT FELLOW PRESSO L’UNIVERSITÀ LMU DI MONACO

Cosa l’ha portata a laurearsi in Geologia e poi al dottorato di ricerca presso l’Università del Missouri?

Ho sempre desiderato divenire vulcanologa, e la laurea in Geologia è il primo passo del percorso per raggiungere questo obiettivo. Che il dottorato di ricerca fosse il secondo l’ho consapevolizzato tardi, durante il corso di laurea specialistica: non è una carriera comune, e scoprire come perseguirla ha richiesto tempo. La scelta dell’Università del Missouri come Alma Mater è stata dettata da un’opportunità: era aperta una posizione che mi avrebbe permesso di studiare colate laviche attive – esattamente ciò che sognavo!

Quando era piccola cosa sognava di fare da grande? E’ sempre stata portata per le materie STEM?

La vulcanologa! Il mio è uno di quei casi in cui il primo sogno lavorativo diviene una vera carriera. Sono sempre stata portata per le STEM: da sempre curiosissima, gli studi scientifici sono stati uno sbocco naturale per la mia mente inquisitiva.

La scuola le ha fornito un orientamento in questo senso? La sua famiglia l’ha sostenuta nella scelta?

A scuola ho sempre avuto professori di scienze eccezionali – e al quinto anno di liceo una professoressa laureata lei stessa in Geologia! Ma la mia passione per la vulcanologia è ben antecedente alla scuola. Quando la scuola ha proposto sessioni di orientamento la mia scelta era già cristallizzata da tempo. La mia famiglia mi ha sempre appoggiata pienamente in questa scelta, incoraggiandomi a seguire la mia passione, e questo è stato importantissimo per me.

Ci sono barriere secondo lei che generano discriminazione nei confronti delle donne che vogliono entrare o avanzare nelle carriere scientifiche? Nel suo percorso lavorativo, ha mai incontrato difficoltà?

Purtroppo sì. Innanzi tutto la scarsa rappresentazione, e conseguente scarsità di role models – non solo per le donne che non ritrovano se stesse guardando alle posizioni di carriera più avanzate, ma anche per gli uomini che hanno raramente l’opportunità di lavorare con colleghe donne e di apprezzarne la professionalità in prima persona. Senz’altro io mi sono trovata ad affrontare questa situazione in Geologia, una professione ancora tradizionalmente maschile. Ma ho cercato di cogliere l’opportunità di essere io la prima donna del gruppo, e di normalizzare la presenza femminile innanzittutto nel mio laboratorio e, per quanto possible, nella mia disciplina.

A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne agli studi STEM? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?

Le giovani donne sono già molto orientate a studiare materie STEM – il problema è che l’ambiente è spesso ostile, percio’ molte scelgono di non rimanervici. E’ questo che va cambiato se vogliamo ci siano più donne che esercitino professioni scientifiche. Ad oggi ce ne sono – ma attenzione, sono quasi tutte un particolare tipo di donna: assertiva, determinata, sicura di se’, resiliente. E per quanto questi siano tratti caratteriali positivi, avere questo tipo di personalità non dovrebbe essere un prerequisito per fare carriera nelle scienze (ne’ altrove).

Lei è da poco anche role model del Barbie Dream Gap Project Mattel 2019, quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?

Siate voi le apripista! Se non avete role models nel vostro campo, siatelo voi per le colleghe più giovani. E non fate compromessi: siate scienziate ed esprimete la vostra femminilità come meglio credete. Non è compito vostro farlo accettare alla società, è compito della società stare al passo con voi, comunque voi siate.