Barbara Mazzolai

Direttrice del Centro di Micro-BioRobotica (CMBR) dell'Istituto Italiano di Tecnologia.

Nel 2010 Barbara Mazzolai vince il premio “Marisa Bellisario”, per l’attività scientifica e di gestione del progetto “DustBot”, che prevedeva lo sviluppo di una rete di robot autonomi per il miglioramento dell’igiene urbana.

Nel 2012 è coordinatore di un progetto cofinanziato dalla Commissione Europea denominato “Plantoid”, il primo robot al mondo ispirato alle radici delle piante per l’esplorazione di ambienti non strutturati.

Nel 2013 riceve la Medaglia del Senato della Repubblica italiana e nel 2015 il premio internazionale Genova: una donna fuori dal coro per le sue ricerche nel campo della robotica bioispirata. Sempre nel 2015 è nominata da RoboHub tra le 25 donne più influenti nel settore della robotica. Da gennaio a luglio 2017 è stata Visiting Faculty presso Aerial Robotics Lab, Department of Aeronautics, dell’Imperial College di Londra.

Barbara Mazzolai è una delle 100 ricercatrici invitate a far parte del progetto “100 Donne per la Scienza” – http://www.100esperte.it/ – sponsorizzato dalla fondazione Bracco.

Ci può spiegare a grandi linee di cosa si occupa?

Le mie attività di ricerca sono nel campo della biomimetica e della robotica bioispirata. L’obiettivo è quello di studiare la Natura per tradurre i suoi principi in specifiche tecniche per lo sviluppo di nuovi robot e tecnologie al servizio dell’uomo.

Quando era piccola, cosa sognava di fare da grande?

Da piccola ero affascinata dagli animali. Mi piaceva osservarli, stare a contatto con loro e andare nel bosco insieme a mio padre, che mi ha trasmesso la passione e il rispetto per la Natura. Non avevo idea di cosa volesse dire fare ricerca, ma fin da bambina ho coltivato questo desiderio di conoscere il funzionamento di altre forme di vita e l’interesse verso la biologia in senso lato.

Come è arrivata alla laurea in Scienze Biologiche e al dottorato di ricerca in Ingegneria dei Microsistemi? Qual è stato il suo percorso di studi?

Dando seguito alle mie passioni, la scelta universitaria è ricaduta su Scienze Biologiche, con indirizzo in biologia marina. Ho svolto la tesi di laurea presso l’Istituto di Biofisica del CNR di Pisa, occupandomi di tematiche ambientali e studiando l’impatto di metalli pesanti, come il mercurio, sulla salute dell’uomo e sugli ecosistemi. Questo passo ha rappresentato l’inizio di un percorso multidisciplinare, che ha caratterizzato la mia formazione e il mio lavoro di scienziata. Sono arrivata al mondo dell’ingegneria dalla biofisica vincendo una borsa per partecipare ad un Master Internazionale sulla gestione ambientale organizzato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Paolo Dario, professore ordinario in Ingegneria Industriale del Sant’Anna, mi selezionò per attivare una nuova area di ricerca nel campo delle tecnologie, quali robot e sensori, per il monitoraggio ambientale. Il Dottorato in Ingegneria dei Microsistemi presso l’Università Tor Vergata di Roma ha rappresentato un passo formativo importante per approfondire le mie conoscenze nel settore ingegneristico. L’avvento della robotica bioispirata mi ha consentito di unire discipline apparentemente lontane tra loro, come la biologia e l’ingegneria.

E’ sempre stata portata per le materie STEM? Quando è nata questa sua passione?

Sono sempre stata portata per le materie STEM, che mi hanno affascinato e stimolato ad affrontare discipline diverse fin da molto giovane.

La scuola le ha fornito un orientamento in questo senso? Le è stato utile l’orientamento che ha ricevuto?

Non ho ricevuto un orientamento specifico dalla scuola in tal senso. Ciò che credo sia stato utile per la mia scelta verso materie STEM è stato l’incontro a scuola con docenti in materie scientifiche preparati e molto motivati. Hanno avuto un ruolo nelle mie scelte future anche programmi scientifici trasmessi in TV che seguivo da piccola, come Quark condotto da Piero Angela (non perdevo una trasmissione al rientro da scuola) e documentari sulla vita degli organismi che popolano il nostro Pianeta.

La sua famiglia l’ha sostenuta nella scelta?

La mia famiglia mi ha sostenuta nelle scelte compiute sia a livello di formazione scolastica sia universitaria. I miei genitori mi hanno incoraggiata anche nei momenti di difficoltà (non pochi durante il percorso formativo), dovuti alla scelta di svolgere attività di ricerca in ambiti disciplinari diversi. Ciò ha significato una continua dedizione e approfondimento di materie diverse da quelle biologiche, così come sacrificio, umiltà e apertura mentale necessari a saper accogliere nuove tematiche e comprendere linguacci scientifici diversi dal proprio.

Nel suo percorso di studi o nel mondo del lavoro, ha mai incontrato difficoltà in quanto donna? Ricorda qualche episodio in particolare?

Non ricordo episodi particolari in cui ho incontrato difficoltà in quanto donna. Sicuramente l’essere donna richiede maggiore determinazione e, a volte, autorevolezza per far giungere e ascoltare la propria voce. Tuttavia, questa maggiore difficoltà di affermazione può rappresentare un valore aggiunto nella formazione del carattere e nel definire più chiaramente gli obiettivi da raggiungere.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?

L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di perseguire le proprie passioni con determinazione. Questo è il motore che spinge a superare le avversità e difficoltà che naturalmente si incontreranno durante il percorso formativo/lavorativo. Non esistono materie per uomini o per donne. Esiste soltanto ciò che amiamo, ci provoca emozioni e curiosità, desiderio di conoscenza e nuovo sapere.