Ha collaborato con molte università e istituti di ricerca internazionali tra cui il MIT, la Cornell University, il Weizmann Institute of Science e la LMU in Germania, dove è attualmente visiting professor. Nel 2017 è stata nominata tra le “100 esperte”, le migliori scienziate in Italia. Nel 2018 è stata co-fondatrice dello spin-off e startup Complexdata.
Premio ITWIIN 2020: “Alta formazione”
Per l’eccellenza dei risultati delle sue ricerche volte all’utilizzo della intelligenza artificiale nella prevenzione dei tumori.
Ci può raccontare in poche parole qual è stato il suo percorso di studi e di cosa si occupa?
Ho fatto studi di biomedicina e dopo una prima partenza studiando il cervello mi sono spostata a studiare i tumori studiando le loro caratteristiche che sono legate alla migrazione e formazione di metastasi. In particolare sono almeno 10 anni che unisco esperimenti e analisi computazionali con artificial intelligence per studiare la plasticità tumorale in particolare nel melanoma argomento che è legato alla possibilità dei tumori di dare metastasi.
Quando era piccola cosa sognava di fare da grande? Cosa l’ha portata poi a scegliere un corso di studi STEM?
Quando ero piccola ero una bambina silenziosa che leggeva tantissimo sognava di viaggiare e conoscere nuovi mondi. Ho deciso di intraprendere un percorso STEM perchè ero curiosa di capire come funzionava il corpo umano. Ho fatto il liceo classico Berchet a Milano e l’incontro con grandi professori mi ha sicuramente aiutato. In particolare mi ricordo la Prof. Ciccolini che insegnava al ginnasio italiano, latino e greco e ci portava a teatro la sera o ci faceva delle lezioni bellissime di letteratura. Sembra distante da quello che ho studiato dopo ma in realtà ha stimolato credo la mia grande curiosità e mi ha dato l’idea che potevo anche io studiare per colmare le mie lacune. La mia famiglia ha voluto fortemente che tutti noi figli facessimo il liceo classico con l’idea che ci avrebbe aiutato a ragionare e credo che sia stato molto importante. A parte questa esplicita richiesta di intraprendere un liceo classico i miei genitori mi hanno sempre lasciato libera nelle mie scelte e appoggiato.
Ci sono barriere secondo lei che generano discriminazione nei confronti delle donne che vogliono entrare o avanzare nelle carriere scientifiche? Nel suo percorso lavorativo, ha mai incontrato difficoltà?
Ci sono barriere che dipendono dalla società e in parte da noi stesse a mo avviso. La società non aiuta le donne a posizionarsi in un mondo costruito dai maschi. Noi stesse ci sentiamo deboli e insicure in questo mondo e non facciamo molto gruppo con altre donne cosa che invece aiuta gli uomini che fanno gruppo tra loro. Le mie difficoltà sono state moltissime da conciliare la mia professione e la mia vita di mamma, essere accettata come persona pensante e indipendente e non semplicemente una pedina non è stato e non è ancora oggi semplice. Il momento più difficile è stata la nascita delle mie figlie che ho vissuto in due momenti diversi della mia vista a distanza di 9 anni ma che comunque ha creato moltissime difficoltà a mantenere una professionalità e occuparmi delle bimbe. Il mondo universitario non è semplice per le donne e credo che bisogna fare ancora molto lavoro.
A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per aiutare le giovani donne ad intraprendere studi STEM? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?
Secondo me no. Bisogna pensare a cambiamenti più sostanziali e profondi pensando a strategie di inserimento delle donne in modo paritario nelle cariche più importanti.
Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?
Di seguire i propri sogni e aspirazioni. I successi non sono regalati mai ma quando dopo anni di ricerca si capiscono certi processi è una grande soddisfazione e tutti gli sforzi vengono ripagati. Ma bisogna tenere presente che la strada è complessa e tortuosa e bisogna esse pronti a ombre e luci e non desistere mai senza rinunciare ad essere donna.