Gentile Cecilia, si è laureata in ingegneria elettronica, ci può raccontare come è giunta a scegliere le materie STEM? E’ sempre stata portata fin da piccola?
Mi piacerebbe poter dire che fin da piccola ero appassionata di elettronica e di tecnologia ma in realtà il mio sogno nel cassetto era quello di laurearmi in giurisprudenza per poi praticare come avvocato. Durante gli ultimi anni del liceo scientifico, che ho frequentato nella mia città natale, Verona, ho iniziato invece a valutare la possibilità di iscrivermi ad una facoltà scientifica. La mia preferenza era per Fisica, materia che mi aveva sempre appassionato, poi al momento dell’iscrizione ho optato per Ingegneria, nella convinzione che mi avrebbe offerto un più ampio spettro di opportunità e prospettive lavorative. Tra i diversi rami dell’Ingegneria ho comunque selezionato quelli con un numero maggiore di materie legate alla fisica. E così ho scelto Ingegneria Elettronica. Devo ammettere che la decisione di intraprendere Ingegneria non è stata fatta a cuor leggero, sia per il percorso di studi particolarmente impegnativo che avrei dovuto affrontare sia per il cambiamento di vita, perché avrebbe implicato di diventare una studentessa fuori sede, essendo Padova la città più vicina alla mia in cui era presente questa Facoltà. Grazie però al supporto della mia famiglia ed al senso di responsabilità con il quale i miei genitori mi hanno cresciuta, nonostante una loro, comprensibile, iniziale preoccupazione per un percorso di studi particolarmente impegnativo, mi sono impegnata e grazie anche alla passione per alcune materie in particolare sono riuscita a laurearmi in corso. Sono stati anni impegnativi e in alcuni casi di sacrifici che però, guardandomi indietro, sono stati ripagati da soddisfazioni e mi rendono fiera di aver scelto degli studi in ambito STEM.
E’ responsabile dell’International Services Area di IMQ, l’ente italiano leader nel settore della valutazione della conformità e certificazione di prodotto e di sistemi di qualità e di gestione aziendali. Ci può descrivere brevemente di cosa si occupa?
All’interno di IMQ, Organismo di Valutazione della Conformità di prodotti, servizi e processi, opero nell’ambito della Product Conformity Assessment Business Unit, che si occupa nello specifico della valutazione della conformità dei prodotti. In altre parole, verifichiamo che i prodotti elettrici ed elettronici (da quelli tecnologicamente più semplici come gli interruttori a quelli più avanzati quali prodotti IoT o smart devices) siano costruiti in modo da essere sicuri, affidabili e performanti.
Nello specifico, da un lato mi occupo delle certificazioni internazionali, ovvero le certificazioni che sono necessarie per poter esportare e vendere un prodotto in Paesi al di fuori della Comunità Europea, rispettando le regole ed i requisiti locali in termini di sicurezza, prestazione e affidabilità. Dall’altro lato invece mi occupo dello sviluppo delle nostre subsidiaries all’estero per l’erogazione ai loro clienti dei servizi IMQ, servizi che permettono a clienti esteri di immettere e vendere in Italia o in Europa i loro prodotti, tramite il supporto alla definizione dei Business Plan ed all’implementazione operativa degli stessi.
E’ in IMQ da circa vent’anni, ha fatto un bel percorso all’interno della azienda partendo dai Laboratori. Ci può raccontare come è cominciato il suo percorso lavorativo dopo gli studi? Come ha costruito la sua carriera? Quali sono le caratteristiche, le qualità che ritiene siano necessarie? Quali sono state le scelte che ha dovuto affrontare?
Quando mi sono laureata, a 24 anni, con una tesi in Compatibilità Elettromagnetica e Sicurezza Elettrica finalizzata alla realizzazione di un nuovo laboratorio, come tutti i neolaureati, dopo l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione, ho iniziato ad inviare il mio curriculum a diverse aziende, in diversi settori e in diverse città, mettendo purtroppo in conto che difficilmente avrei trovato il lavoro che mi piaceva vicino alla mia città di origine. Dopo un lungo percorso di selezione ho ricevuto una proposta di assunzione da una grande azienda automobilistica per un lavoro di tipo gestionale ma essendomi laureata giovane in un ambito scientifico ho pensato che fare almeno un’esperienza rimanendo nel settore tecnico, per “toccare con mano” e “mettere in pratica” quello che avevo studiato, valorizzando quindi il percorso di studi effettuato, mi avrebbe permesso di acquisire competenze pratiche e operative. Ero convinta, e lo sono tutt’ora, che dopo una Facoltà scientifica in cui vengono fornite principalmente nozioni teoriche, un’esperienza di lavoro tecnica possa da un lato contribuire alla definizione di solide basi e dall’altro possa fornire una visione d’insieme dell’operatività, elementi fondamentali per poter svolgere in modo adeguato un successivo lavoro di tipo gestionale o commerciale.
Ho così deciso, anche se la scelta non è stata facile, di trasferirmi in provincia di Como, dove ho iniziato il mio percorso lavorativo come tecnico di compatibilità elettromagnetica e misure radio in un laboratorio. Un anno dopo ho “rifatto i bagagli” e sono entrata nel Gruppo IMQ, attirata dall’allora progetto di ampliamento della capability di prova aziendale tramite la realizzazione di un nuovo laboratorio per le misure radio e le prove di compatibilità elettromagnetica su componenti per automotive in provincia di Milano. Mi sono così trasferita a Milano, città nella quale vivo e lavoro ormai da diversi anni, cominciando il mio percorso all’interno di IMQ, sempre come tecnico di laboratorio ma avendo la possibilità di partecipare e contribuire ad un progetto più ampio di sviluppo. Questa stimolante opportunità mi ha dato la possibilità di ampliare le mie competenze tecniche, di imparare cose nuove e di sentirmi parte di un progetto grande. L’impegno e la determinazione nel rinnovarmi e nel continuare ad imparare, unite alla curiosità per il nuovo ed alla passione per il lavoro svolto, hanno contribuito alla mia crescita professionale che mi ha portato poco tempo dopo ad assumere la responsabilità dei due laboratori di IMQ di compatibilità elettromagnetica e di misure radio. La gestione del team, dell’operatività e delle relazioni con i clienti, tramite il fondamentale lavoro di squadra ed il confronto continuo, hanno contribuito molto a definire quello che sono ora. Sempre in quegli anni, pur essendo ancora giovanissima, ho anche ottenuto una qualifica internazionale nel settore in cui operiamo, risultando anche la più giovane donna ad averla ottenuta fino a quel momento. Le esperienze internazionali conseguenti a questa qualifica mi hanno permesso di entrare in contatto con realtà diverse del nostro settore, oltre che con culture diverse, ed hanno arricchito notevolmente non solo il mio bagaglio lavorativo ma soprattutto quello personale. Dopo alcuni anni nel ruolo, ho ampliato le mie responsabilità assumendo la responsabilità del coordinamento di tutti i laboratori di prova dell’azienda, gestendo anche i piani di investimento ed entrando quindi maggiormente a contatto con ambienti tecnici differenti, che spaziavano dalla sicurezza elettrica, all’informatica, alle prestazioni, alle verifiche software, etc.
Infine, dal 2013 sono responsabile dell’Area Servizi Internazionali, Area che nel corso degli anni ha ampliato e diversificato i propri ambiti di operatività. Il dover gestire anche la parte relazionale e di negoziazione con Partner e Autorità esteri per l’avvio e la strutturazione di nuovi servizi, oltre che l’esperienza come membro del Board di una JV dell’azienda nell’Area del Golfo, mi hanno dato la possibilità di crescere, di acquisire nuove competenze e di mettermi in gioco in situazioni diverse come donna.
Durante il suo percorso di studi prima e lavorativo poi, ha percepito differenze di genere? Lei stessa ha incontrato difficolta?
Ancora oggi, ma forse ancor di più quando ho frequentato la Facoltà di Ingegneria, in termini numerici la prevalenza maschile è ed era schiacciante. Quando mi sono iscritta alla facoltà di Ingegneria Elettronica le donne si contavano sulle dita di una mano e all’ultimo anno, di quelle che avevano iniziato con me, eravamo rimaste in due. Non ho però mai percepito particolari differenze di genere ma devo riconoscere che all’inizio, per avere credibilità come donna in una materia così tecnica (e il tecnico spesso è erroneamente associato a materia maschile), è stato necessario dimostrare qualcosa in più. Lo stesso devo dire durante il mio percorso lavorativo, sempre di ambito tecnico, durante il quale però, nel corso degli anni, ho potuto notare un generale e positivo cambio di mentalità anche se è fondamentale che una vera cultura aziendale sulla parità di genere si diffonda a tutti i livelli.
Durante il mio percorso lavorativo non ho mai incontrato difficoltà ostative, che mi abbiano impedito di raggiungere dei risultati o che mi abbiano costretto a modificare le mie scelte o a rinunciare a qualcosa, piuttosto direi che ho affrontato situazioni nelle quali le differenze di genere erano percepibili, situazioni che però ho sempre affrontato con determinazione e impegnandomi. Quando ho assunto la responsabilità del coordinamento di tutti i laboratori di prova dell’azienda, entrando in contatto con ambienti maggiormente tecnici e, in quegli anni, prevalentemente maschili, inizialmente ho notato perplessità nell’accettazione che il ruolo fosse ricoperto da una donna (e giovane) ma, cercando sempre di far prevalere la competenza tecnica ed il confronto costruttivo sul genere, sono riuscita a conseguire i risultati.
Nel ruolo che ricopro attualmente, dovendo gestire anche la parte relazionale e di negoziazione con Partner e Autorità stranieri, ho avuto l’occasione di entrare in contatto con realtà diverse, viaggiando spesso anche in Paesi (quali Arabia Saudita o Iran) purtroppo ancora meno avanzati in tema di parità di genere, sia sui luoghi di lavoro che nella vita quotidiana. Pur dovendo affrontare come donna delle difficoltà oggettive, dovendo aderire a stringenti regole locali sugli spostamenti o sull’abbigliamento, ho potuto constatare anche in queste occasioni che la competenza e la professionalità alla fine prevalgono sul genere e su un iniziale scetticismo nell’interloquire di lavoro con una donna.
Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada ma hanno ancora incertezze e timori?
Innanzitutto, mi sento di dire alle giovani donne del futuro che hanno passione per le materie scientifiche che la Facoltà di Ingegneria, come del resto anche le altre relative a materie STEM, ha il valore aggiunto di offrire una forma mentis e le basi per un approccio logico e metodologico che rimangono poi come bagaglio culturale e personale durante tutta la carriera lavorativa e che permettono di affrontare in modo strutturato ambiti diversi.
Consiglierei loro di iniziare l’ingresso nel mondo lavorativo con almeno un’esperienza di tipo tecnico, per, come detto prima, “toccare con mano” e “mettere in pratica” le nozioni teoriche imparate durante il percorso di studi e per poter acquisire una conoscenza (e coscienza) delle attività operative, prima eventualmente di passare ad attività gestionali o commerciali.
Infine, aspetto che a mio avviso è tra i più importanti, consiglierei loro, anche se in alcuni casi ciò può comportare dei sacrifici, di scegliere, o almeno di cercare, un lavoro per il quale si abbia passione e di impegnarsi sempre in modo costante perché solo così si può dare un valore aggiunto e contribuire, oltre che alla propria crescita, a quella aziendale.