Chiara Rota

STARTUPPER

Chiara Rota, 33 anni, ingegnere gestionale, originaria di Torre Boldone (Bergamo), nel 2015 ha fondato Ricetta italiana srl, società presente sul mercato con il brand “My cooking box”, progetto che nasce da un’intuizione con un grande potenziale, in Italia, ma soprattutto all’estero: offrire in una box gli ingredienti migliori e nelle dosi giuste per cucinare a casa una vera ricetta italiana.

Chiara com’è nata questa tua intuizione?

È nata dopo aver ricevuto, da parte di clienti stranieri per i quali lavoravo, tante richieste su come si cucinava un determinato piatto italiano e su dove si potevano trovare gli ingredienti. A questo si è aggiunta una considerazione sul processo di acquisto: il consumatore ha l’abitudine ad acquistare per prodotto e, spesso e volentieri, si ritrova con la dispensa piena ma senza quell’ultimo ingrediente necessario per realizzare il piatto preferito. Quindi, perché non cambiare questo processo e indurre il consumatore ad acquistare per ricetta? La riduzione di tempo e di spreco è assicurata e My Cooking Box assolve proprio questa esigenza.

Si tratta di un prodotto nato per soddisfare principalmente il consumatore straniero?

Sì, il nostro focus target è certamente il consumatore straniero che non conosce la nostra ricca cultura gastronomica e soprattutto ha la difficoltà a reperire degli ingredienti originali italiani. Ma la nostra My Cooking Box è pensata anche per il consumatore italiano, che cerca, per la realizzazione di particolari piatti regionali, dei prodotti tipici e di alta qualità.

Quanto è stata importante la tua passione per la cucina per trovare questa strada e avviare questo progetto?

Direi fondamentale perché prima di lanciarsi in questo progetto, è stata proprio la passione a spingermi nella conoscenza di tutto quello che poi ho messo in pratica.

Com’è stato il tuo percorso da “startupper”?

Un percorso di salite, discese, momenti di stop e altri di grande accelerazione.

Ho letto che hai trovato da prima la collaborazione di Francesca Pezzotta e Alessandro Riva, poi la svolta è arrivata vincendo il bando dell’Università Bocconi che ha agito da acceleratore d’impresa?

Sì, il mese successivo all’ingresso in SpeedMiUp, abbiamo depositato il marchio My Cooking Box e costituita Ricetta Italiana Srl. Altro momento topico è stato l’avvio della campagna di equity crowdfunding nell’agosto 2016.

Quanto è stato importante per te trovare persone che credessero nella tua idea? E come sei riuscita a conquistare la loro fiducia?

È innegabile che trovare persone fiduciose mi hanno spronato maggiormente a investire nel progetto e a vederlo realizzato, ma è stato altrettanto importante convincere le persone più scettiche a credere nella sua potenzialità. Le ho conquistate con un business plan ben calibrato e con la determinazione e l’entusiasmo che mi contraddistinguono.

Quando eri piccola cosa volevi fare da grande?

Immaginavo di diventare maestra!

Qual è stato il tuo percorso di studi?

Ho frequentato un Istituto tecnico con diploma di perito informatico e poi ho conseguito la Laurea di Ingegneria gestionale.

Quali materie preferivi al liceo? Amavi le materie scientifiche, oppure preferivi le materie umanistiche?

Principalmente matematica e, in generale, tutte le materie tecniche.
Preferivo di gran lunga le materie scientifiche, nella quali riuscivo molto meglio.

Quando hai scelto di diventare ingegnere gestionale?

Già durante gli studi all’istituto tecnico, avevo l’obiettivo di iscrivermi a ingegneria, per avere quell’imprinting scientifico e tecnico che ho sempre riconosciuto nel mio dna.

La tua famiglia ti ha sostenuto nella scelta di fare ingegneria gestionale?

Devo dire che la mia famiglia mi ha sempre sostenuto moltissimo in tutte le scelte che ho fatto, ma soprattutto mi ha sempre lasciato grande licertà di scelta.

Parliamo dell’orientamento scolastico, ti avevano consigliato una strada verso materie scientifiche?

Sicuramente il loro consiglio di indirizzarmi verso materie scientifiche è stato utile, anche se, già io stessa, ero indirizzata verso quel tipo di percorso.

Nel tuo corso di studi in Università, gli studenti maschi erano più numerosi? In quali percentuali circa?

Sì, erano certamente più numerosi. Non riesco a dare una stima certa, ma approssimativamente possiamo parlare di un 70% maschi e un 30% femmine.

Le ragazze hanno incontrato particolari difficoltà? Qual era l’atteggiamento dei ragazzi nei loro confronti?

Direi di no, anche perché possono contare su una determinazione incredibile che difficilmente i maschi riescono ad avere. L’atteggiamento era di grande collaborazione.

Quali sono state le tue esperienze lavorative precedenti?

Durante gli studi, ho seguito un paio di tirocini aziendali, che mi hanno permesso di essere già operativa sul campo: uno in Parmalat e l’altro negli USA per una multinazionale. In seguito alla laurea, ho lavorato due anni nel controllo di gestone per un gruppo italiano e poi, sempre per un’azienda italiana, nell’operations e supply chain.

Quando hai cominciato il tuo percorso di studi ti immaginavi un giorno in questo settore? Il tuo percorso ti è servito per arrivare ad aprire questa tua attività?

Assolutamente no, mi sono sempre immaginata con una carriere nel settore consulenziale.
È stato utile sia il percorso scolastico come l’esperienza lavorativa, soprattutto quella nell’operations e nel controllo di gestione che mi hanno permesso di avere una visione allargata su tutto il mondo del business.

Hai mai trovato difficoltà nel mondo del lavoro nei confronti dei colleghi o dei superiori uomini? Ti sei sentita discriminata a volte?

Mai nessuna difficoltà. Nemmeno mai discriminata.

Errori che non vorresti aver commesso, strade che non hai preso ma che invece con più coraggio avresti dovuto prendere, forse prima?

Tutti gli errori, grandi o piccoli che siano stati, hanno fatto parte della mia crescita personale e professionale, per cui sono soddisfatta del percorso che ho seguito.

Hai incontrato momenti di sconforto? Come si reagisce in questi casi?

Certo, la partenza di una start up è sempre difficile, un percorso in salita, che richiede tanta pazienza e capacità di reazione anche di fronte a risposte negative e a chi non crede nel progetto. Ma poi è la determinazione e la grande passione a fare tutto il resto.

Si dice: “scegli un lavoro che ami e non lavorerai un solo giorno”, per te è così?

Sì, è vero, quanto tutte le proprie energie sono concentrate nella realizzazione di un progetto, non si guarda più il tempo, perché quello che si fa appaga e ci dà forza.

Credi che sia importante che una ragazza segua le sue aspirazioni, che non abbandoni i suoi sogni, nonostante le difficoltà? Oppure al giorno d’oggi meglio essere concrete e puntare prima di tutto a trovarsi un lavoro e rendersi indipendenti, anche per contribuire un giorno a costruirsi una famiglia?

Io ho seguito quello in cui credevo, per cui, da imprenditrice, sostengo la strada del percorso aspirazionale.
Una conciliazione tra proprie ambizioni e la famiglia è possibile, quindi perché non seguire quello che ci rende appagate?

Nella tua strada, ti hanno guidato dei principi? E oggi come imprenditore?

L’imprinting della mia famiglia ha giocato un ruolo fondamentale, nel senso della grande dedizione al lavoro.
Oggi questo principio vale ancora di più!

Quali consigli puoi dare alle ragazze che vogliono intraprendere studi STEM?

Consiglio di non limitarsi a studiare ed approfondire una singola materia, ma cercare di avere un approccio più globale.

Qualche consiglio per chi di loro volesse avviare una startup?

Certamente quello di non arrendersi alle prime difficoltà, di porsi degli obiettivi ed essere flessibili.

I tuoi progetti lavorativi per il futuro?

Innanzitutto l’obiettivo è di portare la start up a livello internazionale e a consolidare le posizioni già acquisite in Europa e in altre parti del Mondo. Non da ultimo, finalizzare il lancio di nuove box regionali.

I “buoni propositi” di Chiara per il nuovo anno?

Trovare il giusto equilibrio tra tempo dedicato al lavoro e quello per la famiglia.

Ti restano altri sogni nel cassetto?

Ne ho talmente tanti che nemmeno riesco a contarli… del resto è bello avere una mente sempre aperta a nuovi stimoli!