Cristina Dalle Ore

ASTRONOMA E ASTROFISICA, SENIOR DATA SCIENTIST, SETI INSTITUTE AND NASA AMES RESEARCH CENTER - MOUNTAIN VIEW, CALIFORNIA.

Cosa l’ha portata a laurearsi in astronomia a Padova? E poi a completare il suo percorso di studi all’Università di California e a Harvard, con un dottorato in Astronomia e Astrofisica?

Mio padre è stato la mia ‘musa ispiratrice’, ha sempre amato l’astronomia pur essendo un chirurgo affermato e appassionato del suo lavoro. Padova ai tempi era l’università migliore per astronomia in Italia. Verso la fine del corso di studi mi resi conto che se volevo esercitare il lavoro di astronoma dovevo emergere e diversificarmi dal resto dei miei compagni di corso per cui abbracciai l’idea di fare la tesi di laurea in California. Una volta arrivata in California e iniziato il lavoro per la tesi ‘scoprii’ la ricerca scientifica e me ne innamorai pazzamente. La professoressa con cui stavo lavorando (una degli scienziati più affermati negli USA) si rese conto della mia passione e mi incoraggiò a continuare gli studi iscrivendomi al programma di PhD. Ai tempi il dottorato non esisteva in Italia per cui accettai con entusiasmo e completata la tesi e ottenuta la laurea mi trasferii negli USA dove completai il programma di PhD In Astronomy e Astrophysics alla Università della California. Quando si tratto’ di fare la tesi di dottorato scelsi un progetto che coinvolgeva l’uso di modelli di atmosfere sviluppati a Harvard. Fu cosi che ottenni una borsa di studio e finii per fare la ricerca della tesi li.

Ci può raccontare in poche parole in cosa consiste il suo lavoro oggi? Abbiamo letto che studia la superficie di plutone alla NASA…

Plutone è solo uno dei progetti che mi appassionano, i satelliti di Saturno e gli oggetti transnettuniani (piccoli corpi ghiacciati che orbitano oltre Nettuno) sono altri. Più in generale mi occupo di analizzare dal punto di vista chimico-geologico le superfici ghiacciate di oggetti che orbitano nella parte esterna del Sistema Solare. Questa zona è sufficientemente lontana dal Sole da preservare almeno in parte le caratteristiche chimiche dei materiali che furono gli ingredienti primordiali della formazione del Sistema Solare come lo conosciamo oggi. Il goal è di capirne l’evoluzione nel tempo. In un certo senso faccio l’archeologa dello spazio, con la differenza che non mi muovo dal mio tavolino e il computer è il mio strumento principale.

Quando era piccola cosa sognava di fare da grande? E’ sempre stata portata per le materie STEM?

La matematica è sempre stata la mia materia preferita. Seguita dal latino e le scienze. Ultime le materie letterarie e la storia che ho imparato ad apprezzare da adulta. L’astronomia mi ha sempre affascinato specialmente grazie alle chiacchierate che facevo con mio padre. Mi piaceva anche molto la geologia, i vulcani mi affascinavano come peraltro la tettonica a zolle. La vita ha voluto che mi ritrovassi a lavorare con geologi specializzati nello studio delle superfici di corpi come Plutone. Dai miei colleghi ho imparato moltissimo e infatti il mio lavoro e’ un misto di fisica, astronomia, chimica, e geologia.

La scuola le ha fornito un orientamento in questo senso? La sua famiglia l’ha sostenuta nella scelta?

La scuola ha fornito un orientamento ma molto relativo. La mia famiglia invece mi ha aiutata molto spronandomi a seguire le mie passioni, la matematica, le scienze e l’astronomia in particolare. I miei genitori hanno sempre sottolineato l’importanza di trovare un lavoro che ti appassioni a costo di qualsiasi sacrificio. Ho passato lo stesso messaggio ai miei tre figli che stanno con mia grande soddisfazione seguendo l’esempio con entusiasmo.

Ci sono barriere secondo lei che generano discriminazione nei confronti delle donne che vogliono entrare o avanzare nelle carriere scientifiche? Nel suo percorso lavorativo, ha mai incontrato difficoltà?

Non posso dire che non ci siano barriere specialmente quando si tratta di stereotipi. Ancora ai tempi dell’universita’ in Italia mi e’ stato rinfacciato che andavo negli Stati Uniti per seguire il mio ragazzo. E’ stata una delle motivazioni che mi hanno fatto lavorare sodo per dimostrare il contrario, in un certo senso e’ stata una fortuna per me in quanto mi ha ‘svegliata’ e messa in condizione di dare il meglio di me stessa.

A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne agli studi STEM? Negli Stati Uniti va meglio? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?

Purtroppo non sono sufficientemente aggiornata su quello che la scuola italiana sta facendo per poter commentare su questo punto. In ogni caso l’essenziale è di educare i giovani, ragazzi inclusi, a non essere intimiditi dalle materie scientifiche. Spesso anche qui negli USA le ragazze fingono di essere ignoranti o comunque non interessate a certe materie onde non apparire troppo intelligenti agli occhi dei compagni maschi. E’ forse lo stereotipo peggiore quello per cui le ragazze devono essere carine e stupide.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze italiane che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?

Individuare l’obbiettivo e non demordere, possibilmente pianificando i passi per raggiungerlo attraverso diverse strade in modo da avere sempre un’alternativa se una porta si chiude. Scegliere la strada meno battuta anche se talvolta piu’ difficile. Non lasciarsi demoralizzare da commenti denigratori e seguire il percorso prefissato con passione e determinazione.