Dott.ssa Villa, L’Erbolario nasce nel 1978, da piccola erboristeria è diventata oggi un’impresa che fattura 80 milioni, con 180 dipendenti e un marchio distribuito in 45 Paesi del mondo. Ci può raccontare le ragioni di questo bel successo, orgoglio del made in Italy?
La nostra storia comincia ancora prima del ‘78, quando ho conosciuto mio marito Franco, ci tengo a dire che sono cofondatrice insieme a lui. L’ho conosciuto a 16 anni e fin da subito inizia questa passione per la natura e per questo mondo, in parte ereditata da mio suocero, che era un ecologo ante litteram, aveva le api, produceva la pappa reale, amava coltivare, ecc. A noi da ragazzi piaceva andare sulle colline vicino a Lodi e lì raccogliere iperico, marrubio ed altre erbe con cui facevamo le prime produzioni casalinghe che poi distribuivamo a parenti e amici.
Dopo il liceo scientifico, ho scelto scienze biologiche: sono sempre stata interessata all’essere umano, tanto che all’inizio volevo fare medicina, poi per un discorso di autonomia ho scelto biologia. A quel tempo insegnavo, e nel frattempo decidiamo di aprire questo piccolo negozietto ed è così che ha inizio questa avventura. Apriamo come erboristeria artigiana, il che implicava dover produrre almeno 60% di quello che vendevamo, e che noi preparavamo di notte.
Fin da subito ci siamo appoggiati a quelli che erano i lumi tutelari: il prof Proserpio, la dott.ssa Vera Lodi, il prof Rovesti, figure importanti che hanno lasciato il segno nella fitocosmetica.
Da sempre siamo sostenitori di una cosmetica etica, che mette al centro le persone, gli animali e l’ambiente, e ancora oggi perseguiamo questi obiettivi.
L'azienda è al 70% formata da donne, e sono per l’80% donne anche quelle che commercializzano i prodotti, giusto?
La bellezza è donna. Da noi sono le donne che formulano, producono, confezionano e vendono il prodotto, fino alle clienti che in maggioranza sono donne.
Da qualche anno abbiamo dato il via anche al progetto NES, Nuova Erboristeria di Successo. Ne abbiamo aperte circa 90 in Italia (in breve offre alle donne la possibilità di aprire un'erboristeria, quindi avviare una propria attività̀ imprenditoriale, concedendo loro importanti agevolazioni ndr).
E sono quasi tutte laureate in materie scientifiche. Cosa che noi di STEAMiamoci apprezziamo molto! Perchè questa scelta?
Assolutamente sì, il progetto NES si rivolge in particolar modo a giovani donne laureate in scienze biologiche, chimica, tecnologie farmaceutiche, tecniche erboristiche. Così come ne ritroviamo tantissime anche all’interno dei 4.500 punti vendita nostri rivenditori e nei 180 negozi della nostra catena franchising.
Per presentare e consigliare al meglio i nostri prodotti e i fitoterapici realizzati da Erbamea, azienda nostra consociata, occorre grande competenza: da sempre siamo sostenitori di un’altissima qualità del servizio, oltre che del prodotto.
Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada ma hanno ancora incertezze e timori?
Noi siamo un’oasi felice, in laboratorio siamo 17 donne e 3 uomini, tutte laureate nelle STEM più disparate: microbiologia, farmacia, biologia, tossicologia, chi ricerca la materia prima, chi la formulazione, chi si occupa del quality control, chi della microbiologia, chi delle certificazioni, sono tutte donne con una grande passione, voglia di arrivare, voglia di superare certi limiti. E poi è una professione molto creativa: cosa c’è di più creativo, per esempio, di studiare un packaging partendo dalla canna da zucchero? Ecco, quindi il mio consiglio è proprio questo: perseguire le proprie passioni con tenacia e voglia di arrivare.
E da imprenditrice quale consiglio può dare alle ragazze che desiderano tentare questa strada?
Consiglio, una volta uscite dall’università, di avere subito un contatto con un’impresa, per iniziare una formazione sul campo. Spesso mi accorgo che di fronte a una richiesta semplice come la misurazione di un pH, incontro delle difficoltà. Serve questo passaggio tra la teoria e la pratica. In azienda abbiamo avuto tante esperienze di stage che si sono poi trasformate in contratti di lavoro.
Alle ragazze dico che bisogna saper rischiare, perché il rischio c’è sempre, soprattutto all’inizio. Quando dal negozietto di 18mq ci siamo trasferiti in uno stabile, ci lavoravamo dalla mattina alla notte, è stata tanta la fatica in quegli anni: insegnavo la mattina, andavo al negozio al pomeriggio, poi di nuovo avevo la cattedra serale e la notte lavoravo in laboratorio, tutto per arrivare a formulare uno shampoo da quelle 7-8 materie prime che mi ero studiata, e poi vedere i clienti che arrivavano e mi dicevano “Guarda che bei capelli con il tuo shampoo”: era una grandissima soddisfazione! Quindi il consiglio che posso dare e che ho provato sulla mia pelle è: tenacia, passione, rischio e tanta voglia di arrivare.