Elisa Caberlotto

Group Leader in Advanced Research, L’Oreal e Ambasciatrice Fondazione L'Oreal "For Girls In Science"

Gentile Elisa, dopo aver fatto il liceo classico, ha scelto una laurea in Laurea in Fisica conseguita all’Università di Padova, ed in seguito ha ottenuto anche un PhD in Neuroscienze all’Institut Pasteur di Parigi. Ci può raccontare cosa l’ha portata a scegliere le materie STEM? Come si è svolto il suo percorso di studi?

La scienza mi ha sempre divertito: fin da piccola mio padre ci mostrava gli atlanti di astronomia e con mio fratello guardavamo la videocassetta sul sistema solare a ripetizione. La scienza era un gioco e in particolare la fisica e la matematica.
Da grande voglio fare la scienziata... è quello che dicevo... ma poi si cresce, e la gente ti dice che sarà troppo difficile e che le materie scientifiche non sono da tutti...e soprattutto non sono da donne... così ho fatto il liceo classico, come tutte le ragazzine che conoscevo che erano “brave a scuola”...
Come spesso accade credo, è stata un’insegnante a farmi cambiare strada.
Sicuramente non avrei mai scelto un percorso scientifico se nella mia vita non avessi avuto la fortuna di avere al liceo una professoressa di matematica e fisica, molto brava che ha saputo interessarmi e ispirarmi e soprattutto darmi il coraggio di intraprendere degli studi scientifici universitari. E stato così che mi sono iscritta a fisica a Padova.
All’ultimo anno di facoltà ho capito che gli aspetti che più mi interessavano nella fisica erano le applicazioni alla biologia, per questo ho fatto una tesi al VIMM (Istituto medico di Medicina Molecolare) cominciando a lavorare sull’orecchio interno. Questa tesi mi ha permesso poi di poter fare application per un dottorato all'Istituto Pasteur di Parigi in un laboratorio molto rinomato che lavora su delle forme di sordità e cecità genetica.
L'obiettivo del mio dottorato era di chiarire le basi molecolari della meccano-sensazione del suono attuata dalle cellule ciliate dell'orecchio interno. In particolare, ho chiarito il ruolo svolto da una proteina denominata SANS , che è responsabile di una forma di sordità genetica.

Fare un dottorato in ricerca fondamentale è stato un'ottima formazione: ho imparato il rigore scientifico, come capire a fondo un problema scientifico, come costruire un piano sperimentale e come comunicare con persone con background ed esperienze diverse: in effetti ero l'unico fisico in un laboratorio di biologi e genetisti.

E’ molto giovane ma è già Group Leader in Advanced Research in L'Oréal, dove è entrata nel 2011. Ci può descrivere il suo percorso professionale? Come è cominciata la sua carriera dopo gli studi? Quali sono state le scelte che ha dovuto affrontare? E’ stato difficile lasciare l’Italia?

In effetti, attratta dalla ricerca applicata e dal dinamismo del mondo industriale, sono entrata in L'Oréal alla fine del 2011 come ingegnere di ricerca applicata.
Sono stata subito sorpresa dalla varietà di profili che ho potuto incontrare in L'Oréal: chimici, biologi, fisici, ingegneri meccanici ed elettronici e così via... e dal livello scientifico di questo settore. Le domande scientifiche erano davvero un driver importante.
Il mio primo lavoro è stato in un dipartimento chiamato Cosmetica Strumentale (Instrumental Cosmetics), come Ingegnere di Ricerca Applicata e il mio obiettivo era studiare gli effetti biologici o biofisici della stimolazione fisica sulla pelle, detta anche meccanobiologia.
Dopo 2 anni in questo ruolo, ho ottenuto un posto di project management sempre all'interno del dipartimento Cosmetica Strumentale. Il progetto più importante che ho avuto in questo periodo è stato sicuramente quello di creare e sviluppare un dispositivo con effetto anti-età che è stato messo sul mercato nel 2017.
Dopo 5 anni in Cosmetica Strumentale, volevo evolvere maggiormente nelle capacità di gestione e management e scoprire un'altra parte della ricerca L’Oréal.
Mi è stato proposto quindi un posto di responsabile di polo al dipartimento di Valutazione (Product Performance Evaluation).
Il dipartimento di Valutazione ha la missione di valutare l'efficacia dei prodotti. In particolare mi occupavo del reparto di valutazione strumentale, che valuta l'efficacia dei prodotti attraverso l’utilizzo di strumenti di misura.
L'obiettivo del mio team era definire e implementare nuovi approcci di valutazione specifici per valutare le prestazioni dei prodotti per la pelle e costruire rivendicazioni (claim) forti e sincere.
Questa esperienza nel dipartimento di Valutazione mi ha permesso da un lato di lavorare con la comunicazione scientifica e il marketing e di capire come mettiamo un prodotto sul mercato, dall’altro di fare un’esperienza umana importante: ero responsabile di una squadra di 15 persone di diversa età e background.

Dopo 2 anni in questa posizione sono passata alla ricerca avanzata (Advanced Research, la parte della R&I che è più vicina alla ricerca fondamentale) nel mondo della scienza capillare. Ora sono leader di un laboratorio nel settore delle fibre capillari e di una piattaforma di valutazione. Un grande cambiamento per me, che ho fatto tutta la mia carriera in L'Oréal lavorando sulla pelle!
Il mio laboratorio si occupa in particolare di capire e analizzare la struttura dei capelli e le sue proprietà fisiche e meccaniche, in particolare legate alla forma del capello stesso. Il gruppo che lavora alla piattaforma invece si occupa di testare nuovi prodotti o materie prime sui capelli per analizzarne gli effetti fisici, chimici e colorimetrici.

Ogni cambiamento di posto è un rimettersi in gioco.
Cambiare è rinunciare a qualcosa e prendere un rischio, e questo non è sempre facile. Rinunciare alla propria zona di comfort, a un ambiente che si conosce, a un mestiere che si conosce... Cambiare è anche l’opportunità di mettersi alla prova, perché spesso è ricominciare tutto da capo. Ma a mio avviso ne vale sempre la pena, perché se ne esce più forti.

Anche lasciare l'Italia non è stato facile, soprattutto quando si parte e non si sa se si tornerà un giorno. Farsi spazio in una città frenetica, enorme che non ha tempo per niente e per nessuno necessita di adattamento. Ma anche questa è stata una scelta che ha pagato, alla fine, anche se un po’ di malinconia quando si ripensa al proprio Paese c’è sempre.

Dal 2014 è Ambasciatrice per la Fondazione L'Oréal nell’ambito del bellissimo progetto "For Girls In Science". Di fatto abbiamo ancora bisogno di iniziative meritevoli di questo genere che supportano la presenza femminile in questi ambiti. A suo parere, quali sono le barriere che impediscono alle donne di scegliere studi STEM o di fare carriera in quelle professioni? Cosa potremmo fare in Italia per migliorare le cose?

Il vero freno è ancora culturale, anche se le cose per fortuna stanno un po’ cambiando e in meglio.
Ricordo ancora mio nonno che quando vedeva che aiutavo mia madre in cucina mi diceva “questa non studierà, si sposerà prima”... e io a pensare “vedremo”...
Ma per pensare quel “vedremo” ci vuole coraggio e qualcuno che ci aiuti a tiralo fuori quel coraggio. Dal canto mio ho avuto la fortuna di incontrare delle donne forti e ispiranti che hanno saputo spronarmi quando ce n’era bisogno e darmi fiducia. Il problema della fiducia e dell’autostima è un punto su cui le donne possono ancora migliorare.
Bisogna per prima cosa rompere questi schemi ancora troppo presenti secondo i quali le bambine sono più portate per le materie umanistiche e i bambini per le materie scientifiche, perché, in realtà, siamo tutti uguali davanti alla scienza. Questo sarà possibile con il contributo dalla scuola, dalla famiglia e dai media.
In secondo luogo, spingere ancora di più alla diversità in certi settori, mettendo in atto aiuti concreti per accompagnare la maternità, la gestione dei figli piccoli... perché avere un lavoro che impegna e gratifica e una famiglia non deve essere un scelta univoca.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada ma hanno ancora incertezze e timori?

Di non porsi troppe domande e di seguire le proprie passioni. La chiave è la determinazione, quella bisogna averla dentro: tutto il resto si può imparare.