Elisabetta Comini

DOCENTE FISICA SPERIMENTALE DELLA MATERIA, RESPONSABILE SENSOR

Elisabetta Comini, Professoressa Ordinaria in Fisica della Materia presso l’Università degli Studi di Brescia, dove insegna Fisica Sperimentale della Materia, responsabile del laboratorio SENSOR dell’Università di Brescia che si occupa in particolare di “Metal oxide nanocrystalline quasi-1D structures”.

Durante la sua carriera ha ottenuto diversi premi per i lavori scientifici da lei presentati, è stata nominata Fellow di Eurosensors (Conferenza europea sui sensori) nel 2012, ha organizzato la conferenza Materials Research Society (conferenza mondiale da più di 3000 persone) nel 2013 e risulta tra i primi 10 Top Italian Scientists selezionati da via-academy per il topic materiali e nanoscienza.

Elisabetta Comini è una delle 100 ricercatrici invitate a far parte del progetto “100 Donne per la Scienza” – http://www.100esperte.it/ – sponsorizzato dalla fondazione Bracco.

Ci può spiegare a grandi linee di cosa si occupa?

Mi occupo di nanotecnologia, un ambito che, insieme alle nanoscienze, attrae sempre più interesse in tutto il mondo. Entrambe sono essenziali per riuscire ad aumentare la nostra conoscenza della materia e dei fenomeni naturali che avvengono su scala nanometrica. Questo non solo per la sete di conoscenza e la curiosità, che sono insite in tutti noi, ma anche per scoprire nuove applicazioni e possibili utilizzi di queste scoperte per lo sviluppo di prototipi e dispositivi che aiutino uno sviluppo consapevole e sostenibile della nostra società.
Da questo nasce la necessità di un controllo nella produzione di materiali e nanostrutture innovativi per creare tecnologie e piattaforme nuove e rivoluzionarie in diverse aree di interesse, come domotica, edifici intelligenti, biomedicina, ingegneria ambientale, sicurezza, controllo di qualità del cibo, delle risorse idriche ed in sensi più ampio della vita.
Le mie ricerche hanno proprio l’obbiettivo di aumentare la conoscenza nella scienza dei materiali. Mi occupo dello studio, della preparazione e della caratterizzazione di materiali, in particolare ossidi metallici, e della loro integrazione in dispositivi. Questa classe di materiali ha delle proprietà fisiche e chimiche che sono veramente tra le più disparate, troviamo ossidi isolanti, semiconduttori ed addirittura quasi metalli, superconduttori e proprio per questo possono essere sfruttati per la preparazione di dispositivi di vario tipo. La caratteristica principale ed il vantaggio di lavorare con ossidi è legato alla stabilità chimica che assicura una stabilità e quindi una potenziale affidabilità ai dispositivi che sfruttano le proprietà attive di questi materiali. Grazie alle proprietà intrinseche di questi materiali ed anche alla possibilità di modificare la loro forma ottenendo delle nanostrutture, è possibile preparare dei dispositivi quali ad esempio sensori di specie chimiche o gassose.

Come è arrivata alla laurea in Fisica Sperimentale e al dottorato di ricerca in Materiali per l'Ingegneria? Qual è stato il suo percorso di studi?

Devo dire che mentre facevo il liceo scientifico sono sempre stata indecisa tra Matematica e Fisica ed è stato un puro caso che io abbia scelto Fisica proprio gli ultimi giorni dell’iscrizione all’università, ma sono pienamente soddisfatta di questa scelta perché mi piace anche il lavoro sperimentale, poter creare qualcosa con le nostre mani e studiarlo a fondo, qualcosa che probabilmente mi sarebbe mancato se avessi scelto Matematica. Quando mi sono laureata in Fisica avevo deciso di andare a lavorare, ma la mia famiglia insisteva perché provassi il dottorato ed è stato il mio relatore di tesi ad avermi messo in contatto con l’università di Brescia. Diciamo che non ero proprio convinta di questa scelta perché volevo l’indipendenza economica, ma alla fine ho vinto il concorso ed ho cominciato questa nuova esperienza che è una via di mezzo tra un lavoro e lo studio.
La ricerca mi ha veramente appassionato: si è in contatto sempre con studenti e ricercatori nuovi, tutto è sempre in rapida trasformazione, si ha la possibilità di conoscere diverse culture e modi di vita grazie alle conferenze ed ai soggiorni all’estero.
Certo riuscire ad avere un posto fisso adesso diventa sempre più difficile, ma credo ancora che l’impegno alla fine venga sempre premiato e credo di esserne la prova visto che sono figlia di un impiegato e di una casalinga che non hanno potuto supportarmi in altro modo che con la loro stima ed approvazione.

E’ sempre stata portata per le materie STEM? Quando è nata questa sua passione?

Si sono sempre stata più portata per le materie STEM. Non riesco a ricordare un momento preciso in cui questa passione sia nata, credo che sia stata sempre dentro di me e semplicemente sia cresciuta insieme a me.

La scuola le ha fornito un orientamento in questo senso? Le è stato utile?

Ovviamente parliamo di una scuola diversa da quella di oggi, la maestra unica alle elementari ed un’impostazione diversa anche per le scuole superiori. Io sono stata contenta della formazione che ho ricevuto, anche se oggi cominciano a prendere piede scuole che cercano di mettere al centro dell’attenzione lo studente e non di uniformarlo ad un preciso schema di apprendimento. Non ho mai avuto o dato problemi a scuola, sono sempre stata molto diligente e studiare mi piaceva, non ho mai vissuto lo studio come un dovere, ma come un piacere e credo che dovrebbe essere così per tutti. La scuola mi ha permesso di esprimere i miei “talenti”, le mie “peculiarità” anche grazie alla mia forza di volontà che mi ha permesso di superare le difficoltà che ho incontrato.

La famiglia, gli amici, l’hanno sostenuta nella scelta?

I miei genitori non hanno avuto la possibilità di avere una educazione oltre a quella obbligatoria, nonostante questo hanno dato sia a me che a mio fratello la possibilità di scegliere l’indirizzo di studi e di arrivare all’università. Ovviamente anche grazie al nostro impegno nel cercare di avere supporti e di ridurre al minimo i tempi per il conseguimento del titolo.

Nel suo percorso di studi o nel mondo del lavoro, ha mai incontrato difficoltà in quanto donna? C’è qualche episodio in particolare?

Purtroppo i pregiudizi sul genere femminile e gli stereotipi sono sempre presenti nella nostra vita, ogni giorno dobbiamo combatterci, anche io…. ed anche adesso che sono professoressa ordinaria.
La cosa importante è non darsi per vinte e non permettere che l’esterno ci convinca di quello che possiamo o non possiamo fare. Siamo noi che decidiamo cosa vogliamo fare e soprattutto cosa vogliamo essere, nessun altro può farlo. Quando riusciamo ad accettare questa responsabilità allora tutto diventa più semplice.
Rimane il fatto che per una ragazza la strada è sempre un po’ più in salita e più si va avanti nella carriera e più la differenza si sente. I numeri purtroppo parlano molto chiaro, ma le statistiche cambiano anche grazie al nostro apporto come donne ed eventualmente come madri.
Credo che il momento più difficile per una donna sia proprio quello in cui decide di diventare madre perché manca ancora molto per riuscire a mettere la madre in grado di lavorare. Io sono da un lato fortunata perché ho potuto lavorare fino al giorno del parto e riprendere (seppur con ritmi diversi) a due mesi dal parto con la prima figlia e ad una settimana dal parto con la seconda. Ho ripreso tenendo con me le mie figlie, ed ovviamente questo ho potuto farlo grazie alla flessibilità del mio lavoro. Ho invece incontrato molte difficoltà quando si è trattato di farmi supportare da mio marito e non per sua volontà ovviamente, ma perché non sempre viene accettata la figura di un padre attivo e partecipe, che per questo debba chiedere permessi o congedi per esercitare la sua paternità.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?

Il consiglio è quello di scegliere di fare qualcosa che piaccia veramente e ci renda felici e soddisfatti, senza pensare al ritorno economico o alle difficoltà da superare, dobbiamo svegliarci la mattina con la gioia di cominciare una giornata di studio o di lavoro. In questo modo anche se ci saranno dei momenti difficili li sapremo superare. La nostra volontà e la nostra convinzione sono ancora gli stimoli più efficaci per guidarci dove vogliamo arrivare.