Elisabetta Meneveri

Direttore Qualità e Sicurezza del Gruppo Pellegrini

Gentile Elisabetta, si è laureata in Scienze e Tecnologie Alimentari. Come è giunta a questa scelta. E’ sempre stata portata per le materie STEM fin da piccola? Cosa sognava di fare “da grande”?

Sin da bambina, ho sempre dimostrato interesse per le discipline scientifiche, forse perché soddisfacevano la mia curiosità e permettevano anche la sperimentazione, che mi ha sempre affascinato. Crescendo si è consolidato questo interesse fino a sviluppare una forte volontà di intraprendere un percorso scientifico nella mia futura attività professionale. Nello specifico, da adolescente “sognavo” di diventare professoressa per poter insegnare queste materie. Mio padre, che ha sempre spronato le proprie figlie a costruirsi una professione e a non rinunciare a un percorso di crescita in quanto donne e potenziali future mogli e madri, mi ha stimolato così a intraprendere degli studi che aprissero più sbocchi lavorativi con la possibilità di un percorso di crescita professionale e di carriera.

Dopo la Laurea è entrata nella distribuzione nell'ambito della Gestione Qualità. Oggi è Direttore Qualità e Sicurezza del Gruppo Pellegrini. Ci può descrivere il suo percorso professionale e di cosa si occupa nel Gruppo Pellegrini?

Ho avuto la fortuna di scegliere un corso di Laurea che mi ha interessato moltissimo, soprattutto dopo il primo biennio, quando, create le basi nella matematica, chimica, microbiologia, si cominciava a entrare nel merito delle discipline di indirizzo. Quasi tutte le materie prevedevano dei laboratori che mi hanno permesso di concretizzare i tanti contenuti studiati, mentre la tesi, che per statuto doveva essere sperimentale, mi ha vista impegnata per un intero anno all’interno di un laboratorio di microbiologia, dove mese dopo mese mi è stata data sempre più autonomia nella gestione delle attività.

L’esperienza fatta in quell’anno mi ha aperto la porta per una sostituzione di maternità come responsabile del laboratorio interno di microbiologia di un’azienda italiana della GDO. La voglia di mettermi in gioco, unita all’entusiasmo di avere una vera attività da gestire hanno generato in me una crescente passione che si è trasformata in impegno, costanza e ambizione di diventare una figura di riferimento; questi sentimenti e questo approccio mi hanno aiutata ad ottenere la conferma dell’assunzione terminato il periodo di sostituzione di maternità e a consolidarmi nel tempo tanto da assumere via via incarichi e responsabilità sempre maggiori, supportata dalla fiducia del management, che è fondamentale. In questa azienda, che pochi anni dopo il mio inserimento è stata acquisita da una multinazionale francese della GDO, sono rimasta 27 anni, e sono diventata, attraverso diverse tappe, Direttore della Qualità Italia e parte del Comitato Internazionale del Gruppo per tutte le tematiche Qualità e Sicurezza alimentare, nonché parte del Comitato nazionale della federazione della distribuzione italiana.

Non ho mai messo davanti la carriera, lo stipendio e/o il ruolo, ma la soddisfazione di fare un lavoro che mi appagasse, che facesse crescere la mia autostima e le mie competenze, mi desse la possibilità di diventare un riferimento, e poi di coordinare, accompagnare e far crescere altre risorse (ricordo che volevo fare l’insegnante!), il resto è arrivato come conseguenza.

Oggi ricopro il ruolo di Direttore Qualità e Sicurezza per il Gruppo Pellegrini, leader italiano della Ristorazione Collettiva, da sempre molto attento a garantire ai propri Clienti e consumatori un alto livello di qualità, sicurezza alimentare e nutrizionale, enfatizzando i temi di un’alimentazione sana e bilanciata, non solo attraverso frequenti e puntuali controlli e analisi di materie prime, siti di ristoro e di produzione, ma anche grazie a progetti e iniziative di Promozione della Cultura alimentare, volte a sensibilizzare gli oltre 220.000 commensali che ogni giorno siedono alla nostra tavola.

Si tratta di un ruolo dinamico, in un’azienda molto solida che da sempre si contraddistingue per il fortissimo spirito imprenditoriale e la propensione al miglioramento continuo, partendo proprio dallo sviluppo e dal mantenimento dei sistemi di gestione, della loro diffusione, per accrescere la cultura aziendale a tutti i livelli, e della verifica della loro applicazione ed efficacia. È proprio in questo contesto che si sviluppa/articola il mio ruolo di Direttore Qualità e Sicurezza: garantire qualità e sicurezza alimentare attraverso processi interni molto strutturati e che si basano sulla creazione di presidi delle garanzie lungo tutta la catena del valore: dall'approvvigionamento delle materie prime fino alla somministrazione dei pasti, nonché dei fornitori e dei siti produttivi attraverso una puntuale attività di risk assessment.

La Direzione Qualità e Sicurezza, inoltre, è integrata all’interno dell’Accademia Pellegrini, centro di ricerca, sviluppo e formazione del Gruppo a cui fanno capo anche il Servizio Dietetico, l’Executive Chef, l’Ufficio Tecnico e che recentemente è stata incaricata anche dell’implementazione e rendicontazione di tutte le iniziative legate al mondo della CSR e della sostenibilità.

È un lavoro sinergico tra le varie funzioni che vede la partecipazione attiva alle attività di Ricerca e Sviluppo e di Formazione anche in collaborazione con Università e Centri di Ricerca. A tal proposito mi fa piacere citare il progetto della nostra Private Label Sceltissimi: una linea di prodotti realizzati appositamente per la ristorazione professionale, con pesi, porzioni, confezioni e imballaggi altamente performanti per i quali il Dipartimento di Scienza della Nutrizione della Facoltà di Medicina dell’Università di Pavia ha validato il 100% dei suoi claim nutrizionali.

Nel suo percorso di studi o nella sua carriera, ha incontrato difficoltà in quanto donna?

Nella prima azienda, e tuttora in Pellegrini, non ho mai avuto difficoltà a svolgere e ricoprire il mio ruolo in quanto donna, anzi ho sempre trovato fiducia e supporto da parte dei colleghi, collaboratori, manager e alta direzione. Ma questo non basta: a mio parere, è necessario che una donna non senta tutto il peso della famiglia sulle proprie spalle né che si senta o sia indotta a sentirsi in colpa per il tempo e le energie che potrebbe sottrarre alla famiglia. Sono infatti convinta che alla base vi sia un tema educativo, di cultura: dobbiamo crescere donne e uomini con stessi diritti e doveri, consapevoli che la famiglia la si fa in due e che individui soddisfatti e appagati creano coppie più forti.
Così mi ha insegnato mio padre, non facendomi in alcun modo dubitare della riuscita del mio percorso. Nel corso della mia carriera ho incontrato manager uomini con accanto compagne impegnate professionalmente e manager molto coinvolti nella gestione della propria famiglia e in entrambi i casi li ho visti incoraggiare la motivazione e la realizzazione di percorsi di carriera delle donne.

Tuttavia, penso sia più che mai necessario sensibilizzare i manager e le aziende verso approcci inclusivi che stimolino le donne a perseguire nuovi obiettivi e a ricoprire ruoli di sempre maggiore responsabilità. In Pellegrini c’è molta attenzione verso la riduzione del diversity gap, tanto da aver messo a punto un progetto di formazione delle risorse che mira proprio a raggiungere questo obiettivo. Azioni che rientrano nel nostro piano di sviluppo sostenibile descritte nella Relazione Annuale.

Negli anni ha rilevato una crescita della presenza femminile nelle STEM? E nel suo team in azienda?

Certamente, la presenza di donne è in costante aumento e soprattutto si cominciano a vedere donne non solo in ruoli STEM, ma anche in posizioni di responsabilità e dirigenziali. Anche all’interno del mio team ad esempio i miei due riporti sono donne. Insieme, ci dedichiamo quotidianamente a far si che la massima qualità sia garantita in tutte le fasi del processo: dall’approvvigionamento delle materie prime fino alla distribuzione presso i siti di ristoro con l’obiettivo di incidere positivamente sulla salute e sul benessere dei nostri commensali. Grande attenzione è posta alle due nostre private label: Sceltissimi, di cui ho già parlato precedentemente, e Gran Taglio, la linea di prodotti della nostra Industria di lavorazione delle carni che vendiamo anche alla Grande Distribuzione. Insieme stiamo “coltivando” un team di giovani donne e uomini che hanno scelto di dedicare il loro impegno nell’ambito della scienza e tecnologia degli alimenti
La strada comunque è ancora lunga.

Secondo lei è stato ormai rotto il soffitto di cristallo, oppure esistono ancora barriere che impediscono alle ragazze di avvicinarsi agli studi STEM, alle giovani donne di fare carriera in queste professioni? Cosa si potrebbe fare per migliorare le cose?

Come detto in precedenza, si sta certamente migliorando, ma rimane da portare a compimento un cambiamento culturale che non dovrà più mostrare una strada preclusa o tutta in salita alle donne che vogliono crearsi una famiglia senza rinunciare alla carriera. Questo deve valere per tutte le persone, siano queste donne o uomini.

C’è qualche consiglio che può dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada ma hanno ancora incertezze e timori?

Chi ama le materie STEM deve intraprendere questo percorso perché già l’interesse e la curiosità sono importanti in quanto fanno crescere la passione e poi l’impegno. Il consiglio che offro è di lavorare sull’autostima e di non autolimitarsi: solo così si romperà il soffitto di cristallo.

Infine una domanda sulla Food week che Milano vive in questi giorni. L’Italia supera i 60 miliardi di esportazioni agroalimentari, ma il “finto italiano” ha ancora un mercato molto più ampio del vero “made in Italy”, almeno 120 miliardi. Secondo lei cosa dovrebbe fare l’industria alimentare italiana per “rubare” spazio alle contraffazioni, all'italian sounding? Forse investire sulla promozione e sulla conoscenza proprio di quella che è la vera qualità dei prodotti italiani che in realtà pochi stranieri conoscono?

Anche in questo caso penso che si tratti di una questione di cultura ed educazione. Bisogna comunicare e informare per aumentare la conoscenza delle produzioni agro alimentari, di come si legge un’etichetta, delle caratteristiche distintive di alcune tipologie di prodotti (DOP, IGP), in modo che l’acquisto e il consumo sia veramente consapevole senza fare esclusivamente leva sul prezzo.

Oggi tutto è alla portata di tutti, ma che cosa mangiamo? Se non abbiamo questa risposta è ovvio che sceglierò il prodotto che mi fa risparmiare. L’attività di educazione alimentare proposta da Pellegrini, ad esempio, cerca di rispondere a questa esigenza ed è intesa come promozione della cultura alimentare sana e sostenibile, un chiaro esempio di ascolto attivo e circolare.

Oggi i nostri clienti/consumatori hanno bisogno di sentirsi ascoltatati tanto quanto necessitano di soddisfare la propria sete di conoscenza su una tematica importante e delicata come l’alimentazione e il cibo. Promuovere, dunque, modelli comportamentali più sostenibili in relazione all’alimentazione attraverso messaggi mirati che veicoliamo attraverso diversi mezzi di comunicazione, tra i principali: l’applicazione TiRistoriamo.Cloud da dove i nostri commensali possono consultare tutte le informazioni nutrizionali sui pasti che consumano e conoscere i dettagli sulla provenienza e attribuzione dei marchi di tutela dei singoli ingredienti; conferenze e webinar in accordo con i clienti; giornate con nutrizioniste in mensa; la collana dei Libretti dell’Accademia “Vivi Meglio Vivi Sostenibile”, ad oggi composta da 13 titoli e curata con la collaborazione di esperti, ricercatori e docenti di riconosciuta fama nel proprio ambito di competenza professionale; le tovagliette informative da vassoio che promuovono messaggi contro lo spreco alimentare e la sostenibilità domestica.

Tutto questo rappresenta non solo un valore aggiunto al servizio ma stimola a riflessioni più ampie su tematiche come il diritto alla nutrizione, la salute e il benessere, la tutela della biodiversità, la sicurezza idrica e la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Un modello che si completa e concretizza nei temi di qualità e sicurezza nutrizionale, integrandosi nei più ampi concetti di “food security” e di “food safety”, riduzione degli sprechi, economia circolare e impegno per il territorio.

In conclusione posso dire che l’aspetto più appagante del mio lavoro è quello di incidere in modo importante sulla salute delle persone.