Elsa Carparelli

OEM Sales Manager in Schneider Electric per le aree commerciali Centro e Sud.

Ing. Carparelli, ci può raccontare in poche parole in cosa consiste il lavoro di OEM Sales Manager in Schneider Electric?

La Schneider Electric è tra le aziende leader al mondo nella gestione dell’energia elettrica e nell’automazione industriale e io appartengo all’organizzazione commerciale italiana.
L’acronimo OEM sta per Original Equipment Manufacturer; nello specifico ho la responsabilità delle vendite nel mercato dei costruttori di macchine per le aree commerciali del centro e del sud (Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia).
Sono supportata da un team di collaboratori, su tutto il territorio, focalizzati sulle soluzioni tecnologiche all’avanguardia per accompagnare i nostri clienti nella trasformazione digitale che sta caratterizzando l’ultimo decennio.

Quando era piccola cosa sognava di fare da grande? E’ sempre stata portata per le materie STEM?

Durante l’infanzia volevo fare un’infinità di lavori, non necessariamente inerenti alle materie STEM, tra le quali ricordo ridendo: “la stilista” e “la fioraia”.
Ma ricordo perfettamente che a partire dalla scuola elementare è nata in me una grande passione per la matematica, la logica e qualunque materia riuscisse ad entrare in uno schema ben preciso. Probabilmente iniziavo a comprendere di esserne portata perché per me era solo divertimento. Crescendo poi, le materie STEM hanno avuto la meglio.

Cosa l’ha portata a laurearsi in ingegneria elettrica?

Dopo il Liceo Scientifico ero molto indecisa sulla facoltà da scegliere. Le uniche certezze che avevo erano, appunto, le materie scientifiche. Probabilmente il bivio più importante l’ho superato quando ho dovuto scegliere tra la facoltà di Matematica e quella di Ingegneria. Pur temendo di abbandonare le mie certezze, ho scelto la seconda, oltretutto in una specializzazione del tutto nuova per me. La scelta coraggiosa si è rivelata molto stimolante e vincente.

La scuola le ha fornito un orientamento in questo senso? La sua famiglia l’ha sostenuta nella scelta?

A scuola ho avuto degli ottimi insegnanti sia nelle materie scientifiche che umanistiche e, soprattutto al termine del liceo, il loro sostegno mi ha aiutato ad avere una visione oggettiva delle mie capacità.
La mia famiglia mi ha sempre sostenuto, anzi direi spronato. Probabilmente per loro non c’è mai stato nessun dubbio su quella che sarebbe stata la mia strada, e quindi per me è stato naturale percorrerla.

Ci sono barriere secondo lei che generano discriminazione nei confronti delle donne che vogliono entrare o avanzare nelle carriere scientifiche? Nel suo percorso lavorativo, ha mai incontrato difficoltà?

Credo che, per una donna, fare carriera sia complesso. Soprattutto se non si vuole sacrificare totalmente la vita personale.
Io lavoro in una multinazionale che crede nelle competenze, e nel potere della diversità e dell’inclusione per cui credo di essere molto fortunata.
Esistono ancora retaggi del passato, ma col tempo la situazione sta migliorando ed è anche merito delle scuole, delle famiglie, delle aziende pioniere e ovviamente delle donne stesse.

A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne agli studi STEM? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?

Su questo tema non si fa mai abbastanza. Io lavorerei molto sulla comunicazione. Non deve apparire “strano” che una donna sia scienziata, o tecnico. Vorrei che questa diventasse la normalità quanto lo è un uomo che sceglie lettere classiche. Solo così una bambina potrà scegliere liberamente, senza che la società le imponga una scelta tra ciò che appare normale e ciò che è strano.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze italiane che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?

Seguite le vostre attitudini senza paura.
Il talento, la passione e l’impegno non hanno genere. Ci sarà da lavorare, ci saranno delle difficoltà, ma se avete dalla vostra la perseveranza non ci saranno barriere che tengano.