Federica, si è laureata in ingegneria per l'ambiente ed il territorio con 110 e lode all’Università Federico II di Napoli, com’è giunta a questa scelta?
Fin da bambina sono sempre stata molto curiosa. Non buttavo via niente, mi piaceva recuperare vecchi oggetti per crearne di nuovi.
Essendo poi cresciuta a Bagnoli, ho toccato con mano durante l’infanzia la necessità di costruire ciò che serve all’uomo senza alterare l’ambiente in cui viviamo e i suoi equilibri.
Bagnoli è un quartiere di Napoli caratterizzato dalla presenza di un’acciaieria dismessa negli anni Ottanta, l’Italsider, che ha inquinato in modo irreversibile fondali marini e suolo, alterato il paesaggio costiero e reso l’area un Sito Nazionale di bonifica.
Alla fine, quando è stato il momento di scegliere gli studi universitari in vista del mio futuro lavorativo, ho scelto Ingegneria Ambientale per evitare che le attività umane continuassero ad avere sull’ambiente le conseguenze nefaste che ho vissuto nel mio quartiere.
Prima della laurea ha frequentato il Liceo Classico, ha avuto difficoltà durante gli studi universitari di ingegneria o si è sentita penalizzata da questo punto di vista durante l’Università?
No, non ho avuto particolari difficoltà negli studi universitari in ragione della maturità classica da cui provenivo, anzi l’ho sempre visto come un punto di forza importante.
Personalmente non vedo contrapposizione tra materie STEM e discipline umanistiche per la crescita e la formazione dell’individuo.
Io ho sempre amato molto la lettura e la scrittura, passioni che ancora oggi coltivo. Il liceo classico mi ha insegnato il ragionamento analitico, deduttivo e induttivo, che sono fondamentali per muoversi con scioltezza nelle materie STEM. Sul tema suggerisco alle ragazze un libro meraviglioso, “La chiave a stella” di P. Levi, mi ha aiutata a fare ordine tra le mie passioni ed è stato determinante per la mia scelta degli studi di ingegneria.
Dopo la laurea il suo percorso lavorativo l’ha portata in Acqua & Sole, azienda che fin dal 2007 opera nel campo delle fonti rinnovabili e del recupero di rifiuti, dove è Senior Environmental Engineer. Ci può raccontare il suo percorso lavorativo e di cosa si occupa?
La vita è un groviglio di scelte coraggiose, intuito, capacità e fortuna.
Durante gli studi universitari una ricercatrice del CNR mi suggerì di fare per la tesi finale un tirocinio in azienda. L’idea mi piacque molto e così mi ritrovai a collaborare, a 23 anni, con gli eredi del Premio Nobel per la Chimica, Giulio Natta.
Ho trovato un ambiente fertile, che ben si adattava al mio carattere e mi ha sempre valorizzata…e infatti lavoro ancora qui!
All’inizio facevo parte del team di ricerca aziendale, da lì poi le mie attività si sono diversificate, al crescere delle competenze e della maturità umana e professionale. Oggi, oltre a redigere e coordinare i progetti di ricerca e innovazione aziendali, sono responsabile di un team di lavoro che segue “da zero” la nascita di impianti di recupero e gestione di rifiuti oltre che di produzione di energia da fonti rinnovabili: dalla progettazione alla messa a regime, passando per la fase autorizzativa, che in questo settore è molto critica e complessa.
Ha qualche progetto per il futuro? Un sogno nel cassetto?
Mi piacerebbe che per le donne che amano il proprio lavoro e la propria famiglia la vita non fosse così difficile!
Inutile dire che ad oggi in Italia siamo ancora messi male, non solo per i servizi pubblici offerti, ma anche dal punto di vista socio-culturale. Nel mio piccolo spero di dimostrare alle ragazze che incontro lungo la mia strada che comunque la conciliazione è fattibile e che fare un lavoro che ami, che ti appassiona e ti gratifica non ha prezzo, ti dà la forza per spaccare il mondo!
Oggi guida con una collega, l’ufficio tecnico, che comprende ingegneri ambientali e chimici a maggioranza femminile, composto in prevalenza da giovani donne, e per questo vi facciamo in nostri sinceri complimenti. Nella sua esperienza precedente, le è mai capitato di imbattersi in qualcuno dei tanti stereotipi che nel nostro Paese ancora rappresentano un ostacolo per le ragazze che si avvicinano agli studi STEM o che impediscono alle giovani donne di fare carriera in queste professioni? Cosa si potrebbe fare per migliorare le cose?
Di stereotipi, nelle varie fasi del mio percorso, ne ho incontrati a bizzeffe: che le materie STEM conducono a lavori non compatibili con la gestione familiare, che le bambine e ragazze non sono portate per tali materie, che le discipline STEM sono “aride” e poco adatte al genere femminile e che le professioniste sono meno brave dei loro equivalenti maschili. Sono stereotipi “esterni”, ma vengono introiettati e condizionano le scelte e l’autostima in modo subdolo. In tanti anni è stato fatto qualche passo avanti, ma non più di tanto.
Sulla carriera si sconta tanto la fatica che si fa a conciliare la gestione familiare: porta via tante energie e quindi o si fanno i salti mortali per tenere il passo o si rallenta la crescita, inevitabilmente, per come è strutturato mediamente il mercato del lavoro in Italia.
Per migliorare le cose dovremmo avere innanzitutto più insegnanti ed educatori che trasferiscano, senza pregiudizi di genere, fin dall’infanzia, le materie STEM con passione, liberandole da quell’aura di inaccessibilità che sembrano avere nell’immaginario comune!
Avere solide basi in campo STEM ci consente di potenziare al massimo la nostra creatività perché ci fornisce le competenze per interpretare e modificare il mondo che ci circonda, la materia e l’energia.
Poi è indispensabile lavorare, a livello sociale, ma anche individuale, sui modelli socio-familiari: costruire rapporti familiari e di coppia che consentano alle ragazze di esprimersi e crescere, distribuendo in modo più equo il carico della gestione familiare.
Credo che le due cose, l’evoluzione dei modelli familiari e la professionalità delle donne, nelle discipline STEM e non solo, siano inscindibili.
C’è qualche consiglio che si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada, ma hanno ancora incertezze e timori?
Seguite, con determinazione, serietà e testardaggine il vostro istinto, senza farvi condizionare dagli altri: vi guiderà sempre verso la realizzazione dei vostri sogni e desideri.
E poi fate rete. Cercate riferimenti, esempi, modelli positivi, confrontatevi con chi ha vissuto i vostri stessi dubbi e difficoltà. Parlare, chiedere consigli, scambiarsi esperienze, è fondamentale. Non isolatevi mai.