Inventrice di 19 brevetti nel mondo della tecnologia. Direttore Fondazione IBM Italia, Corporate Social Responsability Leader e Master Inventor IBM.
Impegnata nell’orientamento scolastico verso le materie STEM, soprattutto al femminile, con il progetto NERD. È stata membro del Team per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio. Mamma di due figli.
Laureata in informatica oggi ha 19 brevetti, davvero complimenti. Ci può raccontare in poche parole in cosa consiste il suo lavoro in IBM?
Oggi sono uno dei 17 Master Inventor Italiani. Questo riconoscimento è un titolo internazionale IBM che viene assegnato a chi si distingue per il proprio impegno nel campo dell’innovazione per numero di brevetti, per il livello di innovazione espressa nei brevetti e per la missione di portare il valore dell’innovazione nel mondo.
Il mio lavoro in IBM è estremamente affascinante e gratificante. Da sempre ho ricoperto diversi ruoli come Programmatrice , Chief Programmer, Scrum Master, Project Manager, Business Developer, Manager di team di sviluppo, in differenti settori, ma rimanendo sempre nella creazione e realizzazione di progetti digitali innovativi soprattutto basati sull’intelligenza artificiale. L’IBM crede fortemente nel suo impegno nella responsabilità sociale. Questo si traduce nell’adozione di una cultura aziendale che porti i suoi ibmer a divenire IBMVolunteers. Quindi dopo aver passato anni a ritagliare il mio tempo per attività di volontariato mettendo a disposizione passione, energia e competenza ho avuto l’onore di diventare il responsabile della struttura CSR (Corporate Social Responsibility). Questo consiste nel guidare la creazione di progetti probono nel campo del sociale, Formazione e ambiente che hanno l’importante scopo di migliorare la qualità di vita degli altri: NERD (Non è roba per donne), Ptech, Open Ptech, skill build, didattica a distanza ma anche chatbot per supportare i malati del parkison o cancro. Questi alcuni progetti realizzati nell’ultimo anno. Tanti per aiutare a ripartire in piena pandemia. In generale amo dire che abbiamo aiutato nel nostro piccolo a restare al sicuro a casa senza sentirsi soli. Tutti questi progetti sono portati avanti con la forza degli IBMVolunteers, sostenuti e voluti fortemente dall’Amminsrtatore Delegato Enrico Cereda ma soprattutto in collaborazione con grandissime Aziende Partner Banca Intesa Sanpaolo, Cisco, Enel, Angel e tantissime altre.
Quando era piccola cosa sognava di fare da grande? Cosa l’ha portata a scegliere informatica? E’ sempre stata portata per le materie STEM?
Da piccola avevo tre sogni diventare inventrice, mamma e IBMer. Sono un IBMer, inventrice con 19 brevetti e sono mamma di due splendidi ragazzi Gabriele e Matteo
Il mio percorso è stato complesso perché ai mie anni la dislessia non era subito riconosciuta e supportata. Ma sono stata fortunata perché ho avuto un maestro, durante la mia seconda elementare bis, che ha capito il problema ed ha insegnato alla bambina insicura e timida che ero ad esprimere il suo talento nelle materie STEM, trasformata ben presto in una passione smisurata per l’informatica. A casa sono cresciuta con un nonno geniale, non ho avuto un padre ma sono stata premiata dall’avere lui. Mi ha spronata ogni giorno a non arrendermi mai. A tredici anni creavo i miei programmi in Basic passando ore sul Personal Computer comprato a rate da mia madre. Ero talmente convinta della mia passione che sono andata all’università andando a vivere da sola e mantenendomi agli studi all’età di 19 anni. Il giorno della mia laurea è stato uno dei giorni più belli per me, per mia madre, e per mio nonno che ormai cieco e malato aveva voluto effettuare il viaggio per poter essere presente alla seduta di laurea. Forse il ricordo più bello di sempre: Lui li con me quel lontano 16 dicembre. Dopo la laurea, ho vinto due borse di studio a CNR di Genova per poi finalmente essere assunta nella mia azienda ideale IBM....e da quel giorno ad oggi...sembra essere passate solo poche settimane.
Ci sono ancora discriminazioni nei confronti delle donne nelle carriere scientifiche? Nel suo percorso lavorativo, ha mai incontrato difficoltà? Ricorda un episodio?
Ho voluto rendermi la vita facile decidendo di lavorare in un’azienda inclusiva. Ma ammetto che fuori c’è ancora tantissima difficoltà. Un esempio per tutti. Un giorno andai a presentare un progetto innovativo ad una grossa compagnia insieme alla mio team. Eravamo in tre ed io ero l’unica donna. Una volta arrivati nella sala della riunione mi chiesero di accomodarmi in un angolino della stanza lasciando le postazioni principali ai miei colleghi maschi. Ovviamente in quel momento i miei Amici/colleghi temettero una mia reazione, ma li sorpresi accomodandomi al posto meno ambito. Finalmente parte la riunione e qualcuno chiede quando sarebbe arrivato il Master Inventor F.Ferrara. In quel momento mi alzo, e mi paleso. La reazione dell’AD fu: "Ma lei è una donna" risposi con calma "Si, grazie, ne sono a conoscenza" e dopo una breve pausa chiesi con professionalità "Ora possiamo iniziare?". Ma sono tantissimi altri episodi, una volta sono stata più due ore in reception perché avevano dato per scontato che fossi l’assistente del Master inventor Ferrara, per farmi salire in sala riunioni attendevano l’arrivo di un uomo. Fu molto interessante il momento in cui l’assistente del grande capo scese, un po’ scocciato per il ritardo chiedendomi: "ma Ferrara quando arriva" risposi "E’ qui che aspetta da più di un’ora". Quando capisco che sono in "una scena di stereotipo di genere" acquisto pazienza e calma. Lavorai per due ore con il mio pc in una salta d’attesa.
A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne agli studi STEM? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?
Una vita da donna nel mondo STEM, nell’informatica, ha significato investire un mio impegno personale per destabilizzare lo stereotipo di genere che vuole che siano solo gli uomini a essere portati per le materie tecnologiche. Lavorando in questo settore, ho percepito chiaramente che questo stereotipo negli anni non andava migliorando. Insieme a IBM abbiamo avviato uno studio per comprendere quali fossero gli ostacoli e perché fosse cosi vivo questo preconcetto. A sorpresa ci siamo rese conto che il numero ridotto di donne nei lavori digitali e il numero ridotto di studentesse nel campo STEM sono alimentati proprio dal genere femminile. Lo studio ha coinvolto donne di ogni età, da bambine ad anziane provenienti da diversi ambiti e settori professionali. Il risultato che ne è emerso è che siamo proprio noi donne a pensare di non essere portate per le materie STEM. Focalizzandoci sulle ragazze delle scuole superiori è risultato chiaro che noi donne spesso siamo ciò che gli altri si aspettano di vedere. Ci impersoniamo in modelli che hanno limiti nella tecnologia senza neanche provarci, lasciamo che siano gli uomini a installare una stampante in casa, per fare un esempio
Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?
Nel campo delle STEM Le giovani donne hanno bisogno di superare i propri ostacoli, di prendere coraggio e di scoprire che sono capaci di poter avere anche un grande talento nelle materie STEM. Questo non basta dirglielo, bisogna permettere loro di provarlo. Le donne hanno bisogno di scoprirlo da sole, e finché non ci provano, le sole parole non le convinceranno. Con IBM abbiamo lanciato il progetto NERD? (Non è roba per donne?) per diffondere la passione per l’informatica tra le giovani studentesse al fine di orientare le loro scelte universitarie.
Dicevo che da bambina amavo Einstein e Leonardo da Vinci. Ma dopo i 15 anni mi sono ispirata anche a modelli femminili, da Marie Curie ad Ada Lovelace (la prima donna informatica) a tutte le donne che credendo in se stesse sono riuscite a esprimere il loro talento, chiunque anche la vicina di casa ballerina. Tutte quelle donne che non si arrendono, che fanno la differenza in ogni settore. Da una Lady Gaga, a una Samantha Cristoforetti a tutte quelle donne che giorno dopo giorno puntano sul loro talento per costruirsi un futuro. Ed in questo sono assolutamente convinta che Chiara Ferragni insegni che non ci si debba mai arrendere o smettere di impegnarsi per realizzare i propri sogni professionali. Ma per chi già ama queste materie allora il mio consiglio è di non arrendersi mai, di puntare su se stesse e di comprendere che l’unica persona che può fermare chi possiamo diventare siamo solo noi stesse. Personalmente non ricordo tutti i libri che ho letto, tutti i progetti che ho creato, tutti i problemi che ho affrontato e tutti gli ostacoli che ho superato ma mi hanno resa quella che oggi sono.