Francesca Negrello

POSTDOCTORAL RESEARCHER IIT. PROGETTISTA PRINCIPALE DEL ROBOT WALK-MAN.

Francesca Negrello, 30 anni, Postdoctoral Researcher all’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), PhD in Robotica e Laurea in Ingegneria Meccanica. Progettista principale del robot umanoide WALK-MAN, nel 2015 ha partecipato alla Darpa Robotic Challenge in California, una competizione internazionale in cui i robot dovevano svolgere varie attività in un ambiente ispirato a quello post-disastro nucleare di Fukushima. Nel 2017 è stata premiata come giovane innovatrice nel contest promosso dall’MIT Technology Review Italia (TR35).

L’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) è una fondazione che fa capo a MEF e MIUR per lo svolgimento di attività di ricerca scientifica di interesse generale, per lo sviluppo tecnologico del Paese –
https://youtu.be/nieE2xJU2Ykhttps://video.repubblica.it/tecno-e-scienze/usa-walk-man-l-umanoide-italiano-alle-olimpiadi-dei-robot/203485/202557

Francesca, ci può spiegare a grandi linee di cosa si occupa?

La mia attività di ricerca è nel campo della Soft Robotics. L’obiettivo è sviluppare robot umanoidi, e non, capaci di interagire con l’ambiente e le persone. Un esempio è rappresentato dai CoBot, i cosiddetti robot collaborativi, che un domani ci aiuteranno a svolgere le attività fisicamente gravose negli ambienti di lavoro e, perché no, anche a casa.

Quando era piccola cosa sognava di fare da grande? E’ sempre stata portata per le materie STEM?

Da bambina volevo fare l’archeologa, quello che mi affascinava maggiormente era il lavoro di ricerca che attraverso i reperti e lo studio delle fonti storico-culturali portava ad approfondire la conoscenza della storia dell’umanità.

La passione per la storia è sempre stata accompagnata da quella per la scienza e la tecnologia, non a caso uno dei miei libri preferiti era quello che spiegava il funzionamento della locomotiva a vapore.

La sua famiglia l’ha sostenuta in questo?

Mi ritengo molto fortunata, i miei genitori hanno sempre stimolato la mia curiosità e le mie passioni senza condizionamenti di alcun genere.

Inoltre in casa, ed in particolare con mio papà, è possibile dialogare su qualsiasi argomento, scienza, arte, astrofisica, filosofia e musica solo per citarne alcuni. Se ho avuto fin da piccola un’apertura al mondo a 360 gradi lo devo a loro.

Qual è stato il suo percorso di studi? Come è arrivata alla laurea in ingegneria meccanica e alla ricerca nel campo della robotica?

L’idea di fare ingegneria è venuta dopo. Finite le medie ho deciso di fare il liceo Classico, intuivo che avrei continuato in ambito scientifico ma non volevo rinunciare allo studio del greco, non solo come lingua ma come possibilità di approfondire una cultura che ha avuto tanta influenza nella storia.

La scelta dell’università non è stata banale, mi sono chiesta se preferissi studiare per sviluppare nuove conoscenze teoriche o studiare come applicarle per sviluppare qualcosa di nuovo. Ho scelto la seconda. La robotica da questo punto di vista è una delle grandi sfide del nostro tempo.

Quali sono le doti che le hanno permesso di riuscire? Come è riuscita ad affermarsi in questo mondo tutto sommato ancora molto “maschile”?

In questo lavoro, oltre alla preparazione, occorrono tanta passione, determinazione e voglia di mettersi in gioco. Inoltre, non mi sono mai fatta definire dai preconcetti che, anzi, probabilmente mi hanno spinta a dare di più. Per questo ho sempre avuto la stima dei colleghi in ogni ambito che ho frequentato.

Ci sono barriere secondo lei che generano discriminazione nei confronti delle donne che vogliono entrare o avanzare nelle carriere scientifiche? Nel suo percorso lavorativo, ha mai incontrato difficoltà? Ricorda un episodio?

Inutile negare che esista una disparità di fondo. Spesso si tratta di pregiudizi impliciti la cui espressione non è nemmeno del tutto cosciente, e che nel rapporto inter-personale vengono meno.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?

Seguite le vostre passioni con determinazione, in questo modo anche la fatica diventerà un potente catalizzatore. Non abbiate paura di essere voi stesse, la diversità porta sempre un contributo positivo.