Gabriella Greison

Fisica, Scrittrice, Giornalista, Performer Teatrale

Quando era piccola cosa sognava di fare da grande? È sempre stata portata per le materie STEM?

Quando ero piccola mi facevo le grandi domande sul perché avvengono le cose. Mi guardavo intorno e non smettevo un attimo di chiedermi i 'perché'. Nessuno mi sapeva dare risposte esaurienti. Pensa che, invece, quando ero piccolissima sognavo ancora più in grande: andavo in giro dicendo che volevo dare il nome ad una via, o fare il Papa. Crescendo ho tenuto per buono solo il primo slancio, quello che mi faceva cercare continuamente il modo di rispondere alle grandi domande, e così mi sono iscritta a Fisica all'Università. La facoltà di fisica mi ha dato le chiavi per aprire i cassetti e cercare le risposte. Ho capito che ero portata per le materie STEM da me, non me lo ha detto nessuno. Sempre da piccola smontavo e rimontavo tutti gli oggetti che trovavo in casa, ed ero affascinata dai grandi scienziati del passato. Avevo un libro con le biografie di Newton, Galileo e Einstein, le leggevo e rileggevo. Da grande, da studiosa, sono diventata un'esperta proprio delle vite dei fisici del XX Secolo, quelli che hanno creato il nostro mondo. E di fisica quantistica.

Si è laureata in fisica, cosa l’ha portata a scegliere questo corso di studi? La scuola le ha fornito un orientamento? La sua famiglia l’ha sostenuta nella scelta?

Non sono stata sostenuta da nessuno, al liceo nessuno ti dice cos'è veramente Fisica, lo capisci sono quando sei dentro l'Università. La mia famiglia in particolare non era neanche a conoscenza di questa mia ossessione nel cercare di capire le cose che mi circondano. Il 'fare da me' è stata poi una costante nella mia vita. Inoltre, prima di iscrivermi a Fisica mi venivano rivolti tanti luoghi comuni o frase fatte, e questa cosa non faceva altro che farmi nascere una voglia di cambiare le cose: mi dicevano 'sei così bella perché vuoi fare Fisica?'. Capite quanti errori ci sono dentro questa frase? Me la dicevano in tanti. E viene detta ancora oggi, alle nuove generazioni. Oppure dicevano 'non ci sono ragazze a Fisica, vuoi andare lì per trovare marito?'. Capite l'assurdità? La facoltà di Fisica era lo 'svago' dei maschi nel XIX Secolo, e ancora oggi qualcuno lo dice. Una volta entrata a Fisica poi mi sono accorta che non era così, naturalmente. E una volta dentro valeva solo il merito. Dopo l'Università sono andata a Parigi e ho lavorato due anni all'Ecole Polytechnique, sotto la guida dello chief Francois Amiranoff, che ancora oggi mi segue e sostiene a distanza, sui social ad esempio. All'Ecole Polytechnique ho trovato un ambiente internazionale che mi ha fatto crescere, e capire tutto quello che volevo realizzare nella vita. Per questo invoglio tutti i giovani a partire, dopo la laurea, e specializzarsi all'estero.

Dai suoi libri sulla fisica trae gli spettacoli teatrali che porta in scena lei stessa. Da studiosa è diventata “la rockstar della fisica” (Corriere della Sera), “il volto rivoluzionario della scienza in Italia” (GQ). Come è nata questa sua metamorfosi? Questo dimostra che le materie STEM non sono aride, ma sono creative?

Ho creato io stessa un mio percorso. Ho creato una mia narrativa da dare alla fisica. Ho studiato, non mi sono improvvisata in niente. Volevo scardinare le regole rigide del sistema, e l'ho fatto creando qualcosa che non c'era. È stata l'unica maniera. Prima di riuscirci ho passato l'inferno. Tanti no, tante porte chiuse, tante frasi del tipo “abbiamo sempre fatto così” oppure “mettiti in coda”. Queste due frasi sono la rovina del nostro Paese. Scappate se sentite queste frasi, andate solo dove potete fiorire. Così ho fatto io.

Ci sono barriere secondo lei che generano discriminazione nei confronti delle donne che vogliono entrare o avanzare nelle carriere scientifiche? Nel suo percorso, ha mai incontrato difficoltà?

Sì, ci sono barriere. Io le sto abbattendo, con i miei lavori, con la mia presenza, con quello che faccio. Ma ce ne sono ancora. I pericoli arrivano quando i maschilismi sono nascosti, non sono palesi, sono mascherati. Sono i più difficili da stanare. Ho incontrato tante difficoltà, e vengo attaccata, ma io non dò minimamente peso a queste cose. Vado avanti, io sto correndo, e la corsa la faccio solo su me stessa. È l'unica maniera per fare le cose. Altrimenti ti perdi a rispondere, usi il tuo tempo per rispondere, e diventi come loro. Altrimenti le energie finiscono. Il mio tempo invece lo uso tutto per creare. Faccio arte. Sono un'altra cosa.

A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne agli studi STEM? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?

In Italia ora è diverso rispetto a quando io dovevo scegliere che facoltà fare. Ora c'è un reticolo, ci sono persone che indicano la rotta, c'è un sistema che sorregge, c'è la consapevolezza. Oggi io vengo vista da migliaia di ragazze come riferimento, me lo dicono nelle email che mi mandano e nel sostegno che mi danno sui social o a teatro dal vivo. Le ragazze si iscrivono a Fisica e me lo dicono, dicono che lo hanno fatto grazie a me. Dopo un mio intervento a Padova due anni fa, nell'aula Magna dell'Università, dove c'erano due scuole superiori, i professori mi hanno detto che l'80% delle ragazze si sono iscritte a facoltà STEM. Capite che straordinaria conquista? Con piccoli gesti faccio capire che le cose ora sono diverse, ma servono gesti, azioni visibili, tipo io salgo sulla cattedra quando mi invitano nelle Università. Se poi il risultato è +80% di iscritti a facoltà scientifiche, capite che ho vinto?
Discorso diverso sono le aziende. Ci sono grandi aziende italiane che hanno creato percorsi e sostegni STEM di grande pregio, io stessa le sostengo. Sono molto felice quando vengo invitata nelle aziende a parlare a trovo così tanto lavoro già avviato. Sono i singoli che cambiano il mondo. Tutti insieme stiamo facendo un grande lavoro.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?

Che le materie STEM non vedono l'ora di averle. Hanno già la strada spianata. La spinta è già stata data.