Elisabetta Conte

FISICA, GLOBAL ACCOUNT MANAGER & HEAD OF SALES DIGITAL INDUSTRIES - NORD OVEST SIEMENS

Cosa l’ha portata a laurearsi in fisica?

Ho frequentato il Liceo Classico anche se le materie che mi piacevano di più erano le materie scientifiche, in primis Matematica e Fisica. Ho sempre avuto una grandissima facilità nel comprendere e studiare queste materie e la scelta di iscrivermi a Fisica nasce dal suggerimento del Preside della Commissione di Maturità che mi consigliò “fortemente” di iscrivermi a Fisica alla Normale di Pisa, dove lui insegnava.

Quando era piccola cosa sognava di fare da grande? E’ sempre stata portata per le materie STEM?

Quando ero al liceo non avevo un’idea chiara del mio futuro lavorativo: amavo anche la Filosofia, la Psicologia, la Letteratura Italiana ed ho sempre dedicato molto tempo alla lettura. La scelta di studiare Fisica è subentrata in un secondo tempo legata soprattutto alla passione per la materia e al desiderio di scoprire le frontiere della conoscenza.

Ritengo inoltre che la preparazione umanistica del liceo classico, e successivamente quella economico-commerciale avuta nel percorso presso l’INSEAD di Fontainebleau, siano stati elementi fondamentali della mia formazione, assieme alla laurea in Fisica. Il mio lavoro richiede di occuparsi non solo di aspetti tecnico-scientifici, ma anche di gestione delle risorse, di organizzazione, di pianificazione, di profittabilità, ecc..

La scuola le ha fornito un orientamento in questo senso? La sua famiglia l’ha sostenuta nella scelta?

Ho avuto un’ottima insegnante di Matematica e Fisica, che sicuramente mi ha avvicinato con semplicità a materie che, soprattutto al liceo classico, i più ritenevano incomprensibili. Mio padre era Ingegnere Meccanico-Navale per cui la mia scelta di fare una facoltà scientifica era in linea con la cultura di famiglia.

La mia famiglia mi ha sempre sostenuto anche quando la mia crescita professionale, i viaggi di lavoro internazionali e la flessibilità di orario richiesta dal mio ruolo erano in conflitto con le esigenze dei miei figli ancora piccoli. Il loro appoggio materiale e psicologico mi ha molto aiutato e sono grata ai miei genitori e a mio marito per avermi supportato e sostenuto nei momenti più difficili.

Cosa l’ha portata a raggiungere poi in Siemens la posizione di Global Account Manager per il gruppo FCA oltre ad essere anche Head of Sales Digital Industries dell’area Nord Ovest?

Ho lavorato per parecchi anni, all’inizio della mia attività professionale in IBM, azienda che è un’ottima scuola di management e che mi ha sempre fornito le stesse opportunità di carriera offerte ai colleghi maschi, facendo della “Equal Opportunity” un punto di forza.

Quando sono arrivata in Siemens avevo acquisito la consapevolezza delle mie capacità e la sicurezza di poter competere alla pari con i colleghi. Nel mio ruolo di Corporate Account Manager mi occupo di sviluppare il Business tra Siemens e FCA a livello globale, in un ambiente, quello Automotive, che è tipicamente maschile. Anche in Siemens ho trovato un ambiente favorevole alla crescita delle “diversity”; in entrambi i ruoli che ricopro, sia a livello internazionale che a livello italiano, come Direttore Vendite Digital Industries, ho sempre rilevato massima stima rispetto alle competenze ed alle capacità, senza alcun pregiudizio sul fatto di essere donna.

Ci sono barriere secondo lei che generano discriminazione nei confronti delle donne che vogliono entrare o avanzare nelle carriere scientifiche?

Dal mio punto di vista le principali multinazionali non hanno preclusioni verso le “diversity” e la leadership al femminile è ormai un dato di fatto. Rimangono però ancora alcuni scogli culturali: la competenza di una donna in certi ambiti deve essere superiore a quella di un collega maschio nello stesso ruolo, bisogna dimostrare equilibrio, capacità di lavorare in team, autorevolezza ed anche ovviamente autostima, punto dove a mio parere le donne possono ancora crescere.

A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne agli studi STEM? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?

Anche in base alla mia esperienza personale, il problema non è durante gli studi universitari e nei primi anni di lavoro, dove le donne non hanno nessuna difficoltà a tenere testa o addirittura ad essere più brave di un uomo. I veri problemi iniziano quando la donna deve bilanciare le esigenze della famiglia con figli piccoli, con un’attività lavorativa impegnativa in termini di orari e spostamenti, dove un uomo, nella stessa situazione, spesso non ha nessun vincolo.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?

Mi sono laureata in Fisica con facilità proprio perché amavo la materia e suggerisco sempre ai giovani di seguire le loro vocazioni. In famiglia mi chiamano “problem solving”: gli studi scientifici educano ad analizzare ogni contesto in base alle complessità, segmentandone ogni componente e cercando di trovare una possibile soluzione, senza dimenticare di osservare il contesto da vari punti di vista. Che sia un’equazione, una trattativa con un cliente o una situazione critica, chi ha una preparazione scientifica possiede, nel suo bagaglio culturale, gli strumenti necessari per analizzarne tutte le sfaccettature e trovare una soluzione.