Premio ITWIIN 2020: “Migliore Inventrice”
Per le sue invenzioni che coniugano tecnologia, arte e bellezza, incentivando la cultura dell’osmosi. In particolare per il Metabook multimediale per rappresentazioni di opere creative e / o artistiche in formato cartaceo e un supporto per rappresentazioni di opere creative digitali in formato elettronico.
Ci può raccontare in poche parole qual è stato il suo percorso di studi e di cosa si occupa?
Ho seguito in percorso di studi con impronta scientifica: Maturità scientifica e Laurea in Ingegneria Elettronica Sistemi Organizzativi presso il Politecnico di Milano. La mia formazione ha seguito l'attività lavorativa sostenuta dalle aziende per cui ho lavorato, con corsi di specializzazione nell'ambito della Qualità in Etnotean, Change Managment, in Oracle ed è continuata anche quando ho iniziato a fare l'imprenditrice investendo sempre nell'ampliamento delle mie conoscenze con la certificazione RINA di Temporary Manager e la formazione nella progettazione di prodotti servizi nell'area culturale/sociale con logiche partecipative con Ripensarte
Lo studio non deve mai finire e non dove essere realizzato solo in una logica di specializzazione. Sono un'imprenditrice e sviluppo, nella Start Up innovativa Ripensarte, progetti che coniugano arte, tecnologia e bellezza. Sosteniamo la cultura dell'osmosi coniugando tradizione con innovazione, tecnologia con arte, fisicità con virtualità.
Quando era piccola cosa sognava di fare da grande?
Non ho mai sognato di fare una professione specifica, ma ero certa che qualcosa avrei fatto. Sicuramente una professione a tempo pieno, vedevo il part time come una rinuncia delle donne a svolgere una professione in modo equiparato a quella di un uomo.
Cosa l’ha portata poi a scegliere un corso di studi STEM?
Vengo da una famiglia dove lo studio scientifico era l'unica vera manifestazione di cultura e la laurea non era un obbiettivo ma una cosa scontata. Genitori laureati, 3 nonni pure laureati, tutti in ambito scientifico, in particolare una nonna laureata in Ingegneria negli anni ‘20.
La scelta della Facoltà non è stata tanto per interesse in merito ai contenuti ma dettata dal dover dimostrare in famiglia che avrei potuto fare qualsiasi cosa, inoltre, avendo un indole molto destrutturata e creativa ho riconosciuto la necessità di imparare un metodo e Ingegneria mi pareva perfetta.
La scuola le ha fornito un orientamento? La sua famiglia l’ha sostenuta nella scelta?
La famiglia ha pagato tutta la mia formazione ma non posso dire che mi abbia dato un orientamento specifico nel scegliere quale area STEM affrontare. Sicuramente mi ha fornito un forte sostegno nella determinazione all'ottenimento del risultato. Lo studio era finalizzato a se stesso. Il lavoro e la professione erano un'altra cosa, visto sempre in secondo piano rispetto al fatto che bisognava costruire una famiglia.
Ci sono barriere secondo lei che generano discriminazione nei confronti delle donne che vogliono entrare o avanzare nelle carriere scientifiche, diventare imprenditrici?
Per quanto riguarda la carriera scientifica non saprei dire, sicuramente la donne debbono avere competenze molto maggiori degli uomini a parità di risultato. Diciamo che una donna deve guadagnarsi la credibilità, l'uomo la deve mantenere...Forse essere imprenditrici è più facile da un certo punto di vista, perché il ruolo non è discutibile…e viene confermato nella operatività di tutti i giorni. Un mio capo mi ha insegnato che se volevo autorevolezza dovevo diffondere tutto quello che sapevo e continuare a far crescere le mie competenze, gestendo al meglio la mia incompetenza. Mi è mancata un riferimento femminile nelle attività che ho svolto, ho avuto delle colleghe con le quali ho collaborato sempre bene
Nel suo percorso lavorativo, ha mai incontrato difficoltà?
Tante, un mio capo mi diceva “in un progetto che va bene non impari nulla, in uno che va male tante cose”.
Ricorda un episodio?
A capo di un progetto per la definizione dei criteri di accettazione del sw per una acciaieria in Iran, durante la guerra del Golfo; oppure la realizzazione di sistemi informatici sw con applicativi Oracle non localizzati, senza libro giornale o con arrotondamenti matematici...o ancora migliorare la cutomer satifaction quando l'evasione degli ordini non superava 30% di copertura ed ora... passare da contenuti strategici alla operatività più banale.
A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per aiutare le giovani donne ad intraprendere studi STEM? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?
Non credo che il problema di genere sia a livello di studio. Il problema è nel mondo del lavoro, mancano le infrastrutture, nidi, asili....inoltre a livello di impresa la maternità è vista come un problema....bisogna cambiare paradigma
Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?
Investire sulla conoscenza ad ampio raggio, musica e chirurgia, pittura e matematica, antropologia e gestione del personale, anche se uno è specializzato deve sempre conoscere altro per attivare il pensiero laterale fuori dagli schemi convenzionali.