Gentile Irene, si è laureata in Farmacia e poi Drug Discovery & Pharma Management. Com’è giunta a questa scelta? E’ sempre stata portata per le materie STEM fin da piccola? Cosa sognava di fare “da grande”?
Ricordo che da piccola sognavo di diventare restauratrice di opere d’arte o architetto; avevo un’indole artistica e creativa. E’ poi al liceo classico che paradossalmente ho scoperto la mia passione per la biologia molecolare e la chimica (paradossalmente, perché si potrebbe pensare che il liceo scientifico sia il luogo dove appassionarsi a queste materie). La professoressa di Scienze ci raccontava non solo della teoria ma anche delle storie degli scienziati e soprattutto delle scienziate e ci suggeriva letture estive per approfondire. Per me, in particolare, comprendere il funzionamento delle cellule, le proteine, i recettori, gli enzimi, il DNA, eccetera, è stata la scintilla che ha innescato la passione che ha orientato le mie scelte di carriera. Ho scelto Farmacia perché offriva il connubio perfetto tra la biologia molecolare / la chimica e il fine terapeutico e di cura. Mi alimentava una grande curiosità di capire com'è possibile che dopo avere inghiottito una semplice compressa si possa guarire dalla malattia.
La scuola le ha fornito un orientamento in questo senso? La sua famiglia l’ha sostenuta nella scelta?
La mia famiglia ha sempre sostenuto le mie scelte e in generale i miei studi.
Al liceo sono stata fortunata perché il professore responsabile dell’orientamento mi diede l'opportunità di visitare un’azienda farmaceutica della zona; grazie a quella esperienza ho iniziato già a “sbirciare” nel mondo dello sviluppo di nuovi farmaci. A parte questa esperienza però, devo dire che in generale la reazione alla mia scelta di iscrivermi a Farmacia era di disappunto: ci si aspettava che, come tutti gli studenti “più bravi”, io provassi il famigerato test di Medicina. (E anche la mia volontà di trasferirmi per studiare a Pavia invece che fare da pendolare nella più vicina Milano era vista con perplessità.) Sintomi di una mentalità collettiva poco aperta e coraggiosa…Comunque, forte del supporto dei miei genitori, io sono rimasta fedele al mio piano perché sapevo di non avere la vocazione per la professione medica e preferivo contribuire all’aspetto terapeutico da un punto di vista diverso.
Durante gli anni all'Università di Pavia è stata alunna di un collegio di merito. Che ruolo ha avuto il Collegio nel suo percorso personale e professionale?
Sono orgogliosa di essere stata alunna del Collegio Universitario di merito Santa Caterina da Siena a Pavia. Da studentessa di area STEM, devo innanzitutto menzionare la borsa di studio per studentesse di area biomedica che ha coperto la mia permanenza in Collegio (vitto e alloggio) per tutti i 5 anni. E il Collegio non è stato solo un luogo dove concentrarmi sui miei studi scientifici - per fortuna! In Collegio ho avuto l'opportunità di coltivare altri interessi: dal volontariato in carcere e sui campi confiscati alla mafia, allo studio della lingua inglese, dagli sport al canto corale. Ognuna di quelle esperienze era condivisa con le altre studentesse in uno spirito davvero comunitario, che in un certo senso mi ha anche preparato alla dimensione collettiva del lavoro in azienda in un team internazionale.
Il Collegio mi ha offerto anche l’accesso diretto a studentesse più grandi con cui confrontarsi e ricevere consigli preziosi non solo sugli studi ma anche sulla carriera. Tutt’oggi credo che questo ‘fare rete’ sia un valore inestimabile per tutte noi e cerco di promuoverlo in veste di membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Alunne del Collegio.
Dopo la laurea è partita per il Regno Unito. Oggi è Manager Regulatory Affairs Strategy del Gruppo Alnylam Pharmaceuticals. Ci può descrivere il suo percorso professionale e di cosa si occupa? Ha qualche progetto per il futuro?
Dopo la laurea all'Università di Pavia, mi si è presentata una grande opportunità che ha cambiato la mia vita: la rettrice del Collegio mi ha incoraggiato a candidarmi per la Ermenegildo Zegna Founder’s Scholarship, un progetto dell’azienda Zegna volto a finanziare la formazione post lauream all’estero di un numero limitato di italiani promettenti. Così ho fatto domanda e ho passato la selezione. Grazie alla scholarship, sono potuta venire a Londra e ottenere un Masters of Science in Drug Discovery and Pharma Management alla prestigiosa University College London (UCL). è stato il trampolino di lancio: ho arricchito il mio bagaglio conoscitivo di nozioni e skills direttamente applicabili nell’industria ed ho beneficiato di una rinnovata self-confidence ed energia.
Dopo l’anno a UCL, un internship mi ha portato ad Alnylam, un’azienda biotech medio-piccola leader nel settore dei farmaci a base di RNA interferente con headquarters negli USA ma sedi in tutto il mondo. Da quattro anni continuo a vivere a Londra e lavoro ad Alnylam, crescendo da Intern a Manager di Regulatory Affairs Strategy. Il mio ruolo si pone come ponte “tra la scienza e le leggi”: nel mio team sviluppiamo strategie per interagire con le autorità regolatorie del farmaco in tutto il mondo (oggi mi occupo di Unione Europea, Regno Unito, Australia e Svizzera) su svariati temi, ad esempio il design di un trial clinico, l’ottenimento dello status di farmaco orfano, l’approvazione di un nuovo farmaco, eccetera. Abbiamo un ruolo integrato nel team con esperti di varie funzioni (dai medici e farmacologi al commerciale, dal manufacturing ai tossicologi) e insieme portiamo avanti lo sviluppo di nuovi farmaci. Ho ancora tanto da imparare e, per ora, il mio progetto è di diventare esperta in questo ruolo!
Nel suo percorso di studi o nella sua carriera, ha incontrato difficoltà in quanto donna?
Non credo di avere incontrato difficoltà specifiche in prima persona, e questo è stato grazie proprio…alle donne che ho incontrato lungo il mio percorso!
La prima è stata mia madre che ha sempre sostenuto le mie aspirazioni. Poi, le professoresse a scuola e all'università, la rettrice e le altre alunne del Collegio. Ora, sul lavoro, le colleghe fino alla CEO dell’azienda che anche lei è donna. In breve, la solidarietà e il role-modelling sono state fondamentali, perché ti vedi rappresentata e capisci che "è possibile".
Secondo lei, nel nostro Paese esistono ancora barriere che impediscono alle ragazze di avvicinarsi agli studi STEM o alle giovani donne di fare carriera in queste professioni? Cosa si potrebbe fare per migliorare le cose?
Domanda da un milione di dollari!
Per quanto riguarda l’orientamento agli studi universitari, credo che il livello delle attività di orientamento sia ancora molto disomogeneo e ciò può essere una barriera. Però conosco Futurely per esempio, un’azienda start-up (fondata da donne tra l’altro) che si sta adoperando per offrire un supporto all’orientamento.
Per quanto riguarda il mondo del lavoro, come ci mostrano le statistiche esistono ancora delle barriere nonostante grandi passi avanti. Sono molto felice di venire a conoscenza del progetto STEAMiamoci e credo che questo sia sicuramente un passo nella giusta direzione. Dobbiamo “farci vedere” dalle più giovani, dare l’esempio, e fare rete tra di noi per spingere ancora di più il cambiamento mettendo le nostre priorità nell'agenda delle aziende e istituzioni in cui lavoriamo.
C’è qualche consiglio che può dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada ma hanno ancora incertezze e timori?
Direi ‘go for it’! Prima di tutto, non abbiate timore di costruire un percorso che sia veramente vostro, a costo di deludere qualcuno. Siate curiose ed esplorate culture diverse, se potete. E infine, cercate role models femminili e create rete con le donne intorno a voi.