Ivana Pibiri

Ricercatrice e Professore Associato di Chimica Organica presso il Dipartimento STEBICEF dell’Università di Palermo.

Gentile Ivana si è laureata in Chimica all’Università di Palermo con un Dottorato di Ricerca nella stessa Università. Com’è giunta a questa scelta? E’ sempre stata portata per le materie STEM fin da piccola? La scuola le ha fornito un orientamento? La sua famiglia l’ha sostenuta nella scelta? Ci può descrivere il suo percorso di studi?

Sono passati molti anni dalla scelta del percorso di studi, da ragazza ho avuto sempre una particolare propensione verso le materie scientifiche, la matematica soprattutto, avevo una mente matematica. Andavo bene a scuola un po' in tutte le materie, e scegliere cosa fare nella vita è stato un momento difficile per me. Avendo diverse passioni ero molto indecisa sulla scelta, passavo da Archeologia a Scienze Politiche, da Architettura ad Economia, fino a quando ho cercato di orientarmi su qualcosa che potesse offrirmi di spaziare nella scelta del lavoro futuro e Chimica mi è sembrata molto aperta come scelta. In effetti mi affascinava la ricerca in campo medico come ricercatrice mi vedevo esattamente come sono oggi, anche se all’inizio il mio percorso di ricerca è stato molto vario. Di una cosa ero sicura, volevo fare un lavoro che mi permettesse di viaggiare e così è stato, viaggio molto per convegni e ho trascorso un anno in Inghilterra durante il dottorato e altri due brevi periodi successivamente. Sono convinta che fare esperienze lavorative all’estero arricchisca non solo il curriculum ma soprattutto l’esperienza professionale e umana.
La mia famiglia mi ha sempre sostenuto nelle scelte ed incoraggiato, la scuola negli anni 80 e 90 non offriva molto sull’orientamento all’Università, e a dirla tutta non c’era neanche internet per cui si cercavano informazioni sulle guide dello studente cartacee, sui giornali come il sole 24 ore.
Ho capito fin dalle prime lezioni di primo anno che quel corso di studi era fatto per me, i docenti erano preparati, noi studenti eravamo pochi e seguiti bene. Anche oggi il corso di Laurea in Chimica, pur essendo cambiato, offre molte prospettive.

Come ricercatrice dal 2005 studia nuovi materiali funzionali e molecole bioattive, autrice di oltre 80 pubblicazioni scientifiche. E’ impegnata nell’ambito della Medicina di Precisione, e per i successi ottenuti di recente è stata eletta tra le vincitrici del XV Premio ITWIIN come migliore innovatrice per il suo importante contributo nello sviluppo di tecnologie innovative per il trattamento di patologie genetiche, tra cui la fibrosi cistica e altre malattie rare. Ci può descrivere il suo percorso professionale e di cosa si occupa in questo momento? Ha qualche progetto per il futuro?

Subito dopo la laurea ho cominciato a lavorare in un laboratorio di analisi chimiche, ho fatto supplenze alle scuole superiori, ma già durante la tesi mi ero appassionata al mondo della ricerca così ho partecipato al concorso di Dottorato di Ricerca e vinto una borsa di studio. Da quel momento, nonostante mi si offrissero altre possibilità di lavoro, ho scelto di proseguire sulla strada della ricerca. Non è un lavoro che ripaga in termini economici, ma appaga ottenere risultati, pensare alle soluzioni di problemi, progettare gli esperimenti da fare, portare i propri risultati ai convegni e scambiare idee con altri ricercatori, trovare punti di incontro. Ecco è un lavoro che non annoia mai.
Pur facendo da tempo ricerche nell’ambito di nuovi materiali funzionali, negli ultimi 10 anni mi sono appassionata e ho dedicato tutti i miei sforzi alle molecole bioattive e alla medicina di precisione. Mi occupo in particolare di individuare molecole che agiscano sul ripristino della sintesi proteica quando questa è interrotta dalla presenza di mutazioni nonsense. Le mutazioni nonsense sono mutazioni genetiche responsabili di una percentuale di diverse malattie rare. Mi occupo della sintesi di queste molecole ma il lavoro di ricerca è multidisciplinare, per cui progetto ed organizzo i vari passaggi insieme ad un team di ricercatori, che vanno dal design molecolare ai test in vitro ed in vivo. Si cerca anche di studiare per capire il meccanismo di azione di queste molecole nella correzione del difetto genetico.
Il progetto futuro è dimostrare la attività delle molecole da noi individuate su diverse patologie genetiche dovute a mutazioni nonsense (distrofia muscolare, coroideremia, Immunodeficienza Primaria, Sindrome di Fabry, e tante altre, nonchè alcune forme di cancro.

Tra i tanti impegni è Professore Associato di Chimica Organica presso il Dipartimento STEBICEF dell’Università di Palermo. Ha quindi una profonda conoscenza dei giovani. Secondo lei nel nostro Paese esistono ancora barriere che impediscono alle ragazze di avvicinarsi agli studi STEM? Cosa si potrebbe fare per migliorare le cose?

L’insegnamento è una parte del mio lavoro. Tengo attualmente due corsi universitari (Chimica dei Materiali Organici per la Laurea Magistrale in Chimica e Chimica Organica degli Alimenti per la Laurea Magistrale in Scienze dell’Alimentazione). Oggi moltissime ragazze intraprendono questi percorsi, nelle mie classi c’è una prevalenza di donne, per cui sono convinta che non ci siano più i limiti di una volta e anzi devo dire che già queste barriere erano superate per la mia generazione. Cosa diversa è il mondo del lavoro, mentre da studente non ci sono barriere di genere, il mondo del lavoro purtroppo è ancora piuttosto maschilista, le donne devono faticare il triplo per ottenere lo stesso successo e spesso le donne sono ancora sottovalutate.

Ha qualche consiglio per le ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada ma hanno ancora incertezze e timori?

Potrei dire che se si ha qualche passione nella vita, questa và inseguita e coltivata, qualsiasi essa sia. Che se si sceglie di fare ciò che si ama ci si sente appagati e mai stanchi del proprio lavoro, nonostante le difficoltà da superare.