Lidia Pieri

Amministratore Delegato di Sibylla Biotech

Dott.ssa Pieri, Lei è Amministratore Delegato di Sibylla Biotech, società spin-off dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), che ha raccolto oltre 2,4 milioni di investimenti. Abbiamo letto che si occupa di drug discovery e impiega potenti algoritmi sviluppati dalla fisica teorica, ci può raccontare di cosa si tratta?

Sibylla è una start up innovativa fondata nel 2017 come spin-off dell’INFN e delle Università di Trento e Perugia. I founders di Sibylla vengono da ambiti scientifici molto diversi, che solitamente non si parlano, come la fisica teorica e la biologia molecolare, passando per la chimica farmaceutica. Questa multidisciplinarità è il cuore di Sibylla. Identificare nuovi farmaci è un progetto estremamente complesso, e per innovare in campi complessi bisogna uscire dalla posizione di confort, bisogna pensare in modo divergente, unire percorsi ed eccellenze diverse verso un unico scopo, che in questo caso può salvare milioni di vite. I founders hanno messo a punto un metodo pionieristico di Drug Discovery, che si applica cioè alla ricerca e progettazione di nuovi farmaci, efficaci contro malattie ad oggi incurabili. A differenza dei metodi di ricerca tradizionali, Sibylla si avvale della possibilità di poter simulare per la prima volta e con livello di risoluzione atomica, il percorso di folding di proteine grandi e biologicamente rilevanti. Le proteine, che sono gli operai del corpo umano e che in caso di malfunzionamento possono causare danni all’organismo, sono prodotte nella cellula come una catena lineare di amminoacidi. Nell’ambiente cellulare queste catene si ripiegano su loro stesse, acquistando una forma tridimensionale che permette loro di assumente la funzione biologica. Questo ripiegamento è il processo di folding. Gli algoritmi da noi impiegati hanno utilizzato metodi matematici sviluppati per la meccanica quantistica ed hanno permesso un eccezionale progresso nella capacità di calcolo. Tuttora, calcoli di folding di proteine di centinaia di aminoacidi richiederebbero centinaia di migliaia di anni anche utilizzando con i più potenti supercomputer esistenti. Noi invece possiamo effettuare queste simulazioni in poche settimane nel nostro data center.
L’idea alla base di Sibylla è che durante il folding si possono identificare e caratterizzare stati intermedi in cui la proteina non è ancora biologicamente attiva, dove individuare tasche di legame, siti disponibili all’ interazione con potenziali farmaci, la cui azione inibente può risolvere patologie anche molto gravi.
La nostra tecnologia è applicabile ad ogni area terapeutica, tra cui oncologia, malattie infiammatorie, cardio-vascolari, neurodegenerative, le infezioni virali e le malattie da antibiotico-resistenza.
In questi campi l’azienda sta sviluppando una pipeline proprietaria di farmaci e collabora con le aziende farmaceutiche fornendo servizi di co-sviluppo o di individuazione di potenziali farmaci per specifici target.
Accanto ai risultati promettenti già raggiunti, non si ferma in Sibylla il continuo sviluppo di tecnologie di calcolo proprietarie, al fine di poter simulare il maggior numero possibile di proteine e quindi poter aiutare a cercare una terapia per un numero sempre crescente di malattie.

Quando era piccola, cosa sognava di fare da grande? Si è laureata in fisica, cosa l’ha portata a scegliere questo corso di studi?

Da piccola volevo fare l’attrice drammatica e l’astronauta. Ho scelto la fisica per un bisogno estetico, paradossalmente. Mi affascinava l’idea di poter studiare e comprendere l’eleganza delle leggi che governano il cosmo. Non sono diventata un’astronauta (né un’attrice drammatica), ma ho potuto studiare l’enigma della materia oscura, della formazione delle strutture galattiche, dell’infinità di cui noi siamo un granello insignificante, eppure pensante. Trovo entusiasmante che l’essere umano possa “annegare il pensiero nelle immensità” delle scoperte scientifiche legate alla natura dell’universo. Volevo capire. Partecipare. Per questo ho scelto fisica, e non mi sono mai pentita.

Come ha iniziato il suo percorso lavorativo? Ha mai incontrato difficoltà in quanto donna?

I tempi stanno fortunatamente cambiando. Come donna ho cambiato molto spesso direzione, ma ho sempre trovato nuove opportunità in questi cambiamenti. Dopo dieci anni di entusiasmante ricerca post-dottorato in giro per l’Europa, all’ennesima offerta da una istituzione straniera, ho scelto invece di creare spazio per la mia vita. Ho lasciato la ricerca e ho aperto un’accademia di tango argentino nella città dove finalmente potevo convivere con mio marito – anche lui fisico, ma strutturato. Negli anni sono arrivata ad esibirmi a Buenos Aires, e ho creato una realtà cross-culturale che ha lasciato il segno e che è stata riconosciuta a livello mondiale. Poi sono diventata mamma, un’evoluzione più che un cambiamento. Non dormivo la notte, e il tango era diventato incompatibile con questa nuova vita che, in mezzo a tante gioie e qualche dolore, ho voluto vivere come un momento irripetibile. Sono stata sempre spinta dalla necessità di creare, capire, meravigliarmi, fare spazio nel caos. Quando è arrivata l’idea di Sibylla, di cui mio marito è stato co-autore, non ho avuto dubbi a cogliere la sfida. Ho raccolto i miei talenti e tutto quanto mi avevano insegnato gli anni di project e team management, sia in accademia che nel tango argentino. Ho riconosciuto nell’idea di Sibylla la potenzialità di salvare vite umane a partire dall’eleganza e dall’immensità di un pensiero divergente. Mi manda ancora fuori di testa pensarci. E così sono AD di Sibylla dal 2017. Felicemente mamma, moglie, fisico e imprenditrice. E ho ricominciato a studiare, a 45 anni. Un Executive MBA in Business Innovation, perché non si finisce mai di imparare.

A suo parere, cosa si potrebbe fare per incoraggiare ed esortare le giovani donne ad intraprendere studi STEM?

Implementare politiche serie di sostegno alla maternità. Punto. La pari opportunità è raggiunta ormai nel cuore delle donne. Le quote rosa possono servire a mostrare la via, ma non risolvono, a mio parere, il problema. Io ho potuto contare sul nido e un marito eccezionale determinato a darmi spazio nella nuova configurazione familiare. Ambiente di lavoro, famiglia e Stato devono mettere questa esigenza al centro dei loro valori.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM ma hanno ancora incertezze e timori?

Uso le parole che mi furono dette da due persone molto importanti nella mia formazione. Le prime dal mio relatore di tesi di laurea, prof. Antonio Baroncelli, poco prima della discussione della tesi. Avevo la gola secca, il pensiero di parlare davanti al pubblico mi bloccava. Lui mi disse: “Sei brava, vai e spacca”. Non vi manca niente ragazze, se amate le materie STEM andate e spaccate il mondo!
Infine, voglio ricordare le parole del compianto prof. Renzo Leonardi, che per primo diede credito alla folle idea di utilizzare la fisica teorica per simulare il ripiegamento delle proteine: “Non chi comincia, ma chi persevera”. Non sarà mai un percorso facile, non perché siete donne, ma perché non lo è di natura. Se volete fare qualcosa di grande nella vita, non ci sono scorciatoie. Ma in cambio avrete la soddisfazione che sarà valsa il biglietto per la vita.


Link per approfondire:

Lo studio molecolare per contenere il contagio pandemico - Lidia Pieri - Start The Future - Aprile 2020
https://youtu.be/DV20VB2ty-U

Tech Transfer Think Tank 2020. Gallery Walk: intervista a Lidia Pieri, Sybilla Biotech - Ottobre 2020
https://youtu.be/nUqNBdAmyRk

Covid-19: nuovi bersagli per la terapia grazie all’ innovazione della spin-off italiana sibylla - Aprile 2020
https://home.infn.it/it/comunicazione/comunicati-stampa/4002-covid-19-nuovi-bersagli-per-la-terapia-grazie-all-innovazione-della-spin-off-italiana-sibylla

Dalla meccanica quantistica allo spin-off per individuare nuovi farmaci. Intervista con Lidia Pieri, amministratore delegato dello spin-off dell’INFN Sibylla Biotech – Ottobre 2019
https://home.infn.it/newsletter-eu/pdf/NEWSL_INFN_64_ita_2.pdf