Lucia Chierchia

INGEGNERE, MANAGING PARTNER GELLIFY, VINCITRICE DEL PREMIO “DIGITAL INNOVATION” - FEDERMANAGER

Lucia Chierchia, Managing Partner di GELLIFY, piattaforma di innovazione B2B che connette aziende consolidate con startup innovative. Ingegnera Meccanica, Master in Technologies & Innovation Management, ha iniziato il suo percorso professionale nel settore aerospaziale, per poi ricoprire posizioni manageriali prima in Whirlpool e poi in Electrolux, dove ha seguito la strategia open innovation dell’azienda, creando nuove alleanze con partner esterni, in ambito industriale, accademico e finanziario, percorso che ha raccontato nel suo TEDx Talk nel 2015. Nel 2013 ha ricevuto l’Alumni Polimi Award del Politecnico di Milano; nel 2017 il premio “Merito e Talento” di Federmanager per la categoria “Digital Innovation” e nello stesso anno il premio “Giovane Manager” di Federmanager.

Ci può spiegare a grandi linee di cosa si occupa?

Sono alla guida della business line industry 4.0, che si prefigge la missione di guidare le imprese nell’esecuzione di progetti di trasformazione digitale, facendo leva su ecosistemi di open innovation, ossia mediante l’accesso a soluzioni avanzate provenienti da startup e piccole imprese innovative.

Come è arrivata alla laurea in Ingegneria Meccanica, e poi al Master in Technologies & Innovation Management? Qual è stato il suo percorso di studi?

Ricordo come fosse ieri il mio primo giorno al Politecnico di Milano: ero felice perché finalmente avevo l’opportunità di studiare quelle materie che avevo iniziato ad amare al liceo e potevo andare persino oltre, dalla scienza alla tecnologia.
Ho scelto ingegneria per passione e la stessa passione ha delineato il mio percorso professionale.
Il master in tecnologie ed innovazione è invece stata un’opportunità per uscire dagli schemi convenzionali dell’ingegnere, per comprendere i meccanismi che portano alla costruzione di nuovi modelli di business mediante l’ausilio di tecnologie innovative.

Quando era piccola cosa sognava di fare da grande? E’ sempre stata portata per le materie STEM?

Fin da piccola sognavo di diventare ingegnere. Ricordo che mia mamma mi aveva soprannominato Grisù, come il protagonista di un cartone animato degli anni 70.
Grisù è un piccolo draghetto che sogna di diventare pompiere: crede nel suo sogno e riesce in qualche modo a realizzarlo, grazie alla sua tenacia ed alla sua energia.
Mia mamma mi aveva soprannominato Grisù perchè, sebbene fossi molto piccola, ogni giorno dicevo, con estrema convinzione, che da grande avrei fatto l’ingegnere.

Ho sempre amato matematica, fisica, chimica e tutte le loro combinazioni e non le ho mai percepite come mere materie di studio, ma come mondi in cui potevo divertirmi imparando cose nuove ogni giorno.
Prima di studiare ingegneria, ho fatto gli studi classici. Non è una contraddizione, è stata anzi una scelta per me ovvia, poiché ho pensato fosse l’unico modo per comprendere la nostra storia e le nostra vita, attraverso la letteratura. Il mio hobby ancora oggi è scrivere poesie.

La scuola le ha fornito un orientamento in questo senso? Le è stato utile? La sua famiglia l’ha sostenuta nella scelta?

Ad essere onesta, la scuola superiore non mi ha dato reale orientamento e nemmeno stimoli importanti. Erano le materie stesse ad appassionarmi, non tanto il loro insegnamento, talvolta arido e poco coinvolgente…Il politecnico ha poi fatto per fortuna la differenza: un ateneo con docenti d’eccellenza ed un ambiente ricco di spunti ed ispirazione.

La mia famiglia mi ha sempre supportato in ogni scelta. Ed è tuttora la mia fonte di energia ed ispirazione.
Sapendo di poter contare su di loro, ho affrontato con molta serenità ogni sfida della vita, compreso il recente salto da manager d’azienda ad imprenditore.

Quali sono le doti che le hanno permesso di riuscire? Come è riuscita ad affermarsi in questo mondo tutto sommato ancora molto “maschile”?

Sono una persona molto trasparente ed ho deciso di esserlo anche in ambiente lavorativo, anche laddove uno stile più rigido e chiuso sembrava essere la norma.
Credo che la chiave per crescere sia costruire relazioni solide con le persone che ci circondano, per diventare una squadra vincente.
Credo che essere forti significhi trovare nelle proprie emozioni l’energia per affrontare le piccole e grandi sfide della quotidianità.
Credo che essere se stessi, dentro e fuori dall’ufficio, sia lo stile per imparare dal mondo e crescere.

Sono cresciuta professionalmente in un mondo molto maschile, ma ho incontrato persone – uomini – eccezionali che hanno creduto in me come persona, poi come ingegnere ed infine come donna.

Ci sono barriere secondo lei che generano discriminazione nei confronti delle donne che vogliono entrare o avanzare nelle carriere scientifiche? Nel suo percorso lavorativo, ha mai incontrato difficoltà? Ricorda un episodio?

Non ho percepito molte barriere, poiché il mio percorso professionale è avvenuto essenzialmente in un’azienda americana e poi in una svedese.
Forse, se il mio percorso lavorativo fosse avvenuto in aziende italiane, spesso chiuse e maschiliste, non sarei qui oggi a condividere la mia storia...
Credo che l’Italia debba imparare molto dagli altri paesi…in Italia le barriere ci sono e sono molto alte e mi si stringe il cuore nel dirlo, poichè io amo il mio paese.

A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne a studi STEM? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?

No. Ci sono molte ragazze che si iscrivono a studi umanistici non per passione, ma per motivi sbagliati: perché non sanno cosa fare della loro vita e pensano che studiare lettere antiche conferisca una sorta di stato sociale più elevato; perché non sono portate per le materie STEM e ripiegano su altro, senza pensare al loro futuro lavorativo; perché sono condizionate dalla famiglia e non hanno il coraggio di lottare per i propri sogni. Siamo noi che disegniamo la nostra strada. E’ dura, ma non possiamo nasconderci dietro a lamenti e scuse.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?

Se una ragazza ama le materie STEM, allora la strada è facile: basta seguire il proprio cuore ed essere felici. La strada può invece essere complessa per coloro che non amano o non sono portate per tali materie. Anche a loro consiglio di seguire il proprio cuore, ma con il pensiero rivolto ai reali bisogni della società del futuro. Forse un futuro fatto non di ingegneri e di poeti, ma di …ingegneri poeti.

Per approfondire

TED Talks
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