Luciana Gomez

Founder & Designer Myin Srl

Gentile Luciana nel 2019 ha fondato la startup Myin che produce arredi artistici e innovativi. Com’è giunta a questa scelta? Cosa sognava di fare “da grande”?

Dopo tanto tempo dedicato a progettare spazi per gli altri, ho voluto creare qualcosa che mi appartenesse in modo più profondo. Così, insieme alle mie socie, è nata questa idea.
Myin significa allo stesso tempo “la mia interiorità” e il “mio interior design”.
È quindi un design che rappresenta la “mia” parte più personale: quell’anima che diventa ancora più preziosa perché sono io a decidere come, quando e a chi voglio mostrarla.
La mia scelta, forse un po’ controcorrente ma per questo coraggiosa, è stata quella di cambiare il punto di vista sul design, dando un nuovo ruolo alla parte interna dei mobili. In questo modo il momento dell’apertura si trasforma in un’occasione di scoperta totalmente inaspettata e sorprendente.
Le texture interne possono nascere dalle mie ispirazioni personali, come la passione per la natura tropicale che tinge i ricordi della mia infanzia, oppure possono essere commissionate, come una vera opera d’arte, da chi mi chiede di realizzare un progetto su misura. In quel caso io divento lo strumento che traduce e interpreta l’interiorità del committente e la trasforma in espressione grafica.

Ci può descrivere il suo percorso professionale e di cosa si occupa? Ha qualche progetto per il futuro?

Dopo una prima esperienza come grafica e art director, ho iniziato a lavorare come interior designer soprattutto per il mondo degli uffici. Ho infatti contribuito a creare il format d’arredo dei famosi spazi di co-working di Talent Garden. Oggi per me il futuro ha il nome della mia azienda, in cui ricopro il ruolo di CEO e di designer ufficiale (anche se collaboriamo anche con altre designer che hanno realizzato per noi alcune capsule collection): da quando siamo partite, ogni anno abbiamo sempre cercato di ampliare le collezioni, puntando molto sulle infinite possibilità di personalizzazione che la nostra struttura snella - tecnologica e artigianale allo stesso tempo - ci consente di offrire ai nostri clienti. Con il lancio dei pouf, oltre al mondo del legno, abbiamo iniziato a esplorare quello dei tessuti e questo ci ha aperto nuove potenzialità di sviluppo, soprattutto all’estero dove il made in Italy ha sempre il suo fascino.

C’è un progetto però che è iniziato nel 2021, ma che stiamo ancora portando avanti, e che mi sta particolarmente a cuore proprio perché ha a che fare con il mondo delle donne.
È la collezione Sipario nata per sostenere progetti contro la disparità di genere e la violenza sulle donne nel mondo dello spettacolo.
Tutto è nato dall’incontro con Amleta, associazione creata da attrici italiane per combattere le disparità di genere nel teatro e nel cinema, a sostegno della lotta contro discriminazioni, abusi, stereotipi e gender gap.
In un mondo come quello dello spettacolo, dove c’è molta apparenza, si nascondono in realtà interiorità ricchissime e fatte di tante storie da raccontare. Io ho cercato di dare voce a tutte quelle storie, invitando le persone a scoprirle, anche compiendo il gesto concreto di apertura delle ante di una madia.
Ho trovato molto interessante e stimolante il racconto che le attrici mi hanno fatto sul mondo femminile legato allo spettacolo. Lo specchio come alter ego della loro interiorità e ultimo punto di riferimento prima di entrare in scena: l’ultimo sguardo va sempre alla propria immagine riflessa nel camerino, proprio per ricordarmi chi sono e chi sto per diventare. Ecco perché ho aggiunto questo materiale nella collezione. Poi ovviamente ci sono i colori: il velluto rosso del sipario, il giallo che rappresenta le luci dei riflettori e il viola che molti discriminano perché ritengono che porti sfortuna e invece Amleta – che combatte tutti gli stereotipi – lo ha scelto come colore istituzionale.
Tutti questi elementi sono stati sintetizzati e armonizzati in questa collezione che è uno dei nostri bestseller.

Nel suo percorso di studi o nella sua carriera, ha incontrato difficoltà in quanto donna?

In tutta sincerità devo dire di no perché ho la fortuna di lavorare in un contesto ontologicamente all’avanguardia: in ambito artistico quello che conta sono le idee, non il genere.

Secondo lei, nel nostro Paese esistono ancora barriere che impediscono alle ragazze di avvicinarsi agli studi STEM o alle giovani donne di fare carriera in queste professioni? Cosa si potrebbe fare per migliorare le cose?

Io credo che molto spesso siamo noi stesse a porci dei limiti. Io la chiamo la sindrome del “mai abbastanza”. Smettiamo di dirci che non siamo mai abbastanza brave, abbastanza capaci, abbastanza all’altezza etc. etc. La prima sfida da vincere è con noi stesse, tutto il resto viene di conseguenza.

Da imprenditrice quale consiglio può dare alle ragazze che desiderano tentare questa strada?

Nulla accade se prima non c’è un sogno. Sognare non vuol dire avere la testa fra le nuvole, ma credere fortemente in se stesse e nelle proprie capacità. STEAMate sempre i vostri sogni!