Ludovica Busnach

Membro del CDA INAZ. Consigliera con delega a internazionalizzazione, M&A, ESG e sostenibilità. Vice Presidente Anitec-Assinform, Associazione Italiana per ICT, con delega alle Digital Skills per crescita d'impresa e inclusione.

11/06/2024

Ludovica, dopo la laurea in Economia aziendale all’università Liuc di Castellanza e master in business international Nibi, è entrata in Deloitte Consulting come consulente di strategia e organizzazione aziendale, ha maturato esperienze significative in India e a Monaco. Dal 2010 è entrata nell’azienda di famiglia, la INAZ specializzata in software e servizi per la gestione e amministrazione delle Risorse Umane. Oltre ad essere nel CDA, ricopre anche il ruolo di Direttore Pianificazione Strategica e Sostenibilità. Ci può raccontare il suo percorso di studi e lavorativo? Di cosa si occupa in questo momento?

Sono entrata nell’azienda di famiglia dopo un percorso di crescita nella consulenza IT in Deloitte Consulting e, prima, in India, in TCS del gruppo Tata. L’esperienza nel mondo IT e digital trasformation, generalmente poco frequentato da donne, fortemente innovativo, ricco di opportunità e animato da una sana competizione, è stata importantissima per la formazione e la crescita professionale: ho imparato da subito che la competenza può fare davvero la differenza. Le esperienze maturate nelle aziende grazie alla consulenza si sono rivelate preziose al mio ingresso in INAZ, il cui business focus è proprio lo sviluppo di software e servizi in ambito HR. In INAZ, poi, ho sperimentato diverse funzioni aziendali, occupandomi in particolare dei progetti di implementazione per i clienti e del servizio di payroll outsourcing per le PMI. Ora sono in consiglio di amministrazione e ricopro un ruolo più strategico: ho partecipato attivamente alla costruzione del nuovo piano quinquennale, che integra le strategia di transizione verso la sostenibilità, e mi occupo di business development sia sul mercato italiano che su quello internazionale.

INAZ è stata fondata da suo nonno nel 1948, tramite acquisizioni di altre società e startup è evoluta nel Gruppo Inaz, guidato da sua madre. Il futuro è affidato alla terza generazione, ai nipoti del fondatore. Ha qualche progetto? Un sogno nel cassetto?

INAZ è nata 1948 mettendo le persone al centro. Mio nonno ha capito presto che la funzione di amministrazione del personale non era ben organizzata: le attività erano demandate alla buona volontà degli impiegati (prevalentemente donne), occorreva modernizzarle per migliorarle e renderle efficienti. Fu così nacquero strumenti e moduli a supporto del lavoro, a partire dal “cedolino paga”. Poi Inaz si evoluta entrando nel settore dell’IT, sviluppando soluzioni software e servizi in ambito HR; oggi è una realtà di oltre 600 collaboratori con una mission precisa, guidare la digital trasformation di aziende, enti pubblici e consulenti del lavoro nella gestione e amministrazione delle Risorse Umane. Proprio dall’attenzione ai bisogni e al benessere dei lavoratori nasce il mio interesse per il welfare aziendale; la flessibilità lavorativa e lo smartworking; i temi della sostenibilità sociale e ambientale. Tanto che ho fondato Timeswapp, digital company focalizzata sull’erogazione del welfare aziendale ai dipendenti e work-life balance. Inoltre stiamo studiando altri temi che ci interessano: il benessere lavorativo, la D&I, l’engagement, lo sviluppo del purpose di ogni persona, la mobility. Le idee sono tantissime, bisogna avere solo il tempo per attuarle!

L’Italia spicca in negativo per il gender gap tra il tasso di occupazione degli uomini e quello delle donne (17,9 pp rispetto ai 9,4 dell’UE), e le disparità salariali tra uomini e donne non hanno visto grandi miglioramenti negli ultimi anni. Eppure secondo l’UE, colmare il gender gap sul lavoro consentirebbe di aumentare la crescita del Pil pro capite dal 6,1% al 9,6%, entro il 2050. Non solo, BCG evidenzia che le aziende con almeno il 30% di dirigenti donne hanno registrato un aumento della redditività del 15%. In qualità di manager di Inaz ma anche cofounder della digital company Timeswapp, dunque come imprenditrice e come mamma di due figli, come vede il ruolo delle donne in azienda?

La diversità in azienda è importantissima: solo un ambiente egualitario, inclusivo e variegato può esprimere al meglio il potenziale creativo delle persone. Eppure nel 2024 la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è ancora molto limitata: per ragioni culturali oltre che pratiche, in Italia sono il 52%. E quelle in posizioni manageriali /dirigenziali sono ancora troppe poche. C’è quindi una battaglia in corso che non dobbiamo stancarci di combattere, in una società che a piccoli passi comincia a parlare, diffondere e sostenere le politiche di D&I. In questo senso la legge Golfo Mosca ha introdotto meccanismi volti a rendere più equilibrata la presenza delle donne negli organi collegiali delle società quotate e non quotate, con partecipazione pubblica. Dal 2011 ad oggi i risultati sono stati concreti, con un aumento della presenza femminile nei board del 40%, segno che la via istituzionale è la strada giusta per accelerare il raggiungimento della parità di genere. Si è fatto un passo avanti anche con la certificazione della parità di genere introdotta dall’ex Ministra Bonetti, un requisito fondamentale per le aziende, per essere socialmente sostenibili a fronte della Direttiva europea CSRD che diventerà presso obbligatoria anche per le aziende con certe caratteristiche dimensionali. Per contribuire al dibattito sulla parità di genere, sono entrata a far parte dell’Advisory Board di Fuori Quota, associazione di empowerment femminile e parità di genere, con cui stiamo realizzando progetti interessanti sulla genitorialità, in unione con altri enti no profit e profit. Come terza generazione di INAZ, imprenditrice di una digital company e mamma di due bambine, posso dire che il ruolo femminile, se messo nelle condizioni giuste, può davvero esprimere un potenziale immenso. Le capacità interpersonali, organizzative, empatiche, sociali, di problem solving sono caratteristiche che sbocciano quando l’esperienza di genitore va di pari passo con l’esperienza professionale. Personalmente ho imparato a vincere nuove sfide sia come mamma che come lavoratrice.

Noi di STEAMiamoci vogliamo abbattere i tanti stereotipi che ancora impediscono alle giovani donne di fare carriera nelle materie STEM. Lei è anche Vice Presidente Anitec-Assinform, l’associazione italiana delle aziende ICT, con diverse deleghe tra cui l’inclusione. Cosa si potrebbe fare per migliorare le cose?

Anzitutto è importante offrire maggiori opportunità di carriera alle giovani donne. Come Vicepresidente di Anitec-Assinform, con delega all'inclusione, sono impegnata a promuovere programmi educativi che incoraggino, sin dalle scuole elementari, le ragazze a intraprendere studi STEM, attraverso workshop, laboratori e incontri con professioniste del settore. È importante mostrare modelli di ruolo femminili di successo nelle STEM per ispirare le nuove generazioni. Una delle iniziative che rientra nei progetti di Anitec-Assinform è, infatti, il Premio nazionale sull’Innovazione Digitale che offre l’opportunità anche a giovani studentesse e studenti di contribuire alla realizzazione di progetti innovativi valorizzando il ruolo e l’apporto delle tecnologie digitali. Un’ulteriore iniziativa rilevante è la School of data, un programma formativo sulla Data Science che, in collaborazione con FEM (Future Education Modena), della quale lanceremo la seconda edizione il prossimo settembre in una ventina di scuole per far conoscere da vicino il mondo della Data Science dell’Artificial Intelligence a ragazzi e in particolare a ragazze delle scuole superiori. La School of Data punta a rafforzare le loro competenze e stimolare il loro interesse per lo studio delle materie STEM e in particolare di quelle digitali, che costituiscono il cuore del mondo del lavoro presente e futuro. Questi programmi di mentoring possono senz’altro aiutare i ragazzi a costruire fiducia e fornire una guida preziosa. Inoltre, insieme alle altre aziende del settore, dobbiamo continuare ad adottare politiche di inclusione che promuovano la diversità di genere nei team di lavoro. Ciò include la formazione su bias e stereotipi di genere per i dipendenti, politiche di reclutamento che favoriscano la parità di genere e misure di conciliazione tra vita lavorativa e personale. Cito come esempio il Position Paper “Il lavoro agile: organizzazione del lavoro e tecnologie, alcuni spunti per una normalità inclusiva” predisposto dal Tavolo di Lavoro “Smart Working” all’interno del Gdl “Skills per la Crescita di Impresa” di Anitec-Assinform. Si tratta di un documento che offre una visione d’insieme sull’esperienza dello Smart Working “d’emergenza”, avviata durante la pandemia, e alcuni spunti su temi e politiche da affrontare per rendere il futuro dell’organizzazione del lavoro più inclusivo. Inoltre, viene analizzato l’impatto che lo strumento ha avuto sulla popolazione lavoratrice femminile.
Concludo sottolineando che, lavorando in collaborazione con istituzioni educative, altre associazioni e organizzazioni no profit, per sviluppare iniziative comuni, possiamo amplificare l'impatto delle singole iniziative e raggiungere un pubblico più ampio.

C’è qualche consiglio che si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada ma hanno ancora incertezze e timori?

Credete in voi stesse! Ognuna deve trovare la propria formula magica, il proprio piccolo pezzo per contribuire alla realizzazione di progetti più grandi. Senza paura e con un po’ di incoscienza (caratteristica poco femminile), cercate di trovare la vostra strada con serietà, perseveranza, dedizione, ma anche con un po’ di istinto.
Le ragazze sono le più brave a scuola, escono con votazioni più alte, si laureano in minor tempo, ma perdono vantaggio quando accedono al mondo del lavoro per ragioni culturali, di bias di genere, di compromesso rispetto alla maternità, ecc. Vorrei incoraggiare le ragazze ad intraprendere percorsi professionali in ambiti tecnico-scientifici, oggi c’è molta più attenzione al tema dell’accesso femminile al mondo del lavoro in questi contesti, sia allo sviluppo di carriera in tutte le fasi del ciclo di vita (ingresso, maternità, rientro). Non abbiate timore di affrontare le nuove sfide, perché con il vostro lavoro di oggi state già costruendo i casi di successo che serviranno da modello alle ragazze del futuro.