Manuela Pizzagalli

COO e Head of Project Development Dept. Fondazione Politecnico di Milano

Ing. Pizzagalli, da oltre dieci anni è responsabile del Project Development della Fondazione del Politecnico di Milano, dallo scorso anno è anche Chief Operating Officer della Fondazione. Ci può raccontare in poche parole in cosa consiste il suo lavoro?

Fondazione Politecnico di Milano è nata per contribuire a innovare e a sviluppare il contesto economico produttivo del Paese operando per rendere più efficace il rapporto tra Politecnico e Imprese, Istituzioni e Pubbliche Amministrazioni, attraverso il supporto professionale, anche su scala internazionale, alle attività di ricerca, formazione e terza missione dell’Ateneo.
Questo si traduce in un impegno quotidiano mio e del team di project manager che coordino, per trovare le migliori modalità di sviluppo di progetti di innovazione nei diversi settori, sia in ambito nazionale che europeo, creando sinergie tra i diversi ricercatori del Politecnico di Milano, imprese e/o pubbliche amministrazione, spesso identificando anche le risorse economiche necessarie per le loro attuazione. Combinando strategia, creatività e progettazione, lavoriamo con partner italiani e internazionali per trasformare la ricerca in nuovi prodotti e servizi utili per tutti noi cittadini.
Fondazione supporta inoltre la creazione di impresa e sostiene le migliori startup attraverso la gestione dell’incubatore PoliHub Innovation Park & Startup Accelerator; valorizza iniziative di responsabilità sociale e promuove attività di formazione continua e per incentivare percorsi di studi STEM.

Si è laureata in Biomedical Engineering, con un master in Innovation and Tecnology Transfer, cosa l’ha portata a scegliere questo percorso di studi? E’ sempre stata portata per le materie STEM?

Il mio percorso di studi è di fatto poco lineare. Sono una persona curiosa, a cui piace spaziare in ogni campo e settore. Questo mi ha reso difficile la scelta alla fine delle scuole medie inferiori, di fatto amo la scienza, sono una persona molto logica e quindi le materie scientifiche sono sempre state per me una piacevole sfida nella comprensione e nella risoluzione. Nello stesso tempo sono appassionata di arte, letteratura e storia. Quindi per mantenere entrambi i filoni e crescere culturalmente decisi di iscrivermi, con grande sorpresa dei miei genitori che però non dissero nulla e che ringrazio sempre molto di questo, al Liceo artistico sperimentale. 5 anni appassionanti, di grandi confronti e riflessioni con le mie compagne e professori. Dopo la maturità con altro colpo di scena per chi mi circondava, mi iscrissi a Ingegneria Biomedica e non a Lettere Moderne con indirizzo Storia dell’Arte. Scelta dettata dalla consapevolezza che se avessi scelto lettere non avrei potuto continuare ad indagare ed approfondire i temi scientifici, mentre Ingegneria mi avrebbe consentito di coniugare entrambe le passioni: lavorare a temi scientifici e nel contempo continuare a studiare e approfondire i temi culturali ed artistici in modo più genuino non essendo lavoro di routine quotidiano.
Di fatto poi questa non linearità è stato per me un grande valore rispetto alla attività che poi ho scelto di svolgere. Gestendo progetti di diversa natura, sia di tipo ingegneristico, che legati al design e all’architettura, ho la possibilità di capire i diversi temi, ma soprattutto ho la fortuna di soddisfare la mia curiosità in ogni ambito dello scibile umano!

A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne agli studi STEM? Cosa si potrebbe fare per migliorare le cose?

Negli ultimi anni, spinti anche dagli studi che dimostrano l’importanza di incentivare percorsi di studi e di carriere STEM per lo sviluppo della competitività del sistema paese, numerose attività e progetti sono stati avviati con questo obiettivo. Anche come Fondazione Politecnico abbiamo realizzato diverse iniziative, da “Le ragazze possono”, insieme ad AIDIA (Associazione nazionale donne ingegneri e architetti); ISF (Ingegneria Senza Frontiere) e il Politecnico di Milano per incrementare la consapevolezza delle donne nella scelta di un’istruzione tecnico-scientifica, motivando la decisione con modelli positivi, percorsi di carriera e destrutturazione dell’immaginario collettivo dell’ingegnere e delle professioni tecniche ai Techcamp@Polimi il primo progetto in Italia per avvicinare gli studenti delle superiori a corsi tecnologici STEM con standard di livello universitario.
Per migliorare la situazione serve certamente lavorare sull’orientamento, oltre che sui percorsi di carriera.
La scuola può avere un ruolo decisivo nel far scoprire agli allievi le proprie passioni, in particolare il gusto per le scienze e la matematica. In tal senso come Fondazione Politecnico stiamo lavorando per rispondere alla necessità di accompagnare un processo di orientamento consapevole, che porti anche ad avere più laureate e laureati nelle discipline STEAM, colmando anche disparità sociali e di genere. L’idea è realizzare una piattaforma digitale complementare alla didattica scolastica per l’orientamento, guidata da una fase di assessment che metta in relazione talenti, competenze e aspirazioni, accompagnata da un processo di formazione dei formatori per una didattica sempre più innovativa e inclusiva.
Per ciò che concerne i percorsi di carriera è fondamentale che sia a livello di imprese che di sistema Paese si lavori per ridurre il gender pay gap, ma anche attuare misure di supporto alle famiglie (alleggerendo di fatto i carichi di cura che gravano sulle donne).

Sappiamo che è una grande sportiva, appassionata di bicicletta e addirittura pratica uno sport durissimo come il triathlon. Le chiediamo se ci sono similitudini tra l’affrontare queste discipline sportive e le discipline STEM. Forse la determinazione, la forza di carattere?

Vivo lo sport come un momento per “pulire la mente”, per ritrovare la concentrazione per affrontare le sfide quotidiane, siano esse lavorative che famigliari.
Certo conciliare lavoro, allenamenti e famiglia non è banale, ma ho dalla mia parte una famiglia che mi supporta, oltre che la capacità di recuperare velocemente.
Lo sport in questi anni mi ha dato tanto, ad essere determinata, a lavorare per obiettivi, a non sprecare tempo. Ma anche ad essere più resiliente. Tutte qualità che nel mondo del lavoro mi hanno dato una marcia in più.
La marcia in più che ritrovo molto spesso anche nelle persone che hanno scelto percorsi di studio e di lavoro riguardanti le materie STEM.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada ma hanno ancora incertezze e timori?

Vedo oggi vivere le scelte come qualcosa di assoluto e irreparabile, con conseguente disagio. Questo è un peccato, purtroppo nessuno è esente dal fare errori, ma a tutto si può porre rimedio. Non scegliere invece è sempre una sconfitta, a mio parere, perché ci porta a non essere protagonisti della nostra vita.
Quindi il mio messaggio è questo.
Vivete le vostre passioni, fate esperienze. Non abbiate paura di sbagliare, ogni errore potrebbe aprire la porta a una possibile opportunità, in ogni caso consideratelo un tesoro per il futuro.
Se poi la vostra scelta significa intraprendere un percorso STEM o meno, non posso che dirvi di provare. Magari il vostro lavoro in futuro potrà essere diverso, ma di fatto le basi che avrete acquisito vi torneranno sicuramente utili.