Dott.ssa Maffei, dopo aver scelto un Istituto Tecnico è entrata in Heineken come programmatrice ed oggi è arrivata ad essere ICT Manager. Cosa l’ha portata a scegliere questo percorso di studi?
Alla fine del ciclo scolastico secondario avevo ben chiari due temi, in primis l’esigenza di intraprendere un percorso di studio che potesse garantirmi di accedere al mondo del lavoro al conseguimento del diploma; ma anche l’assoluta certezza di volermi occupare di informatica in ambito gestionale. All’epoca, parliamo di oltre 40 anni, l’offerta formativa non era ancora così ricca in questo settore, così ho scelto un istituto tecnico ad indirizzo informatico, una delle prime classi sperimentali a Milano e poi mi sono iscritta alla facoltà di Informatica, frequentando il turno serale.
E ci può raccontare in poche parole di cosa si occupa in Heineken?
In Heineken Italia sono responsabile del team Digital&Technology e membro del comitato direttivo, occupandomi di definire i programmi di sviluppo dei sistemi e servizi IT a supporto della strategia e degli obiettivi di aziendali, sia per il business di produzione e commercializzazione del portafoglio prodotti di Heineken che per il business della distribuzione di bevanda, che fa capo a Partesa, azienda leader in questo settore e parte del gruppo. Con le persone del team D&T, oltre a garantire la continuità dei servizi, la sicurezza e la disponibilità dei dati e dei tools digitali; collaboriamo con tutte le altre funzioni per abilitare la trasformazione digitale dei processi e dell’organizzazione, lungo tutta la filiera del valore, dai partner/fornitori ai clienti/consumatori.
Quando era piccola, cosa sognava di fare da grande?
Come molte bambine sognavo di fare la ballerina, col passare degli anni ed un accresciuto senso della realtà, avrei voluto studiare architettura; purtroppo questa prospettiva non era in linea con le condizioni economiche familiari e quindi ho canalizzato le mie energie verso il mondo dell’informatica, per il quale ho sempre avuto una forte attrazione. Ancora oggi ricordo la sensazione di stupore e curiosità nel vedere i primi uffici dotati di apparecchiature elettroniche, per non parlare dei primi video giochi… mi era ben chiaro che quello fosse il futuro.
Dopo tanti anni, penso che il sogno di diventare architetto si sia in parte avverato: in fondo chi si occupa di informatica in azienda è anche responsabile dell’architettura dei dati e delle applicazioni. 😊
E’sempre stata portata per le materie STEM?
Si, ho sempre avuto una certa predisposizione verso la matematica ed in generale verso le materie scientifiche, ma Storia ed Italiano erano le mie materie preferite.
La scuola le ha fornito un orientamento?
Come dicevo, alla fine degli anni ’70 inizio ’80 non c’erano quelle opportunità e programmi di orientamento che conosciamo oggi. Ricordo però di docenti, in particolare di alcune professoresse, che avevano davvero a cuore lo sviluppo delle proprie studentesse, spronandoci ed aiutandoci a trovare la nostra strada. Fu proprio grazie ad una di loro che nel corso del quarto anno delle scuole superiori ebbi l’opportunità di fare uno stage estivo in IBM.
La sua famiglia l’ha sostenuta nella scelta?
Ho avuto un grande sostegno morale da parte della mia famiglia ed una spinta verso l’autonomia; non potendo sostenere la parte economica mi hanno preparato ad affrontare la vita facendo leva sulle risorse disponibili.
Ci sono barriere secondo lei che generano discriminazione nei confronti delle donne che vogliono entrare o avanzare nelle carriere scientifiche?
Pur avendo iniziato quando le donne in questo settore erano davvero poche, quando si potevano contare sulle dita di una mano quelle che partecipavano ad eventi e convegni nel mondo delle tecnologie, non ho mai percepito discriminazione legate alla specificità della carriera scientifica; in generale, non credo vi siano barriere se non quelle che ci creiamo da sole.
Purtroppo, le discriminazioni riguardano le donne in generale e ritengono siano frutto di un Sistema-Paese non ancora organizzato sulle esigenze femminili oltre che effetto di piramidi di potere ancora strettamente presidiate da uomini. Ci vorrà ancora del tempo, ma le organizzazioni più illuminate hanno capito che è necessario invertire la rotta anche a vantaggio del profitto.
Nel suo percorso lavorativo, ha mai incontrato difficoltà?
No, non ho mai incontrato difficoltà di rilievo in quanto donna, semmai qualche intoppo per non aver completato gli studi universitari.
A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne agli studi STEM?
Temo di no, soprattutto quando ci confrontiamo con gli altri paesi europei. Credo che l’Italia abbia fatto, e stia facendo in generale, troppo poco per orientare tutti i giovani verso gli studi, non solo STEM. Viviamo in un periodo dove conoscenza e merito hanno perso valore.
Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?
Credo siano necessari maggiori investimenti per garantire un adeguato livello di preparazione dei docenti e di disponibilità di strumenti e materiale didattico, a partire dalle classi elementari. Il fallimento, o per lo meno le grandissime difficoltà, della didattica a distanza dovrebbe essere colto come un’opportunità di revisione dell’intero sistema.
Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?
Non posso che incoraggiarle a continuare, seguendo la propria passione, mantenendo viva la curiosità e sfruttando ogni opportunità. Investite del tempo a costruire una rete di riferimento e contatti oltre il vostro abituale perimetro, fate esperienza e mettetevi in gioco senza esitazione.