Monica Rispoli

Plant Manager Coca-Cola HBCbh

Ing. Rispoli è stata da poco nominata alla direzione del più grande stabilimento produttivo di Coca-Cola nel Sud Italia, a Marcianise (Caserta), con oltre 300 dipendenti. Ci può raccontare in poche parole in cosa consiste il suo lavoro?

Quando sono stata ufficializzata in questo ruolo, tanti colleghi e ex colleghi hanno cercato in maniera affettuosa di farmi capire in cosa consiste essere un Plant Manager. C’è chi mi ha detto che ora non rappresento solo l’Azienda all’interno dello stabilimento ma anche nella comunità circostante e che ho la responsabilità sulla comunità stessa, che sono legalmente responsabile di tutti i dipendenti e delle famiglie di questi dipendenti. In realtà io credo che la definizione del mio ruolo non sia incentrata solo su me stessa, o meglio, il mio compito è di far lavorare bene la Squadra. Di fargli capire che possiamo raggiungere risultati importanti per essere d’esempio dentro e fuori la nostra Azienda. E non parlo solo di risultati legati all’aspetto produttivo ma anche legati alla sostenibilità ambientale.

Quando era piccola, cosa sognava di fare da grande? Si è laureata in Food Engineering, cosa l’ha portata a scegliere questo corso di studi? E’ sempre stata portata per le materie STEM?

Io volevo fare la ballerina, poi l’archeologa, poi la maestra, poi l’insegnante di lingue, poi invece sono un Ingegnere. Questo spiega un po' il percorso che ho seguito fino al diploma del Liceo Psico Pedagogico (ex istituto Magistrale). No, non lo sapevo che mi sarei appassionata di STEM. Ho scoperto queste materie per puro caso. Il giorno in cui dovevo iscrivermi all’università alla facoltà di lingue, sono andata al campus di Salerno e mi sono persa. Un ragazzo ingegnere incontrato lì per caso, ha cercato di aiutarmi a trovare la facoltà di Lingue e durante il tragitto mi ha mostrato i laboratori di ingegneria. Mi ha spiegato di cosa si occupava, quanto era pratico e concreto il suo lavoro e quanto poteva essere spendibile una laurea in ingegneria nel mondo del lavoro. Da lì a qualche giorno ci sarebbe stato un test di ingresso alla facoltà di ingegneria. Mi sono detta “ok, proviamo! Male che va ho tentato” e invece ero tra i primi 30 studenti a superare il test. Ma Lei ci pensa al fatto che al Magistrale avevo studiato fino alle equazioni di primo grado e ora dovevo affrontare studi di funzioni, integrali tripli, teoremi e principi di fisica?! E niente, ora sono un ingegnere 😊

Ci sono barriere secondo lei che generano discriminazione nei confronti delle donne che vogliono entrare o avanzare nelle carriere scientifiche? Dopo gli studi, nel suo percorso lavorativo, ha mai incontrato difficoltà?

Non parlerei di barriere ma di quanto siamo abituati ancora oggi a vedere in determinati ruoli un uomo rispetto a una donna. Le porto degli esempi pratici, durante il mio primo anno di ingegneria la percentuale di donne iscritte era veramente bassissima, credo neanche calcolabile, ora sembra essere al 33% che a mio dire è ancora bassa, non ho mai avuto in circa dieci anni di carriera un capo donna e a maggior ragione il capo del mio capo donna e sono stata il primo responsabile di produzione donna nella mia azienda nonché plant manager.

In Coca-Cola, nel nuovo ruolo si affiancherà a Maria Pia Maio, responsabile della logistica di tutto il Sud Italia. Un ulteriore affermazione dell’ impegno di Coca-Cola che vediamo testimoniato anche in progetti come 'Girls in stem', l’iniziativa nata per combattere, sin dalla scuola, gli stereotipi di genere che allontanano le ragazze dai percorsi di studio nelle materie tecnico-scientifiche. A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne agli studi STEM? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?

Ho sempre ritenuto che darsi un obiettivo numerico sull’incremento delle quote rosa nelle aziende, o delle iscritte all’università in ambito STEM, o nelle cariche istituzionali, sminuisse quello che realmente è il concetto di Gender Balance ma è pur vero che per colmare un gap è necessario quantificare quello che manca fino al target per mettere in atto attività che portino al risultato desiderato. E allora se è questa la strada per avere un futuro equilibrato, io sarò un numero. Ma ritengo molto importante che bisogna sempre di più condividere esempi, donne STEM che infondono coraggio alle ragazze di intraprendere questo percorso. Sono sicura che se a brucia pelo chiedessi in giro un esempio di una “donna di successo”, le prime risposte andrebbero su influencer di Instagram ma quante donne ancora non sono degli esempi e invece dovrebbero esserlo? E non parlo solo di Margherita Hack,…. Franca Fossati che ha creato il primo reparto di oncologia pediatrico italiano, Sanjal Gavande che ha costruito la navicella che porterà Jeff Bezos nello spazio, Samantha Cristoforetti che è stata la prima donna ad andare nello spazio (nel 2014!!!! Solo 7 anni fa), ecc… Ecco, per migliorare le cose bisognerebbe condividere più esempi.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada ma hanno ancora incertezze e timori?

L’unico consiglio è di seguire la loro passione e di essere sé stesse. Le caratteristiche che hanno aiutato me e che credo poi siano caratteristiche della maggior parte delle donne, sono state la determinazione, la tenacia e la preparazione.