Paola Cerchiello

Responsabile delle analisi statistiche dei dati di “Periscope”, progetto di ricerca finanziato dalla UE con 10 milioni di euro e che vede alleate 32 istituzioni europee per indagare sull’impatto comportamentale e socio economico del COVID-19 e per preparare l’Europa a future pandemie.

Prof.ssa Cerchiello abbiamo letto della sua nomina a responsabile statistica di questo importante progetto, Periscope, che contribuirà a consolidare una conoscenza più approfondita dell’impatto della pandemia. Ci può raccontare in poche parole in cosa consiste il suo lavoro?

Si tratta di un progetto multidisciplinare e multi obiettivo. Una delle esigenze emerse chiaramente fin dai primi momenti della pandemia è stata la necessità di avere dati il più possibile affidabili e capillari. Per poter decidere, in qualsiasi ambito, è fondamentale conoscere il fenomeno e analizzarlo in base agli scenari realizzabili e alle strategie auspicabili. Periscope, attingendo alla conoscenza di scienziati e studiosi di varia estrazione (economisti, statistici, ingegneri, medici, decisori politici e decisori istituzionali regionali e di confederazioni), mira alla creazione di un atlante di dati contenenti informazioni di impatto socio-economico, epidemiologico, ospedaliero, psicologico e di politiche di restrizione. Il mio lavoro si incentra sul coordinamento di questo atlante centralizzato e multi paese e sullo sviluppo di una modellistica statistico-matematica in grado di quantificare gli effetti delle politiche intraprese dai paesi nel tentativo di governare la pandemia in corso. Questo servirà non solo per l’attuale pandemia Covid19 ma anche per fornire strategia di risposta efficienti ai decisori nel caso di future pandemie.

Cosa l’ha portata a scegliere un corso di studi STEM? Quando era piccola cosa sognava di fare da grande? E’ sempre stata portata per le materie scientifiche?

Devo ammettere che il mio approdo allo studio delle discipline statistiche è stato piuttosto casuale. Era una materia a me del tutto sconosciuta sino al primo anno della facoltà di Economia. All’indomani dello studio dell’esame di Statistica mi sono accorta di avere un particolare interesse e predisposizione per la materia. Dal quel momento ho indirizzato il mio percorso di studi universitario nell’approfondimento della materia e quando mi è stata offerta la possibilità di entrare in un dottorato di statistica metodologica ho accettato immediatamente. In una battuta potremmo dire che è stata la statistica a trovare a me e non viceversa!

Secondo lei, ci sono ancora discriminazioni nei confronti delle donne nelle carriere scientifiche? Nel suo percorso lavorativo, ha mai incontrato difficoltà?

Tengo particolarmente a questa domanda perché mi permette di dire qualcosa in più sul mio percorso di studi. Nell’estate della maturità, ho deciso di studiare per l’ammissione ad un collegio di merito della città di Pavia (la mia città). A seguito del concorso sono riuscita ad ottenere una borsa di studio che mi ha permesso di diventare alunna del Collegio Nuovo di Pavia per tutti gli studi universitari. Il Collegio Nuovo è uno dei 4 collegi di merito di Pavia e, particolare in più, totalmente femminile. Questo mi ha permesso di vivere e assorbire tutti gli stimoli di una comunità di circa 100 ragazze tutte impegnate nei propri studi, moltissime delle quali in discipline cosiddette STEM. Inconsciamente, l’ambiente ha plasmato le mie aspirazioni e, ciò che più conta, mi ha mostrato in presa diretta che lo studio, l’impegno, la perseveranza, ti permettono di raggiungere qualsiasi obiettivo. Non a caso molte alunne del Collegio Nuovo (le cosiddette Nuovine) hanno fatto e stanno facendo carriere brillantissime (piccola nota la dottoressa Annalisa Malara che ha individuato il paziente 1 della pandemia è una Nuovina!). Ciò detto, la carriera universitaria, come molte altre carriere, è complessa, a volte frustrante, richiede tantissima costanza e resilienza perché le delusioni sono sempre dietro l’angolo. E’ altresì vero che non mi sono mai sentita discriminata, tuttavia bisogna fare i conti con un mondo molto competitivo, costantemente incentrato sulla performance che può scontrarsi con i naturali periodi di pausa che una donna può decidere di prendersi per i figli.

A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne agli studi STEM? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?

Cominciamo con il dire che il divario c’è ed è ancora marcato (gli ultimi dati dicono che tra i laureati, il 37,3% degli uomini ha una laurea Stem contro il 16,2% delle donne). Tuttavia questa non è una condizione solo italiana, i dati sono in linea con il resto d’Europa. Anzi in determinate discipline, ingegneria in particolare, l’Italia ha numeri migliori degli altri paesi. Ciò detto, c’è ancora molto da fare e, a mio avviso, fin dalla più tenera età. E’ fondamentale che già le bambine siano abituate a pensare di poter fare qualsiasi lavoro e studiare qualsivoglia materia. Gli stereotipi si inculcano fin dai primi momenti di vita, i bambini giocano con le macchinine e le costruzioni e le bambine con le barbie o a far le mammine. Io invito le donne, in primis le mamme, a non prestabilire il percorso di vita delle proprie figlie, seguendo una certa forma mentis magari anche in modo inconsapevole. Mi verrebbe da dire, più macchinine e costruzioni per le bambine!
Non nasciamo con un percorso di vita prestabilito ma di certo l’ambiente, le consuetudini, gli stimoli e l’educazione giocano una ruolo fondamentale. Tutti quindi possiamo contribuire nel modificare una società rigida e stereotipata verso un modello realmente paritario.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?

Le donne sono in grado di fare qualsiasi cosa e di conseguenza devono essere le prime a non porsi limiti. Hai sempre avuto la passione per i numeri, oppure scopri strada facendo di averla? Benissimo: assecondala, coltivala e falla crescere! Non c’è nulla di più bello nella vita che occuparsi di ciò che più ci piace. Sarà sicuramente faticoso e impegnativo e probabilmente frequenterai ambienti molto maschili. Tuttavia la competenza paga sempre ed è in grado di abbattere anche la diffidenza iniziale. Le donne hanno capacità analitiche e gestionali indiscutibili, storicamente impiegate solo in alcuni ambiti (il classico insegnamento ad esempio) per convenienza e opportunità e null’altro. Non assecondate gli stereotipi, non siete nate per quello, ma per fare la differenza. E poi, quanto più è sfidante un’impresa, tanta più soddisfazione vi darà il traguardo.
Il mondo ha bisogno di brave ingegnere, matematiche, statistiche, fisiche, facciamo arrivare la parità anche in questi ambiti il prima possibile, è nelle nostre mani.