Paola Varallo

Plant Manager IGM RESINS

Ing. Varallo, oggi ha raggiunto la posizione di Plant Manager in IGM RESINS, ci può raccontare in poche parole in cosa consiste il suo lavoro?

Come Plant Manager sono il gestore del sito e quindi responsabile della salute e sicurezza dei lavoratori e dell’organizzazione ed ottimizzazione di tutte le attività che si svolgono all’interno del sito. Sono inoltre l’interlocutore con la direzione globale d’azienda da cui ricevo obiettivi e a cui propongo possibili migliorie e sviluppi.

Quando era piccola cosa sognava di fare da grande? È sempre stata portata per le materie STEM?

Da piccola sognavo di fare l’architetto, ma ho dovuto poi constatare che il disegno e la creatività non erano i miei punti di forza mentre ero molto portata per l’organizzazione e la pianificazione. Sono sempre stata attratta dalla matematica e dalle materie scientifiche: risolvere quiz matematici era per me un passatempo.

Si è laureata in ingegneria chimica al Politecnico con il massimo dei voti. Cosa l’ha portata a scegliere questo corso di studi? La scuola le ha fornito un orientamento? La sua famiglia l’ha sostenuta nella scelta?

La scelta del percorso di studi è stata travagliata. Avevo la passione per la matematica, ma pensavo erroneamente che questa scelta avrebbe avuto come unico possibile sbocco lavorativo l’insegnamento ed ero più attratta dal mondo industriale. Quando ho completato il liceo non era previsto alcun supporto istituzionale nella scelta dell’Università: tutto era lasciato alla libera iniziativa. Avendo parecchie amicizie che studiavano ingegneria e vivendo a Novara, città in cui l’industria chimica ha una forte tradizione ed un rinomato polo di ricerca ed industriale, ho optato per la facoltà che riassumeva in sé passioni e futuro professionale. La famiglia mi ha sostenuto sempre nelle scelte purché fossero attuate con serietà.

Ci sono barriere secondo lei che generano discriminazione nei confronti delle donne che vogliono entrare o avanzare nelle carriere scientifiche? Nel suo percorso lavorativo, ha mai incontrato difficoltà?

Non vedo barriere discriminatorie per le donne ad entrare nelle carriere scientifiche. All’inizio dell’attività lavorativa ho incontrato qualche difficoltà a farmi prendere sul serio: la fiducia va guadagnata sul campo, non viene data senza condizioni, solo per il titolo di studio come spesso accade con gli uomini. Ci sono a mio parere meno opportunità di avanzamento di carriera per le donne a causa di difficoltà oggettive di conciliazione tra vita privata e lavorativa: in genere si entra in ambiti professionali in cui la disponibilità richiesta è elevata sia per orari sia per viaggi e trasferimenti. In Italia è ancora la donna in prima linea nella gestione ed organizzazione della famiglia e ciò ci rende meno interessanti per ruoli direttivi.

A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne agli studi STEM? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?

Penso che gli studi scientifici attraggano sempre più donne. In questo aiuta la posizione di rilievo e la notorietà assunta da alcune in ambito scientifico, i programmi scolastici che fin dalle elementari lasciano più spazio alle materie scientifiche, dibattiti e discussioni culturali in questo ambito. Per migliorare ulteriormente le cose bisognerebbe rendere attrattivi concetti difficili con esempi di vita quotidiana, far capire come le scienze ci aiutino a spiegare il mondo e a rispondere a domande esistenziali. Inoltre, un grosso contributo verrebbe da maggiori politiche di supporto alla famiglia come asili, scuole a tempo pieno, smartworking e da un cambio di metodologia di valutazione che premi i risultati piuttosto che la presenza.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?

Siate appassionate, serie e brave. Siate capaci sempre di ascoltare ed imparare, fate valere le vostre idee, ma senza arroganza. E soprattutto mantenete le vostre peculiarità femminili: nel mondo del lavoro c’è bisogno di punti di vista differenti, non serve diventare brutte copie degli uomini per avanzare, ma integrare i nostri punti di forza con i loro.