Patrizia Maccone

CHIMICO INDUSTRIALE, DIRETTORE R&D DELLA GLOBAL BUSINESS UNIT SILICA - GRUPPO SOLVAY

Qual è stato il suo percorso di studi? Come è arrivata alla laurea in Chimica, e poi a ricoprire la carica di Direttore R&D di un global leader della chimica come il gruppo Solvay che opera in 58 Paesi del mondo?

Il mio percorso di studi e di carriera è stato particolare: mi sono diplomata all’Istituto Magistrale e dopo l’anno integrativo mi sono inscritta a Chimica Industriale a Milano. Ho scelto Chimica in quanto in quegli anni, metà anni ottanta, “urgevano chimici” in Italia e pensavo che avrei potuto avere più opportunità lavorative. Mi sono laureata in corso e in quell’anno eravamo in 27 (minimo storico) di cui 4 donne. Lo stesso anno venivo assunta in Montedison come ricercatrice nel campo della polimerizzazione in emulsione di polimeri fluorurati.
Da allora ho ricoperto diversi ruoli, sempre in crescita in termini di responsabilità. Ho passato i miei primi 15 anni in ricerca cambiando tre ruoli differenti sempre nell’ambito dei materiali fluorurati, nel frattempo mi sono sposata e ho avuto due figli. Nel 2002 la Solvay acquistò la società per cui lavoravo (Ausimont) ed entrai così a far parte del Gruppo. Nei successivi 10 anni ho avuto altre esperienze anche fuori dalla ricerca, in particolare sono entrata nel mondo industriale di manufacturing come Responsabile dei laboratori di controllo qualità dello Stabilimento piemontese di Spinetta Marengo pendolando da Milano tutti i giorni per quattro anni e mezzo. Fu una bella esperienza, adoro il lavoro sul campo, soprattutto quando si incontrano persone di alta professionalità e umanità come quelle che lavorano a Spinetta.
Nel 2011 fu creata la Global Business Unit Specialty Polymers come fusione di quattro società del Gruppo e mi fu data l’opportunità di costruire il gruppo trasversale di Product Stewardship e Regulatory Affairs per supportare l’intero portafoglio dei prodotti della GBU a livello globale. Dopo un paio d’anni, un'altra sfida: a fronte del pensionamento del Responsabile di Ricerca di una linea di polimeri fluorurati, mi fu offerta l’opportunità di rientrare in ricerca e dirigere il gruppo.
Nel 2014 Solvay acquistò il gruppo Rhodia e raddoppiammo la nostra presenza mondiale come Gruppo Solvay. Per facilitare l’integrazione delle due società mi fu offerto di cambiare completamente, questa volta era la GBU Silica, come Direttore della Ricerca con sede a Lione. Accettai e ora lavoro a Lione durante la settimana e vivo a Milano nel week-end, in quanto la mia famiglia è rimasta a Milano.
Pertanto, se devo rispondere alla domanda iniziale, direi che sono sempre stata curiosa e flessibile alle esigenze del Gruppo, ho sempre accettato le sfide e i cambiamenti e mi sono sempre messa in gioco. Sintetizzando in tre parole: passione, flessibilità e sacrificio. Non ho menzionato che generalmente a fronte di questi cambiamenti abbiamo ottenuto dei successi, ma questo era ed è lo scopo e lo lascio volutamente sottinteso.

Quando era piccola cosa sognava di fare da grande? E’ sempre stata portata per le materie STEM?

Da piccola volevo fare l’investigatore, ho sempre avuto una spiccata curiosità, amavo il mistero e coinvolgevo i miei amici con missioni segrete e messaggi cifrati. Ho sempre avuto la passione per le materie scientifiche, in particolare per la matematica, fisica e chimica, ma amavo anche la filosofia e tutto ciò riguardasse il pensiero dell’uomo. Il mio approccio mentale è sempre stato molto razionale e organizzativo, adoravo risolvere i problemi e soprattutto vedere il concretizzarsi delle idee. Adoravo giocare al meccano, alle costruzioni a tutto ciò che portasse ad una realizzazione dei miei pensieri.

La scuola le ha fornito un orientamento in questo senso? Le è stato utile? La sua famiglia l’ha sostenuta nella scelta?

Se parliamo della scuola come ente astratto che mette a disposizione dei percorsi di orientamento, la risposta è no. Generalmente ho notato una quasi totale incapacità da parte della scuola ad orientare in questo senso ed in particolare i ragazzi alla fine delle Scuole Medie, dove l’impatto del periodo adolescenziale può far commettere grossi errori di valutazione.
Se invece parliamo delle persone che compongono la scuola, durante i miei studi ho incontrato alcuni professori, che hanno stimolato positivamente le mie scelte. Come tutte le organizzazioni anche la scuola si basa sulla volontà e capacità individuale delle persone.
Ho sempre avuto pieno sostegno dalla mia famiglia. Ma in particolare voglio sottolineare che se sono dove sono oggi lo devo principalmente a mio marito che mi ha sempre spronato e appoggiato facendosi carico della parte familiare soprattutto negli ultimi anni quando ho cominciato a viaggiare.

Ci sono barriere secondo lei che generano discriminazione nei confronti delle donne che vogliono entrare o avanzare nelle carriere scientifiche? Lei è anche mamma di due splendide ragazze, nel suo percorso lavorativo ha mai incontrato difficoltà?

No, al giorno d’oggi, non vedo nessuna barriera e non penso ci siano mai state nei confronti delle donne che vogliono entrare nelle carriere scientifiche. Sicuramente ci sono state e stanno via via abbassandosi le barriere all’avanzamento di carriera per le donne e non penso sia legato solo al campo scientifico.
In passato ho incontrato delle difficoltà, ricordo diversi episodi, da risposte del tipo “ho già in casa una donna che mi comanda” da alcune scelte fatte non prendendomi in considerazione per una posizione in quanto avevo una famiglia (mentre per il mio collega uomo, anche se l’aveva, non era un problema). Fortunatamente sono passati tanti anni da allora e anzi ora assistiamo ad una tendenza opposta (ben venga!) per cui le società, soprattutto le grandi, hanno obiettivi specifici di diversity & inclusion, per cui essere donna costituisce un plus. Ritengo che per riequilibrare un sistema è normale che si debba passare per un pendolamento. Le posizioni più di potere rimangono ancora prerogativa maschile, ma stiamo andando nella giusta direzione.

A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne a studi STEM? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?

Non sono a conoscenza di programmi di orientamento specifici, ma francamente penso che le nuove generazioni sappiano molto bene come orientarsi sui loro interessi, proprio perché non si pongono dei limiti legati alla differenza di genere. Vedo le mie figlie che hanno deciso autonomamente che cosa scegliere nel loro percorso di studi e le vedo realizzate in quello che fanno, questa secondo me è la cosa più importante.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?

Fatelo! Dubito che abbiano delle remore per intraprenderla. Ogni cosa nella vita bisogna saperla conquistare con passione, sacrificio e dedizione indipendentemente dall’oggetto di studio o di lavoro e non credo assolutamente ci siano differenze “biologiche” sull’essere portato per alcune materie di studio o su altre. Ognuno deve essere libero di seguire i suoi interessi e non essere ostacolato per diversità di genere, o per qualsiasi altra differenza. Tutte le strade sono difficili da intraprendere, specialmente se si vuole camminare in salita, bisogna esercitarsi, saper ascoltare, non abbattersi, ma soprattutto divertirsi!