Patrizia Valsesia

IRM Laboratory Sr. Manager presso INTERCOS

Gentile Patrizia, lei ha una laurea in Scienza dei Materiali, disciplina per la quale ha poi conseguito anche un PHD. Ci può raccontare cosa l’ha portata a verso le materie STEM? E’ sempre stata portata fin da piccola oppure è una passione maturata alle superiori?

Fin da piccola, ho sempre avuto una propensione per le materie scientifiche rispetto a quelle letterarie, dedicandomi con allegria più alla risoluzione di un’espressione matematica o un problema di scienze piuttosto che un’analisi grammaticale o un tema. Propensione che ho confermato al liceo scientifico, anche grazie alle insegnanti che ho incontrato lungo il percorso scolastico e che mi hanno trasmesso passione e energia per tali materie.
Le materie scientifiche mi hanno sempre colpito per il dualismo tra logicità e creatività che sono necessarie per affrontarle; inoltre l’idea di essere in grado di “creare, inventare” cose nuove, non esistenti prima, è la caratteristica che mi ha sempre affascinato, pensando ai più grandi scienziati e scienziate della storia. Arrivata alla scelta dell’università, l’indecisione tra il corso di laurea in chimica, fisica o matematica si è poi trasformata in convinzione una volta scoperto il corso di laurea in Scienza dei Materiali, che legava la parte scientifica alla sua attualizzazione nella ricerca sui materiali, che costituiscono qualsiasi cosa che ci circonda.

Da oltre 10 anni è in Intercos, dove oggi è IRM Laboratory Sr. Manager. Ci può descrivere brevemente come è arrivata a questa scelta, il suo percorso lavorativo e di cosa si occupa?

Dopo alcuni anni passati in università come PostDoc, ho avuto un’occasione unica: lavorare in un’azienda leader nella formulazione di cosmetici innovativi, a capo di un team completamente dedicato allo studio di materie prime cosmetiche nuove e uniche, esattamente quello per cui avevo studiato; impossibile non accettare la sfida! Ho avuto la possibilità sostanzialmente di selezionare gli altri componenti del team, creando un gruppo molto affiatato e che lavora con me da ormai 10 anni. Ci occupiamo della messa a punto di nuove materie prime, con potenziale utilizzo in cosmetica, affrontando la tematica da un punto di vista scientifico, mossi però costantemente dalle esigenze aziendali.

Gli studi prima e il lavoro poi: le hanno lasciato tempo per la sua vita personale, per seguire la sua famiglia? Nel tempo libero riesce a seguire le sue passioni, a fare attività sportive?

Ho sempre dato molta importanza allo spazio dedicato alla mia vita personale e alle mie passioni, perché senza di esse non mi sentirei completamente realizzata, come persona e come donna.
Queste sono ovviamente sono mutate nel corso del tempo: dalla danza al teatro, dalla palestra ai viaggi, prima da sola, poi con mio marito e ora anche con i miei tre meravigliosi bimbi.

Secondo lei esistono ancora barriere che impediscono alle ragazzine di avvicinarsi agli studi STEM? Esistono ancora ostacoli che impediscono alle giovani donne di fare carriera nelle professioni STEM? Lei ne ha incontrati? Cosa potremmo fare per migliorare le cose?

Vorrei pensare che non ci fossero ancora, nel 2022, in Italia, barriere che impediscano alle donne di perseguire le proprie predisposizioni e passioni in ambito scolastico e soprattutto lavorativo, che siano scientifiche o di qualsiasi natura, anche se è evidente nella cronaca quotidiana che ciò non è proprio così… Certo serve molta determinazione e un pizzico di fortuna nel trovarsi al posto giusto nel momento giusto, come è successo a me. Conosco molte altre donne che hanno studiato con me all’università, che occupano posti di rilievo in aziende multinazionali, lavorando per ciò che hanno studiato. Probabilmente potrebbero esserci difficoltà superiori in aziende di piccole/medie dimensioni, all’interno delle quali la discriminazione uomo/donna risulta essere maggiormente percepita.
Non nascondo comunque che a volte bisogna essere delle brave funambole per riuscire a coordinare tutto, tra famiglia, casa e lavoro.

Spesso le ragazze considerano le materie STEM poco “creative”, le vedono come materie fredde e aride, oppure capita che pur avendo bei voti abbiano timore di non farcela a proseguire. Lei cosa ne pensa? Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada ma hanno ancora incertezze e timori?

Mi trovo completamente in disaccordo con la definizione di materie STEM come poco “creative”.
Creatività e invenzione sono sinonimi di scienza e tecnologia, ma come in qualsiasi ambito serve però molta passione per poter emergere. I bei voti sono importanti ma non sono tutto! Per esperienza, se la bravura in ambito scolastico non è accompagnata da voglia di mettersi in gioco e vivacità, il successo non sarà mai assicurato. L’unico consiglio che mi sento di dare è di credere sempre in se stessi e nell’ideale del proprio percorso scolastico prima e futuro lavorativo poi, ma con quella razionalità che consenta di valutare al meglio le opportunità che la vita ti presenta.