Roberta Viglione

PRESIDENTE E AD MAUDEN

Nata a Imperia nel 1961, sposata, due figli, comincia il suo iter professionale nel settore dell’informatica, inizialmente come programmatrice e in seguito come sistemista presso le società Sandoz e Hoffman Laroche a Basilea. Nel 1988 comincia a lavorare come commerciale in Csc Leasing und Finanzierung, società tedesca con attività di leasing di centri informatici. Nel 1989 passa in Mauden come sales account, diventandone poi Amministratore Delegato nel 1994, Presidente nel 2000 e dal 2003 è Socio di maggioranza.

Mauden
45 milioni di fatturato, 130 dipendenti. Sedi a Milano e Roma.
Mauden è conosciuta come system integrator ed è una delle aziende del settore più coinvolte nei temi dell’innovazione digitale. Bou-Tek è il primo smart showroom italiano creato per un’attività di ricerca e consulenza anche nel campo di business analytics, cognitive computing e nuove frontiere per il retail. E’ equipaggiato con totem, grandi touchscreen interattivi con sfogliatori multimediali, telecamere, Wi-Fi, trasmettitori beacon, ‘magic mirror’ con funzioni di riconoscimento facciale e ‘sentiment analysis’. Utilizzato anche come location per eventi digital e lanci di prodotti da brand come Twitter, Ibm, eBay, Christian Dior, Invicta.

Roberta, quando eri piccola cosa sognavi di fare da grande? Com’è nata la tua passione per l’informatica?

Quando ero bambina disegnavo case, palazzi, città, mio padre mi dava fogli, squadrette, e io progettavo. Così inizialmente dopo il liceo scientifico mi ero iscritta ad architettura a Genova, ma erano gli anni del debutto dell’informatica in Italia, e ho deciso di provare un corso di programmatore promosso dalla Regione Liguria. Da lì in poi è cambiato tutto. Sono diventata programmatrice e analista, e ho trovato subito lavoro alla Sandoz. In seguito mi sono trasferita a Basilea con la Hoffman La Roche. Poi quando è mancato mio padre ho deciso di rientrare in Italia, e mi sono inserita nel settore commerciale presso la CSC Leasing und Finanzierung, una società tedesca con attività di leasing di centri informatici.

E’ stato il cambiamento che stava avvenendo in quegli anni che ti ha portato a considerare nuove opportunità, forse più concrete rispetto ai tuoi sogni di ragazza? La tua famiglia ti ha sostenuto nella tua scelta?

Fondamentalmente si, mi sono avvicinata all’informatica perché cercavo un lavoro che mi rendesse indipendente economicamente, in tempi più brevi rispetto ad architettura. E poi mi sono appassionata. La mia famiglia mi ha sempre sostenuto, in ogni mia scelta.

Quando frequentavi il corso da programmatore, gli studenti maschi erano più numerosi?

Si, erano quasi tutti maschi, diciamo che la percentuale era di 70 a 30, ma devo dire che ad avere i voti migliori eravamo io e un’altra ragazza!

Come nasce la tua attività di imprenditrice? Immagino ci sia voluto molto coraggio...

Mauden è stata fondata nel 1987, io sono arrivata dopo due anni. A quel tempo c'eravamo il proprietario, io e un paio di assistenti. Ero sales account e seguivo clienti un po' in tutta Italia. Ad un certo punto la società cresceva e il mio lavoro mi stava stretto, quindi mi sono presentata per dare le dimissioni, ma il proprietario invece mi ha venduto in quota nominale il 50% della società. E’ stata una grande svolta per me, ero molto giovane e devo dire che c’è voluto tutto il mio coraggio, ma già dopo tre anni lui era ormai del tutto disinteressato, io e alcuni colleghi abbiamo rilevato le quote restanti.

Hai mai trovato difficoltà, nel mondo dell’informatica, in quanto donna?

A volte si, all’inizio. Nei primissimi anni era un mondo prettamente maschile e poteva capitare che alcuni trattassero le donne da “femmine” più che da professioniste. Qualche situazione imbarazzante, ma mai nessuno è andato oltre. In ogni caso io ho sempre reagito con piglio aggressivo, anzi queste situazioni mi “caricavano”.

Quale consiglio ti senti di dare alle ragazze che amano le materie STEM?

Certamente devono avere prima di tutto passione. La passione per il mio lavoro è ancora oggi la mia forza. Se diventa il tuo hobby, poi non ti pesa lavorare anche molte ore al giorno. E poi non devono arrendersi, ma avere coraggio. Non è mai facile, per esempio questo periodo è particolarmente duro perché ogni giorno ci misuriamo con colossi come IBM, Oracle, Accenture. Ma i big sono fonte di ispirazione per me, cerco di capire come si muovono e di avere una mia piccola intuizione. In chiusura, posso dire che in questo mestiere le parole chiave sono quelle che ho messo sul sito Mauden, nella sezione “job”: Voglia di fare, Passione, Impegno e Felicità.