Sara Belli

Direttrice di progetto di Interoperabilità presso SIAD, la Direzione dei Sistemi Informativi e Agenda Digitale del Comune di Milano

Sara, lei è stata per 6 anni Funzionario dei sistemi informativi per il Servizio Standard, Architetture e Data Security, ed oggi è Direttrice di progetto di Interoperabilità presso SIAD e Vice-Direttrice della Direzione dei Sistemi Informativi e Agenda Digitale del Comune di Milano, ci può raccontare in poche parole in cosa consiste il suo lavoro?

Il mio lavoro attuale consiste nel gestire, a supporto del Direttore Operativo del Comune, tutte le azioni in carico alla Direzione ed in particolare in ambito, Interoperabilità dei sistemi, Enterprise Architecture ed Ecosistema Digitale Urbano, Gestione del Ciclo di Vita del Software, Esercizio applicativo, e Sicurezza.
Unisco le competenze tecniche a quelle acquisite in campo gestionale affinché sia possibile garantire che le soluzioni tecnologiche individuate per realizzare servizi ai cittadini rispondano alle stesse linee guida di Enterprise Architecture definite, entrando nel dettaglio delle scelte nei casi di maggior strategicità e gestendo i tempi dei progetti e la correlazione dei progetti IT in una visione complessiva.

Si è sempre occupata dello sviluppo di algoritmi e di app, di analisi informatica e gestione della sicurezza informatica. Cosa l’ha portata a scegliere questo campo? Quando era piccola cosa sognava di fare da grande?

Quando ero piccola sognavo di fare tante cose che avevano in comune l’emozione, la voglia di costruire e/o l’adrenalina, come il soldato, il poliziotto, l’astronauta, l’architetto, l’archeologo alla Indiana Jones … e alle medie ho scelto di essere una Grafica Pubblicitaria, senza nessuna ombra di dubbio. Sono andata contro tutti i consigli di insegnanti e del Preside che mi suggerivano il liceo, o almeno di proporre nella domanda di iscrizione, due scelte. Ma niente, solo una e nient’altro, per l’istituto Professionale Kandinskij (che allora non aveva un nome e lo abbiamo trovato noi studenti). Sognavo di essere una creativa e di scoprire tante cose nuove.
Dopo aver lavorato 2 anni in uno studio grafico, ho capito che l’ambiente non mi permetteva di essere veramente creativa. Era l’Art Director che decideva, e tutti gli altri esecutivi. Perciò per distrarmi dalla delusione, ho seguito un corso civico di “informatica grafica” scegliendo la programmazione, e qui mi si è aperto un mondo bellissimo di ricerca, progettazione, realizzazione di sistemi per risolvere problemi … un campo fertile dove esprimersi con creatività e metodo

Ci sono barriere secondo lei che generano discriminazione nei confronti delle donne che vogliono entrare o avanzare nelle carriere scientifiche? Nel suo percorso lavorativo, ha mai incontrato difficoltà?

Personalmente non ho avuto barriere, né da parte della mia famiglia né sul passaggio da una scuola di Grafica all’Informatica, se non il fatto che non avendo una copertura finanziaria alle spalle fare l’università doveva essere una strada sostenibile che mi ha visto quindi essere una “studente - lavoratrice” … e tra il lavorare e il recuperare il gap formativo tra i due ambienti, ho impiegato 10 anni a terminare.
Ma sono stati 10 anni molto formativi, perché ho imparato a fare tanti lavori diversi e ad usare la caparbietà in modo positivo convogliando le energie sugli obiettivi.

Non mi sono mai fermata a badare ai commenti, probabilmente perché non ci sono stati o non li percepivo, sicuramente non dal punto di vista della differenza di genere, forse un po’ su quella sociale per cui dovevo fare molta più fatica dovendo lavorare.

Per certo però so che la maggior parte delle ragazze alle medie hanno scelto scuole per diventare segretarie/ragioniere, e che all’istituto Kandinskij eravamo in maggioranza femminile. Saranno stati i genitori e le scuole ad indirizzare? Non saprei dire. Forse l’ambiente culturale intorno, non ancora completamente trasformato nella parità di genere.

A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne agli studi STEM? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?

Penso che si dovrebbe fare leva sulla scoperta della creatività che le materie scientifiche hanno racchiusa in sé, e sulle possibilità di costruire, realizzare “cose belle e utili”. Bisognerebbe puntare al fatto che le risorse delle ragazze sono state relegate a funzioni di supporto solo perché molto precise, meticolose e disponibili, ma queste stesse caratteristiche insieme alla creatività sono la base per gli studi scientifici.

Bisogna far sperimentare e provare alle ragazze cosa vuol dire essere libere di essere sé stesse, e far uscire tutte le proprie caratteristiche senza paura di rivelarsi.
… e i genitori e gli insegnanti devono essere con loro

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?

Fatelo, e fatelo con caparbietà, Avete tutte le risorse per costruire impianti innovativi, fare ricerca scientifica, pur mantenendo le vostre caratteristiche … anzi guai a smarrire le proprie caratteristiche, siate quello che siete