Silvia Penati

Professoressa Ordinaria di Fisica Teorica, presso il Dipartimento di Fisica dell'Universita' di Milano-Bicocca

Silvia, lei oggi è Professoressa di Fisica Teorica all'Universita' di Milano-Bicocca, ci può raccontare come è nata la sua passione per la fisica? Quando era piccola cosa sognava di fare da grande? E’ sempre stata portata per le materie STEM?

Fin da piccola sono sempre stata la tipica “genietta” in matematica. Ho sempre avuto una marcia in più rispetto alla media dei miei compagni. Non ho mai avuto bisogno di studiarla, la capivo al volo. Questo ha fatto sì che crescesse in me una grande fiducia nelle mie capacità logico-matematiche, così che, anche incoraggiata dai professori e dalla famiglia, mi sono iscritta al liceo scientifico. Lì ho conosciuto la fisica, della quale mi ha affascinato subito l’aspetto teorico, ossia il fatto che noi riusciamo a guardare e interpretare l’universo attraverso la lente della matematica. E così il mio destino si è compiuto. Quando mi sono inscritta all’università si è trattato solo di decidere se fare fisica o matematica. Amandole entrambe, mi sono quindi iscritta a fisica con l’idea che fisica teorica mi avrebbe permesso di coltivarle assieme.
Sfidare ogni giorno la mia razionalità e le mie capacità logico-matematiche per vedere fino a dove sono in grado di portarmi, e percepire allo stesso tempo i miei limiti e i confini della conoscenza umana, è sempre stato il motore della mia passione e del mio lavoro.
Cosa sognavo di fare da grande? Sognavo di poter continuare a studiare per sempre, questo sognavo.

Ci sono barriere secondo lei che generano discriminazione nei confronti delle donne che vogliono entrare o avanzare nelle carriere scientifiche? Nel suo percorso, ha mai incontrato difficoltà? Ricorda un episodio?

Anche se negli ultimi anni sono stati fatti grandi passi avanti, non si può ancora negare che esistano parecchie barriere che possono scoraggiare le donne ad intraprendere una carriera in campo scientifico o bloccare lo sviluppo della loro carriera (il famoso soffitto di cristallo). Queste sono sia barriere sociali che nascono dalla difficoltà oggettiva di riuscire a conciliare lavoro e famiglia, ma soprattutto barriere culturali, educative che portano a percepire in maniera diversa le potenzialità femminili in campo scientifico da quelle maschili. Mentre il primo tipo di barriere può influenzare sia uomini che donne e sarebbero facilmente superabili attraverso un’organizzazione diversa del lavoro e maggiori infrastrutture a sostegno della famiglia, il secondo tipo di barriere è radicato in pregiudizi inconsci e categorie mentali con cui tutti noi percepiamo e giudichiamo le persone. A mio avviso la sfida più grande è riuscire ad abbattere questo secondo tipo di barriere.

Proprio a causa di questi pregiudizi culturali, nella mia carriera ho incontrato parecchie difficoltà e se oggi ho raggiunto il vertice della carriera universitaria, lo devo esclusivamente alla mia tenacia, ma soprattutto al mio amore per la fisica e per la ricerca in generale. E anche - ma questo vale per tutti - perché ho avuto un po’ di fortuna.

Un episodio fra i tanti in cui mi sono sentita discriminata in quanto donna: anni fa, quando ero una giovane professoressa associata e una giovane mamma, chiesi ad un mio collega, professore ordinario, di poter partecipare ad un prestigioso workshop che stava organizzando in un’altra città. Mi rispose: guarda che è obbligatorio rimanere al workshop per tre settimane di seguito senza mai tornare a casa, nemmeno nei weekend. Non voglio poi sentire lamentele del tipo “poveri bambini, a casa per tre settimane senza la mamma…”. Potete immaginare quale fu l’esito: non andai al workshop, mentre tutti i miei colleghi uomini del nostro gruppo ci andarono. E scoprii a posteriori che le attività del workshop si interrompevano nel fine settimana, quindi avrei potuto tranquillamente tornare a casa nel weekend a trovare i miei bambini.

A suo parere, in Italia si sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne agli studi STEM? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?

Come ho già sottolineato, sono proprio i pregiudizi culturali ed educativi che costituiscono le barriere più tenaci e più difficili da abbattere. Le categorie sociali nelle quali veniamo inquadrati fin dalla nascita, gli stereotipi di genere e le modalità educative spesso fanno sì che le bambine e le ragazze non siano stimolate a riconoscere e valorizzare le proprie potenzialità in ambito scientifico.
In Italia è solo da relativamente pochi anni che si è preso coscienza del problema, ma azioni volte a combattere queste barriere e avvicinare le ragazze alle discipline STEM devono ancora diventare prassi consolidata.
I principali interventi andrebbero fatti nelle scuole, fin dalle primarie, attraverso diverse attività, tra le quali mi piace menzionare: 1) training specifico per gli insegnanti volto a consapevolizzarli e metterli nelle condizioni di riconoscere e combattere atteggiamenti stereotipanti; 2) insegnamento innovativo delle discipline STEM per renderle più attrattive sia per bambine che per bambini; 3) rinnovo dei libri di testo per includere la Scienza al femminile; 4) incontri con scienziate che spieghino nelle classi la loro ricerca e il fascino del loro lavoro; 5) coinvolgimento delle famiglie in un percorso condiviso di avvicinamento alla Scienza, affinché rispettino e sostengano le scelte dei propri figli e figlie in questa direzione; 6) attività di mentore rivolte a bambine e ragazze per aiutarle a riconoscere e sviluppare le proprie passioni.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?

Un solo consiglio, quello vero, che nasce dalla mia esperienza personale. Se si scopre di avere una passione per una particolare disciplina, mai mollare, mai vergognarsi. Difendetela tenacemente contro chi cerca di spegnerla, sminuirla, magari deriderla, contro chi vi consiglia di lasciar perdere perché “non è roba da femmine”. Non esistono professioni da femmine e professioni da maschi. Esistono professioni per persone, e le persone devono essere selezionate per le proprie capacità. Nient’altro.
E comunque, abbiate coraggio, siate determinate e fiduciose. Oggi è sempre più vero che sulla vostra strada troverete qualcuno disposto a sostenervi nel perseguire i vostri sogni. Siate abili a riconoscere queste persone.
Ormai il soffitto di cristallo è stato rotto.