Simonetta Di Pippo

Professor of Practice di Space Economy

02/06/2024

Direttrice dello Space Economy Evolution Lab (SEE Lab) SDA Bocconi

Presidente Onorario e Co-Fondatrice di “Women In Aerospace Europe”

UN International Gender Champion

World Economic Forum Global Future Council on Space dal 2016

Premio Hubert Curien, 2022 Hall of Fame International Astronautical Federation, Membro della IAA – International Academy of Astronautics

Lauree Honoris causa in studi ambientali e Dottorato in Relazioni Internazionali

Chair, International Academy of Astronautics (IAA) Study Group “Public/Private Human Access to Space. Tra le 50 donne leader di Forbes nel 2024.

Simonetta, si è laureata in Astrofisica e Fisica Spaziale alla Sapienza, com’è giunta a questa scelta? È sempre stata portata per le materie STEM fin da piccola?

Mi ha sempre appassionato la scienza, e poco la fantascienza. Mi piaceva solo la scienza anticipata, quella di Jules Verne per intenderci, non quella di Star Wars. Non ho nulla contro Starwars, assolutamente. È solo una questione di preferenze. Volevo un mestiere che mi consentisse di imparare tutti i giorni, e non mi lasciasse il cervello in naftalina dopo la laurea. Devo dire che sono riuscita in pieno nel mio intento. Ho ancora la stessa passione di 40 anni fa, il che è un bel successo!

Tra i tanti incarichi di prestigio, ne cito alcuni: è stata Director Office for Outer Space Affairs, alle Nazioni Unite; Director Human Spaceflight, all’Agenzia Spaziale Europea, Direttore dell’Osservazione dell’Universo presso l'Agenzia Spaziale Italiana ed ha guidato l'European Space Policy Observatory presso ASI-Bruxelles. Oggi è Professor of Practice of Space Economy e Direttore dello Space Economy Evolution Lab (SEE Lab) SDA Bocconi. Ci può raccontare le pietre miliari nel suo percorso lavorativo e di cosa si occupa in questo momento? Ha qualche progetto per il futuro? Un sogno nel cassetto?

Cominciamo dal sogno nel cassetto. Ho da sempre in testa una missione spaziale innovativa, che diverso tempo fa proposi in un articolo dove ipotizzavo di mandare una sonda sulla superficie di Europa, una delle quattro lune galileiane di Giove, per poter trivellare la sua superficie di ghiaccio e raggiungere l’oceano di acqua liquida sottostante. Sarebbe una scoperta dell’America dopo 500 anni! Effettivamente, guardando a ritroso alla mia carriera, mi viene in mente il commento di una persona che incontrai tempo addietro e che, dopo averne brevemente esposto i punti salienti come avete fatto voi adesso, mi chiese: e tutto questo, in una vita sola? Mi venne spontaneo un gran sorriso. Le mie pietre miliari, i miei successi, li metto nel passato appena raggiunti e guardo al futuro. Mi ricordo che una volta eseguii un testo psico-attitudinale per una posizione di rilievo, e alla domanda: sei più una persona che risolve problemi imminenti o un visionario, che guarda al futuro? Ebbene, la risposta che ho dato non era contemplata tra quelle elencate. Perché, e di che risposta si trattava? Chi lavora nel mio campo deve avere una grande capacità manageriale e di leadership per risolvere i problemi a breve, nell’immediato, anzi più speditamente possibile, ma allo stesso tempo, avere una visione di lungo termine per poter gestire programmi che coprono anche un paio di decenni tra il momento nel quale vengono concepiti a quando arrivano i risultati, e in alcuni casi, anche di più….possiamo riassumere dicendo che forse occorrono competenze fuori della media, o come diciamo noi fisici, a due sigma (n.d.r. indica la distanza di due sigma dal centro della gaussiana che statisticamente indica il comportamento della stragrande maggioranza delle persone in un determinato contesto).

Nel 1985 ha fondato “Women In Aerospace Europe” di cui oggi è Presidente Onorario. La Fondazione, impegnata sui temi della diversity, equity, e inclusion delle donne nella comunità aerospaziale, oggi ha oltre 2.000 membri individuali, in rappresentanza di 250 aziende e più di 80 enti e istituzioni. Le chiediamo le motivazioni che l’hanno spinta a fondare WIA. Forse come STEAMiamoci, intendeva combattere gli stereotipi che ancora oggi ostacolano le ragazze in queste professioni? Cosa si potrebbe fare per migliorare le cose?

Si tratta di una associazione internazionale con sede a Katwijk, in Olanda. Mi ero trasferita lì per svolgere il mio ruolo di direttore del volo umano all’ESA e mi resi conto ben presto che quello che ritenevo fosse un problema italiano (intendo dire la non bilanciata rappresentanza di genere nel mondo aerospaziale) era un problema in realtà ben più ampio. L’idea alla base era quella di creare una piattaforma, che consentisse la connessione tra i più giovani nel settore e le persone più senior, accelerando cosi i processi di crescita professionale. L’associazione, pur essendo dedicata in particolare alle ragazze e alle donne, conta circa il 10% di soci di genere maschile. Questo perché da sempre sono contraria a qualunque forma di discriminazione, da cui deriva una delle mie prese di posizione che fanno discutere, vale a dire il fatto che non sono favorevole al 100% all’imposizione delle quote nei vari ambienti di lavoro. Va anche detto però che stando agli ultimi rapporti del WEF sulla situazione di presenza di genere, occorreranno oltre 130 anni per raggiungere un bilanciamento se non agiamo in qualche modo. Quindi forse, una qualche misura intermedia potrebbe essere necessaria.

C’è qualche consiglio che si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada ma hanno ancora incertezze e timori?

Non credo che ci sia nulla che una ragazza non possa fare. È una questione di non lasciarsi influenzare da quello che si ascolta, o dai modelli che si tende ad imporre da parte di quella che prende il nome di comunicazione main stream. Personalmente, so che spesso sono controcorrente, o non completamente uniformata ma forse è proprio questo insieme di caratteristiche, la non uniformità, ad avermi consentito di fare quello che ho fatto come l’ho fatto. Ho usato sempre quello che oggi si chiama il good power, vale a dire la possibilità di avere posizioni di ‘potere’ per cambiare in meglio le condizioni di vita o le prospettive di risoluzione di un certo problema, grazie allo spazio. Una ragione di vita. Ecco perché dico che mi sento una privilegiata. Faccio il lavoro che mi piace, in un settore che adoro e che mi appassiona dopo decenni che lo faccio, che aiuta le popolazioni al mondo per migliorare la loro qualità di vita, coadiuva il progresso, combatte il cambiamento climatico, colma il gap digitale, etc. Quello che conta non è quello che dicono gli altri, ma quello che ciascuno di noi ritiene sia la condizione migliore per la propria esistenza. Abbiamo una sola vita, e come diceva Neil Armstrong, il primo essere umano sulla Luna: credo che ogni essere umano abbia un numero finito di battiti del cuore. Io non intendo sprecarne nemmeno uno!

Simonetta Di Pippo Biografia

“Women In Aerospace”

Simonetta Di Pippo, libro: “Space Economy The New Frontier for Development”