Stefania Svanoletti

Ingegnere gestionale, Corporate Account Manager in Siemens

Cosa l’ha portata a laurearsi in ingegneria gestionale? Ed a raggiungere poi in Siemens la posizione di Corporate Account Manager per il cliente Ferrero a livello Globale?

Mi sono laureata in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano. Mi piaceva l’idea di entrare in contatto con il mondo industriale, essere coinvolta nel business, unendo aspetti ingegneristici e di management. Inoltre, sono sempre stata attratta dalle possibilità di lavorare in un ambiente multiculturale ed internazionale. In realtà, ho iniziato il mio percorso presso un’azienda leader nella produzione di macchinari industriali, prima in Produzione e successivamente nella Ricerca & Sviluppo. Ho sempre pensato che si debba partire dal basso, che serva un periodo per approfondire e toccare con mano quanto imparato in cinque anni di ingegneria! Dopo due anni, sono entrata in Siemens. Poi è stato un percorso di crescita, un passo alla volta, con tanto lavoro, determinazione e passione. L’esperienza più significativa ritengo sia stata la guida di un segmento di Business, responsabile della vendita e della realizzazione di impianti automatici, anche per l’estero. Dopo questa esperienza, sentivo il bisogno di uno step ulteriore, ed eccomi qua. Ricopro il ruolo di Corporate Account Manager per il Gruppo Ferrero, da circa un anno, con la responsabilità della pianificazione strategica e della crescita per tutti i settori di Business Siemens coinvolti, a livello mondo.

Quando era piccola cosa sognava di fare da grande? È sempre stata portata per le materie STEM?

Penso che quando si è piccoli si sogna e si sogna in grande. Onestamente non ho particolare memoria di quello che avrei voluto fare. Sono stata sempre spensierata, ho vissuto un’infanzia super felice, ho fatto le mie scelte volta per volta, anche sbagliando, ma devo dire senza nessun rimpianto. Ritengo, di fatto, che le mie scelte siano state guidate dalle mie attitudini e dalle mie passioni. Nella vita privata così come nel lavoro. E per rispondere alla domanda, sì, sono sempre stata portata per le materie scientifiche, ma riuscivo bene anche in quelle umanistiche. L’approfondimento delle materie scientifiche a fine liceo, gli sbocchi lavorativi e le sfide che volevo affrontare, mi hanno portato a scegliere Ingegneria. Così ho lasciato le materie umanistiche, la lettura e la musica classica (che adoro!) alla mia sfera privata. Le materie scientifiche e tecnologiche sarebbero state il mio lavoro.

La scuola le ha fornito un orientamento in questo senso? La sua famiglia l’ha sostenuta nella scelta?

Assolutamente sì. La famiglia e gli affetti sono la base su cui costruire la propria persona, rappresentano la mia stabilità, l’armonia. Credo che la scuola abbia un ruolo decisivo. Crea la base della conoscenza, ti permette di approfondire, sviluppa la tua curiosità, indirizza i tuoi interessi. Ho avuto la fortuna di incontrare ottimi insegnanti al Liceo; il Politecnico mi ha formato maggiormente, mi ha fornito metodo, mi ha permesso di conoscere il mondo del lavoro.

Ci sono barriere secondo lei che generano discriminazione nei confronti delle donne che vogliono entrare o avanzare nelle carriere scientifiche?

Per una donna fare carriera è oggettivamente più difficile, soprattutto se al contempo vuole costruirsi una famiglia e occuparsene. In Italia soprattutto credo ci sia ancora disparità nella suddivisione dei ruoli e degli impegni familiari. Io ho la fortuna di lavorare in una multinazionale che crede nelle competenze, senza discriminazioni di genere né di altro tipo. A mio avviso, la conoscenza, la professionalità ed il carattere non hanno genere.

A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne agli studi STEM? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?

Donne e scienza, donne e carriera scientifica. Non conosco le percentuali, ma penso che negli ultimi anni, grazie anche ad una crescente sensibilizzazione, è aumentata la partecipazione delle ragazze agli studi STEM e la loro presenza nella ricerca, in aziende industriali, tecnologiche o finanziarie. Forse, le donne faticano ancora nel raggiungere ruoli apicali, quali direttore Operations, Ceo o Amministratore Delegato.

Come migliorare le cose?

Non sono una fan delle quote rosa, ma forse la legge ha consentito di smuovere un pochino il sistema Italia e permettere alle donne di mostrare il proprio valore. La carriera comunque non può basarsi su una legge, le donne sono brave tanto quanto gli uomini. A mio avviso le cose stanno cambiando, serve ancora un po’ di tempo per il necessario cambiamento culturale, unito a strumenti quali ad esempio più servizi sociali per le famiglie.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?

Di intraprenderla, senza alcun dubbio. Se hai delle attitudini, delle passioni e degli obiettivi professionali, devi difenderli. Le difficoltà ci sono sempre, l’importante è essere sempre sé stesse e dare il massimo. Lavorare con tenacia, perseveranza e passione. Avere coraggio.