Tiziana Cardone

Ingegnere di Strutture presso ESA-ESTEC: European Space Research and Technology

Gentile Tiziana si è laureata in ingegneria meccanica all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Com’è giunta a questa scelta? E’ sempre stata portata per le materie STEM fin da piccola? Cosa sognava di fare “da grande”?

Si, sin da piccola ho mostrato una grande inclinazione verso le materie STEM. Mi piaceva molto ragionare sui problemi e capire come risolverli. Ero precisa, non mi piaceva l’approssimazione. Sono cresciuta in un piccolo paese nella provincia di Benevento, Pago Veiano, e ho avuto la fortuna di poter giocare molto all’aria aperta. Insieme alle mie amiche e a mia sorella giocavamo con qualsiasi cosa trovassimo per le stradine del paese. Ero curiosa e mi piaceva capire la natura che mi circondava.

La scuola le ha fornito un orientamento in questo senso? La sua famiglia l’ha sostenuta nella scelta?

La scuola e ‘stata fondamentale perché e ‘stato proprio lì che ho posto le basi per il mio futuro. Alle scuole elementari ebbi la fortuna di incontrare una maestra di matematica bravissima, la Sig.ra Antonietta Vacca. Lei riuscì capire la mia inclinazione e insieme ci divertivamo a risolvere problemi di matematica sempre più complessi. A lei piaceva mettermi alla prova e a me piaceva accettare le sfide. Finita la scuola elementare, iniziai le scuole medie annesse al conservatorio di Benevento. La musica completava la mia passione per la matematica e per la scienza. Studiavo il pianoforte e sono tutt’ora un’appassionata di Bach, Chopin, Beethoven. Il pianoforte, insieme al solfeggio, l’armonia, la musica da camera, il canto corale, mi dava l’opportunità di esprimermi al massimo. Finite le scuole medie, continuai il conservatorio e in parallelo mi iscrissi al liceo scientifico, dove feci un percorso fantastico di matematica, fisica, letteratura, latino, scienze, astronomia. Fu lì che maturò in me la convinzione di studiare ingegneria.
La mia famiglia mi ha sempre permesso di fare quello che volevo. I miei genitori non lavorano in ambito STEM ma hanno capito le mie passioni e hanno creduto in me, sempre. Si sono fidati delle mie scelte e mi hanno dato il loro sostegno.

Dal 2013 è entrata all’Agenzia Spaziale Europea, come ingegnere strutturale nel Centro europeo per la ricerca e la tecnologia spaziale. Ci può descrivere il suo percorso professionale e di cosa si occupa?

Il giorno in cui ho iniziato a lavorare all’agenzia spaziale europea (European Space Agency-ESA) lo ricordo benissimo. Ho tutte le emozioni vive nel mio cuore, era la realizzazione di un sogno. Attualmente mi occupo delle strutture dei satelliti, inclusi gli strumenti che vengono montati su di essi per compiere una determinata missione e mi occupo anche di strutture di lanciatori. Sono molto attiva nel campo della ricerca e dello sviluppo, le nuove tecnologie mi affascinano tantissimo. Negli ultimi anni ho sviluppato un sistema per far rientrare i satelliti nell’ atmosfera terrestre più rapidamente. Questa è una delle tante soluzioni a cui in ESA stiamo lavorando per risolvere il problema dei detriti terrestri. Sempre sul tema dei detriti terrestri, due anni fa ho iniziato un dottorato di ricerca presso l’università tecnica di Delft, nel dipartimento di ingegneria aerospaziale. Il mio dottorato tratta il problema dell’impatto dei detriti spaziali sui satelliti e cerca di capire che cosa succede ai satelliti dopo questo impatto. Questa del dottorato è stata l’ennesima challenge che ho accettato per dar voce al mio desiderio di ricerca e di approfondimento di temi non ancora ben capiti o studiati.
Prima di arrivare in ESA ho lavorato in Belgio, a Leuven, per Siemens. Poi sono andata in Germania, dove ho lavorato prima a Darmstadt in un Fraunhofer Institut e poi a Monaco in ADS. Infine sono arrivata in Olanda per iniziare la mia carriera in ESA.
Lavorare in diversi paesi europei mi ha dato grandi opportunità. Ho visto come funzionano aziende ingegneristiche di alto rilievo e istituti di ricerca di eccellenza. Ho avuto la possibilità di imparare lingue nuove, tra cui il tedesco che uso tuttora nel mio lavoro, insieme all’inglese.
Tutte le esperienze e le sfide che ho affrontato fino ad ora, da un lato, mi hanno fatto crescere, dall’altro mi hanno dato l’opportunità di conoscere persone meravigliose. Ho scoperto che il mondo ESA e il mondo dello spazio è fatto di persone fantastiche, persone che mi aiutano, che mi danno supporto. Sono persone che interscambiano le loro conoscenze e con cui condivido le stesse mie passioni.

Da anni, vive e lavora in Olanda. La sua è stata una scelta obbligata? Nel suo percorso di studi o nella sua carriera, ha incontrato difficoltà in quanto donna? Oggi ha una bimba di 4 anni, è difficile conciliare il lavoro con la famiglia?

Venire in Olanda è stata come una conseguenza naturale del mio percorso. Io non avevo stabilito il mio cammino dall’inizio: non avrei mai immaginato che un giorno avrei potuto lavorare in ESA. Mi sono fidata delle mie passioni, mi sono lasciata guidare dall’interesse verso le tecnologie e il mio amore per le materie STEM.
Non mi sono concentrata molto sul fatto di essere donna. Certamente delle difficoltà le ho incontrate ma ho sempre creduto fortemente nei miei sentimenti e nelle mie passioni ed è stato proprio questo che mi ha permesso di arrivare dove sono oggi. Con le mie esperienze lavorative ho capito che nel lavoro, come nella vita, è molto importante avere pazienza, senza perdere di vista i propri sogni e lavorare attivamente per raggiungerli. Non sono nata paziente ma la vita mi ha insegnato che sei sai ascoltare e sai essere paziente, capisci molto e ottieni di più da tutti i tuoi sforzi. Un’altra grande lezione che ho imparato è che le difficoltà si possono trasformare in opportunità’. Questa attitudine positiva è importante e ti aiuta ad affrontare in maniera sana e matura anche i momenti meno belli. Gli stessi principi cerco di trasmetterli anche a mia figlia, Soraya. Credo che sia importante avere ben chiaro quello che si vuole raggiungere, lavorare sodo, saper capire quando agire e quando aspettare ed essere pazienti. Soraya ha un bel carattere forte e a volte, quando la guardo, credo che cambierà il mondo, perché ha una carica e un’energia addirittura più grandi delle mie.

Secondo lei, nel nostro Paese esistono ancora barriere che impediscono alle ragazze di avvicinarsi agli studi STEM o alle giovani donne di fare carriera in queste professioni? Cosa si potrebbe fare per migliorare le cose?

Avendo lavorato in vari paesi europei, mi sono resa conto che in Italia nella mentalità comune, non ci sono forti pregiudizi verso una donna che studi materie STEM. In Olanda o in Germania, ad esempio, il numero delle donne che frequenta un corso di studi universitario di indirizzo STEM è, in percentuale, minore rispetto all’Italia. Quello che però manca molto in Italia è la parte pratica. In Germania, i ragazzi per laurearsi devono fare obbligatoriamente un’esperienza di 6 mesi in un’industria o centro di ricerca. È importante che le ragazze e i manager di industrie capiscano che le donne come gli uomini possono avere le stesse prestazioni lavorative. Credo che quello che si potrebbe fare in Italia sarebbe permettere agli studenti di fare esperienze in industria, esperienze sovvenzionate dallo Stato.
Un altro punto importante è aiutare le donne che lavorano in ambito STEM e diventano madri. È di fondamentale importanza che una donna possa vivere il periodo della maternità in maniera serena e che la sua posizione sia garantita sul posto di lavoro. Io sono diventata madre qui in Olanda e in ESA ho avuto due bellissime maternità. Per di più, quando sono stata a casa con i miei bambini, i miei colleghi mi hanno coperto e al mio rientro ho riavuto i miei progetti.
Credo che la paura di fare un lavoro che non permetta di formare una famiglia sia ancora troppo grande. Dall’altro canto, trovo molto triste la convinzione che hanno alcune donne di non poter fare carriera se formano una famiglia. Mi sembra che l’Italia su questo fronte sia ancora indietro, vanno prese misure adeguate per permettere alle madri di lavorare come ai padri senza l’incubo di rischiare il posto di lavoro e la preoccupazione di non trovare asili nido per i propri figli .

C’è qualche consiglio che può dare alle ragazze che amano le materie STEM ed in particolare lo spazio, e vorrebbero intraprendere questa strada ma hanno ancora incertezze e timori?

Si. Il mio consiglio è di credere nei loro sogni e adoperarsi con serenità per raggiungere i loro obiettivi. Lo spazio è un mondo meraviglioso, non solo perché si è a contatto con le tecnologie più all’avanguardia ma anche e soprattutto perché con il nostro lavoro per lo spazio diamo un enorme contributo alla nostra società. Dicendo questo, non mi riferisco solo alla possibilità di migliorare i nostri servizi sulla terra, grazie ai satelliti che mettiamo in orbita, o alla possibilità di esplorare e scoprire nuovi pianeti, ma anche e soprattutto alle tecnologie, sviluppate per lo spazio, che spesso e volentieri si trasferiscono ad applicazioni non spaziali. Pensate alla TAC o ai sistemi di depurazione dell’acqua che si utilizzano nei paesi sottosviluppati. Questi sono solo pochi esempi di tecnologie messe a punto per i nostri astronauti e che poi si sono rivelate di grande utilità per tutta l’umanità.
Ragazze, non abbiate timore , fatevi avanti, perché’ abbiamo bisogno di voi, della vostra intelligenza, della vostra capacità organizzativa, della vostra positività , della vostra creatività e della vostra forza.