Valeria Castoldi

Ingegnere Meccanico presso BCS S.p.A.

Dopo aver scelto la laurea in ingegneria ora è già impegnata in BCS, ci può raccontare in poche parole di cosa si occupa?

Mi sono laureata in ingegneria industriale con indirizzo meccanico nel 2017 e in seguito ho svolto un master di due anni alla Skema Business School di Parigi, in cui ho avuto modo di approfondire materie di gestione aziendale e soprattutto Project Management, indirizzo in cui mi sono specializzata. Ho concluso il mio percorso di studi quest’anno, dopo un tirocinio sulla lean production e una tesi su come l’intelligenza emotiva e lo stile di leadership impattino sul successo di un progetto. Attualmente in BCS mi occupo di lean production e della creazione di tutti quei processi che permettono un dialogo efficace tra i diversi enti aziendali.

Cosa l’ha portata a scegliere questo percorso di studi?

In una famiglia in cui entrambi i genitori sono ingegneri (agraria la mamma ed elettrotecnico il papà), sono sempre stati prediletti gli indirizzi a stampo scientifico. Perciò, nonostante l’indecisione tipica dell’adolescenza, sono stata iscritta al liceo scientifico. Alla fine di quest’ultimo, mi sono resa conto non solo di quanto fosse stata azzeccata come scelta, ma anche che se volevo entrare a far parte dell’azienda di famiglia dovevo scegliere un indirizzo universitario che mi aiutasse in questo senso. Mi rendo conto che non sia una motivazione particolarmente romantica, ma quello che ho deciso di studiare, e possiamo dire che non si tratti di un indirizzo semplice, è stato un atto di ringraziamento e devozione per i membri della mia famiglia che con il lavoro di una vita hanno permesso di creare una realtà che dà lavoro a moltissime persone e che porta avanti, nonostante tutte le difficoltà, il made in Italy meccanico.

Quando era piccola, cosa sognava di fare da grande? E’ sempre stata portata per le materie STEM?
La sua famiglia l’ha sostenuta nella scelta? La scuola le ha fornito un orientamento?

So bene che quello che dirò non è un’opinione particolarmente popolare per chi ha scelto di studiare ingegneria o simili, ma mentirei se dicessi che sono sempre stata portata per le materie STEM. Questo era soprattutto dovuto al fatto che non avevo capito il metodo di studio efficace per potermi applicare al meglio quando ero piccola. Poi, grazie ad una serie di eventi fortuiti, tra cui una classe di compagni ambiziosi, una professoressa in grado di spronarci meravigliosamente e ovviamente il senso di crescita che accompagna gli ultimi anni del liceo, ho avuto modo di scoprirmi e rendermi conto che ero assolutamente in grado di ottenere i risultati che volevo, perfino nelle temutissime materie STEM. Penso che quello che sia successo nella mia classe del liceo, e che mi hanno reso la persona che sono oggi, siano le famose cinque dinamiche studiate da Google che portano al successo di un team piuttosto che un altro: sicurezza psicologica, affidabilità, struttura e chiarezza, significato del lavoro e impatto del lavoro.

Ci sono barriere secondo lei che generano discriminazione nei confronti delle donne che vogliono entrare o avanzare nelle carriere scientifiche? Nel suo percorso lavorativo, ha mai incontrato difficoltà?

Non ho mai vissuto sulla mia pelle episodi in cui non ho potuto fare o dire qualcosa solo perché ero una donna in un ambito STEM. Quello che ho avuto modo di osservare è qualcosa di più sottile, di commenti e battute tipiche non solo degli ambienti di lavoro STEM, ma di tutti quelli in cui vi è una presenza preponderante di un sesso rispetto all’altro. Non mi stupirebbe se ci fosse lo stesso comportamento nei confronti degli uomini in un ambiente prettamente femminile.

A suo parere, l’Italia sta facendo abbastanza per orientare le giovani donne agli studi STEM? Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?

Io sinceramente penso di sì, ci sono moltissime possibilità per informarsi e capire se si tratti di un tipo di carriera che può piacere. Penso che per poter migliorare le cose sia necessario assumere più donne in questi ambiti, che a loro volta devono essere però più tutelate.

Quale consiglio si sente di dare alle ragazze che amano le materie STEM e vorrebbero intraprendere questa strada?

Mi sento di citare una bellissima canzone di Mannarino per rispondere a questa domanda:

“Puoi cambiare camicia se ne hai voglia
E se hai fiducia puoi cambiare scarpe
Con scarpe nuove puoi cambiare strada
E cambiando strada puoi cambiare idee
E con le idee si cambia il mondo
Ma il mondo non cambia spesso
Allora la tua vera rivoluzione sarà cambiare te stesso”

Perciò, ragazze, intraprendetela questa strada, perché solo con i fatti si può cambiare la realtà e solo con una nuova realtà possiamo rendere questo mondo chiamato STEM bellissimo e accessibile a tutte le donne.